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Il 15 settembre 1994 la signora Kamilla Nelly Gorska cede alla Biblioteca dell'Istituto Musicale Peri parte del materiale musicale appartenuto al marito, Vittorio Gelmetti (Milano, 25 aprile 1926 – Firenze, 4 febbraio 1992) compositore italiano che affiancò alla vocazione principale un'intensa attività critica e di diffusione della musica, contemporenea e non. La transazione, avvenuata due anni dopo la scomparsa del musicista, ebbe come oggetto oltre un centinaio di partiture musicali che documentano principlamente la musica del secondo Novecento, con particolare ricorrenza di autori di origine polacca, ma anche la trasversalità di interessi culturali e musicali del compositore. All'interno dei volumi spesso si trovano firme di possesso e date, che attestano i rapporti di Gelmetti con numerosi esponenti della musica contemporanea soprattutto di ambiente romano.
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Romano di adozione, Vittorio Gelmetti perviene alla composizione in età adulta, da autodidatta. Percorre un iter di apprendistato sotto il segno di Bartòk, Webern e dell'ultimo Stravinskij. Nel 1959, anno decisivo per il suo orientamento compositivo, frequenta anche un corso di direzione d'orchestra presso l'Accademia Chigiana in Siena.
Attratto dall'esperienza della musica elettronica, ospite dapprima della Discoteca di Stato, lo troviamo presso il Laboratorio di Elettroacustica dell'Istituto Superiore delle Poste e Telecomunicazioni dove, grazie all'assistenza del direttore, realizza alcune delle suo opere più importanti, tra cui "Treni d'onda a modulazione di intensità" (1963).
Lavora poi nello Studio S2FM a Firenze ("Nous irons à Tahiti" - 1965 e "Intersezioni II e III in memoria di Edgar Varese" - 1965). Dirige a Roma nel 1967 la 1a assoluta di "Organum quadruplum" e l'anno successivo approda al teatro musicale con "La descrittione del Gran Paese" (1968) su testi di Edoardo Sanguineti (Palermo 4a Settimana di Nuova Musica). Nel 1969 è a Varsavia dove realizza presso lo Studio Sperimentale della Radio Polacca "L'opera abbandonata tace e volge la sua cavità verso l'esterno", composizione che chiude il "periodo elettronico" di Gelmetti. Da allora usa spesso il nastro magnetico ma sempre insieme a strumenti musicali tradizionali, come elemento di pari peso. Il periodo successivo è caratterizzato da un crescente interesse per la memoria come sostrato di ogni possibile cultura, consapevolezza e comunicabilità. A questa fase della "musica fabbricata con la musica" usando "brandelli di discorsi musicali e macerie di architetture sonore" (definizioni dello stesso Gelmetti), appartengono opere come "Modus sonandi" (1974), "Alzare le gru ad alta voce" (1975), il ciclo "Per Adrian" (1976-78), nonchè "Eine kleine K music" eseguito dall'autore al 23° "Autunno di Varsavia" (1979) ed anche scelto più tardi come testimonianza delle musica contemporanea alla Manifestazione triestina per il bicentenario mozartiano (26-28 gennaio 1991).
Sono degli anni ottanta "That is" per flauti e percussione (1980), "Apocryphe" per chitarra e piccola orchestra (1980), "Marta" per percussione e nastro (1980/81), "Luigi" per violoncello (1981), "Come d'autunno - sonata a cinque" (1983), "Apocryphe, quaderno secondo"per pianoforte e ottoni scritto su invito di "Nuova Consonanza" per i festeggiamenti dell'ottantesimo anniversario di Petrassi (1983), l'opera in due atti "Apocrifo, ovvero..." su testi di Sarenco e Eugenio Miccini (1988) , di cui sono stati presentati in varie occasioni alcuni estratti. Nel 1990 viene eseguita in prima assoluta, durante il Festival "'900 Musica a Trento", la musica teatrale "Guernica", scritta su commissione del Theater des Augenblicks di Vienna. Le ultime composizioni di Gelmetti sono: "Brindisi di San Silvestro" per coro maschile su testo di Ariodante Marianni (1990) e il pezzo incompiuto"A futura memoria - gioco a 6" (1990/91).
Alla attività compositiva Gelmetti ha sempre affiancato una intensa attività critica e di diffusione della musica, contemporenea e non. E' stato membro dello staff editoriale della Rivista "Marcatre" (Lerici Ed.) e collaboratore di "Cinema Nuovo" (Ed. Dedalo); ha realizzato per la Rai TV il ciclo di educazione musicale "Tutto è musica" (1980) di cui la ERI ha pubblicato l'omonimo libro; nelle edizioni "Parole Gelate" è uscita nel 1984 "Nostagia d'Europa", intervista fatta a Gelmetti da Francesco Moscardelli.
Vittorio Gelmetti è autore di varie colonne sonore tra cui "Deserto Rosso" di Antonioni, "Sotto il segno dello Scorpione" dei Fratelli Taviani, "100 giorni a Palermo" di Ferrara (premio SIAE "La colonna sonora dell'anno" per l'anno europeo della musica 1985). Ha scritto moltissime musiche per spettacoli teatrali (per il Teatro Stabile dell'Aquila, per il Teatro delle Moline di Bologna ed altri) e radiofonici (tra questi "Le ballate di Anticrate" di Aldo Braibant). Per la televisione va ricordata la sua collaborazione con Carmelo Bene ("Quattro modi diversi di morire in versi" - poesie di Blok, Pasternak, Esienin e Majakowski - 1977) e musiche per "Finale di partita" di Beckett (1977). Docente al Centro Sperimentale di Cinematografia in Roma, presente a numerosi festivals internazionali (Palermo, Oslo, Varsavia, New York, Mexico City), Vittorio Gelmetti occupa tuttavia un luogo appartato, lontano dalle mode della musica; era "noto ma sospetto" come lo descrisse una volta Corrado Costa, gradito agli ascoltatori, soprattutto giovani, ma spesso non altrettanto alla critica.
Muore il 4 febbraio 1992 a casa di amici a Firenze dove viene sepolto al cimiterio di Trespiano.
Lascia la vedova Nelly Kamilla Gorska e le tre figlie Paola, Alessandra e Vittoria avute dalla prima moglie Francesca Di Girolamo deceduta il 10 febbraio 1987.