L'ORECCHIO DEL SABATO 2014
dal 29 marzo al 21 giugno musica dal vivo, lezioni-concerto, incontri Benché nessun componimento di Ariosto sia stato scritto per essere messo in musica, più di duecento stanze dell’Orlando Furioso incontrarono il favore dei musicisti tra il Cinquecento e la prima decade del Seicento. Il fatto poi che parti del poema venissero intonate in modo estemporaneo è documentato, oltre che da riscontri di tradizione orale, anche da fonti bibliografiche. Uno dei primi biografi dell’Ariosto riferisce che il poeta modificava le proprie ottave, dopo averle sentite cantare sulle pubbliche piazze. La consanguineità del Furioso con il mondo dei suoni deriva dal piacere per la parola detta, dal gusto per il ritmo del verso declamato. Un legame con la musica implicato da sempre nella narrazione epica e alimentato da una stratificazione complessa di elementi propri della tradizione colta scritta e popolare orale. Sono i suoni delle parole ad attrarre e tramandare la sostanza acustica di una materia narrativa che affonda le proprie radici nel Medioevo, in un patrimonio di storie, vicende e personaggi, trasmessi attraverso il racconto (da un certo punto in poi anche scritto) e la sua declamazione.
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