sul modo di migliorare la razza equina in italia

E' necessario alla guerra, alla agricoltura, al commercio, all'industria, ed anche utile a molti deboli convalescenti, non che a delicate signorine, le quali trovano la loro salute nel dolce e regolato movimento di questo domestico animale. Da queste poche parole ciascun ben vede l'importanza del cavallo; sarà dunque dovere di noi Italiani rendere il cavallo indigeno degno di quella maggiore stima della quale godeva anticamente. Dalle cose qui esposte si può stabilire: Primo, che l'incrociamento ben diretto è l'unico mezzo per migliorare il cavallo Italiano. Secondo, che il clima, il suolo, e i foraggi d'Italia sono favorevolissimi alla prosperità del cavallo, perché, se non fosser tali, i figli acclimatati, non avrebbero sorpassato i loro padri, così nelle forme come nelle attitudini. Terzo, che la degenerazione del cavallo Italiano fu cagio-Nata precisamente dall'essere stata abbandonata la razza a sè stessa, non curando più né incrociamento, né allevamento. Si ridoni dunque al cavallo Italiano la prima stima mediante incrociamenti ben diretti e sane cure igieniche, e così non saremo più costretti di mandare tutti gli anni somme ingenti all'estero per acquisto di cavalli: vedremo al contrario le altre nazioni ricorrere a noi per tale acquisto, con immenso nostro interesse. Una parola al Governo Ora l'Italia s'è fatta una grande nazione, e se avesse eccellenti razze di cavalli come la Prussia e l'Inghilterra, fortunata l'Italia. Ma purtroppo l'Italia in materia ippica è molto indietro, e dico purtroppo, perché una nazione non provveduta di cavalli, ( dice il Nobili ) è immiserita dalla continua esportazione di denaro, e incapace a difendersi, impotente ad assalire. La somma annua che il Governo dovrebbe assegnare per premi agli allevatori di cavalli, non dovrebbe essere minore di 4 milioni, e questo perché i possidenti ( ora che la razza non è ancora formata e che manca ogni alletta-mento ad allevar cavalli), hanno maggior interesse nell'allevare buoi che cavalli. Tocca dunque al Governo, (ai bisogni del quale sarebbe maggiormente provvisto) l'incoraggiare con corse, esposizioni, e con grandi premi gli alle- vatori, iquali vedendosi buscare buoni premi, prenderanno moltissima passione all'allevamento, e contribuiranno assieme al Governo a compiere in breve la grande opera. Ma se si seguita, come si è fatto sino ad ora, passeranno duecento anni prima che l'opera sia compita, e il Governo nel comperare stalloni e nel mantenere tanti depositi, spenderà senza vantaggio notabile cinque o sei volte di più che non spenderebbe premiando profusamente per venti o venticinque anni gli allevatori.
 
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