Ogni cosa è illuminata - Everything is Illuminated
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Regia: | Schreiber Liev |
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Cast e credits: |
Soggetto: tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer; sceneggiatura: Liev Schreiber; fotografia: Matthew Libatique; montaggio: Andrew Marcus, Craig Mckay; scenografia: Mark Geraghty; effetti: Jim Rider; costumi: Michael Clancy; interpreti: Elijah Wood (Jonathan), Eugene Hutz (Alex), Laryss Lauret (Lista), Boris Leskin (nonno di Alex); produzione: Warner Independent Pictures, Telegraph Films, Stillking Films; distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; origine: USA, 2005; durata: 102'. |
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Trama: | Alex, un ragazzo americano di religione ebraica, un giorno, dopo aver ascoltato tante volte suo nonno raccontare storie della guerra e della follia nazista, decide di partire per l'Ucraina per andare a cercare l'uomo che un giorno di sessanta anni prima ha salvato la vita a suo nonno. Cosa succede se le sole persone in grado di capirlo un po' nel villaggio - un suo quasi coetaneo e suo nonno "cieco vedente" accompagnato da un cane psicopatico - parlano un inglese bislacco e incomprensibile? Alex intraprende il viaggio che lo porterà a comprendere l'importanza della memoria e l'assurdità dell'olocausto, la funzione dell'amicizia e il valore dell'amore... |
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Critica (1): | L'attore Liev Schreiber (già interprete in Il candidato della Manciuria di Jonathan Demme) fa la sua prima regia, passata nella sezione "Orizzonti", adattando l'acclamato romanzo di Jonathan Safran Foer Everithing Is Illuminated. L'impresa non era facile, perché il romanzo di Foer ha una complessità non intuitivamente riducibile al cinema. Ma il regista neofita di origine ucraina si è distinto, con l'eccezione di qualche fastidioso errore quale l'uso onnipresente e ossessivo della musica. Proprio le sue origini di ebreo ucraino l'hanno portato (parallelamente a una ricerca personale) a girare il film: narra la storia di un giovane ebreo ucraino, studente americano e aspirante scrittore, che alla morte dell'amato nonno decide di tornare nella terra degli avi per indagare le proprie radici. E per trovare la donna che durante la Seconda guerra mondiale aveva salvato il nonno ebreo dalle razzie naziste. Il giovane Jonathan (interpretato dagli occhi grandi, silenziosi e stupiti dell'attore Elijah Wood, già nel Signore degli anelli che ben riesce in una parte non facile), sbarcato in Ucraina si fa guidare da un giovane locale e dal suo nonno finto cieco. Prende avvio, così, un viaggio che sarà allo stesso tempo, di ricerca e d'iniziazione, rivelatore per ognuno di loro. Everything Is Illuminated restituisce parte della complessa vicenda degli ebrei d'Ucraina, che più volte (e non solo dai nazisti) hanno subito la vendetta dei governi e la tortura dei soldati. Ma il film si concentra anche su un altro aspetto, ancor più delicato: il rischio della rimozione e l'importanza della consapevolezza delle proprie origini. Il personaggio che veicola questa riflessione è il nonno finto cieco. Nel film s'apprende che è un ebreo che ha rinnegato le sue origini subito dopo essere sopravvissuto miracolosamente ad un'esecuzione dei nazisti. Emerge salvo tra i corpi dei compagni morti e fugge. Sarà lo studente americano a condurlo per mano, e involontariamente, nei meandri dei ricordi, delle rimozioni e delle epifanie. È importante dire che nel romanzo lo stesso personaggio non è ebreo. Quindi il regista ha voluto proprio evidenziare nella figura del nonno il momento della riflessione.
Dario Zonta, L'Unità, 6/9/ 2005 |
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Critica (2): | Un giovane americano, collezionista compulsivo di oggetti che conserva in bustine di plastica, si reca ad Odessa alla ricerca delle terre dove è nato e vissuto suo nonno prima di emigrare in America. È ebreo. Si chiama Jonathan Safran Foer. Se vi sembra un nome già sentito, avete ragione. È il giovanissimo, ma già famoso scrittore di Ogni cosa è illuminata pubblicato da Guanda. Un libro fortemente autobiografico dal quale Liev Schreiber, attore (The Manchurian Candidate) all'esordio nella regia, ha tratto un film doppiamente autobiografico: perché quella è la storia della famiglia di Foer, ma anche la sua; anche i parenti di Schreiber sono ebrei arrivati in America dall'Ucraina. Il risultato è un'emozione multipla: regista e scrittore condividono la propria immersione nel passato con gli attori, perché anche gli interpreti russi dei personaggi che Foer incontra in Ucraina sono esuli, cittadini americani che tornano nell'ex Urss natìa. Pur ricostruita in Repubblica Ceca, l'Ucraina di "Ogni cosa è illuminata" è un territorio fiabesco, la culla dell'umanità in tutte le sue grandezze e tutte le sue crudeltà. Il film è bellissimo, inizia come una commedia sullo "scontro culturale" e termina come una riflessione tragica sul passato. Foer è interpretato da Elijah Wood, il Frodo Baggins del Signore degli anelli, che dopo Sin City (dove era un killer psicopatico) continua a costruirsi un'identità di attore dopo lo strepitoso successo del kolossal di Peter Jackson.
Alberto Crespi, L'Unità 11/11/05 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Liev Schreiber |
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