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Cronaca di una fuga - Buenos Aires 1977 - Crónica de una fuga


Regia:Caetano Israel Adrián

Cast e credits:
Soggetto
: dal libro "Pase Libre" di Claudio Tamburrini; sceneggiatura: Israel Adrián Caetano, Esteban Student, Julián Loyola; fotografia: Julián Apezteguia; musiche: Iván Wyszogrod; montaggio: Alberto Ponce; scenografia: Jorge Ferrari, Juan MarioRoust; costumi: Julio Suárez; effetti: FX Stunt Team; interpreti: Rodrigo De La Serna (Claudio), Pablo Echarri (Huguito), Lautaro Delgado (Gallego), Nazareno Casero (Guillermo), Matías Marmorato (Vasco), Martín Urruty (Tano), Julian Krakov (Mario), Pacho Guerty (Raviol), Ruben Noceda (Tanito), Erasmo Olivera (Tucumano), Alfonso Tort (Jorge), Cesar Albarracin (Guardia Tucumano), Leonardo Bargiga (Capitan Almagro), Daniel Valenzuela (Aleman), Pablo Ribba (guardia Lucas), Leonardo Ramirez (guardia Tucumano), Susana Pampin (madre di Claudio), Diego Alonso (Lucas); produzione: Oscar Kramer e Hugo Sigman per K&S Films; distribuzione: Fandango; origine: Argentina, 2006; durata: 102'.

Trama:Nel 1977 a Buenos Aires, un'unità operativa al servizio del governo militare argentino rapisce Claudio Tamburrini, il famoso attaccante di una squadra di calcio di serie B. L'atleta viene strappato alla tranquillità della sua esistenza e trasportato di nascosto in un centro di detenzione chiamato Sere Mansion, che in realtà è una vecchia casa fatiscente alla periferia di Moron. Per Claudio inizia così un inferno fatto di continui interrogatori, offese, umiliazioni e minacce. Insieme agli altri prigionieri, viene proiettato in un mondo dove vigono leggi arbitrarie e ogni genere di violenza, fisica e psicologica. Nonostante Claudio combatta ogni giorno una battaglia per non arrendersi e mantenersi vivo, il suo destino sembra essere segnato e, quattro mesi dopo il fatidico giorno del rapimento, il momento della sua esecuzione sembra arrivato. Spinti dalla forza della disperazione, Claudio e altri tre prigionieri decidono di compiere una mossa prima che sia troppo tardi: durante un forte temporale, forzano una finestra e saltano nel vuoto. È il loro salto verso il futuro.

Critica (1):Sono passati trent'anni, ma con la dittatura di Videla l'Argentina ha iniziato a fare i conti da pochissimo. Il primo processo contro gli aguzzini della dittatura si è aperto, in patria, solo lo scorso anno. Delle migliaia (circa 30mila) di morti e desaparecidos per ora pagano solo in due (gli unici condannati, due poliziotti di scarso livello). Impuniti sino ad oggi tutti gli altri: i dittatori, i militari, gli agenti della Cia al soldo di Kissinger, i prelati che benedicevano i morti nei campi (unico inquisito, poi assolto, mons. Pio Laghi), i torturatori che uccidevano per guadagnare qualche ora di straordinario.
Una storia di quotidiani orrori iniziata il 24 marzo 1976 e conclusasi con l'elezione di Alfonsin nel dicembre 1983. Una storia piena di conti ancora da saldare, per gli argentini: non solo quelli con la brutalità degli "altri", ma anche con la propria indifferenza, con il silenzio, a volte anche con la connivenza. Non c'erano, insomma, solo le madri di Plaza de Majo, in Argentina, in quegli anni. Di quella storia il cinema ha già parlato, con diversi bellissimi titoli (dal primo La historia official di Puenzo, agli ultimi firmati da Bechis Garage Olimpo e Hijos ) a cui da oggi (per le sale italiane, grazie alla Fandango) si aggiunge Cronaca di una fuga di Israel Adrian Caetano. Storia vera tratta dal libro autobiografico di Claudio Tamburrini "Pase libre: la fuga de la Mansion Seré". Quattro giovani sequestrati dalle loro abitazioni e rinchiusi in una delle tante "rispettabili mansion" di Buenos Aires trasformate dai militari in luoghi di torture e omicidi. Il film, come in un "kammerspiel", è quasi fermo dentro lo squallore degli ambienti, materassi sporchi e pozze di urina, giovani nudi dai corpi martoriati, per 120 giorni tutti uguali, tutti banalmente violenti, fino al coraggio della fuga.
Cronaca di una fuga permette allo spettatore di guardare negli occhi la banalità del male e il colore grigio della verità. Un tema che ieri, alla presentazione alla stampa del film, ha visto nascere una discussione interessante, al cuore della questione, tra il "protagonista" Claudio Tamburrini e un rappresentante del processo Esma in Italia, Jorge Ithurburu. Cosa è più importante, oggi, a trent'anni di distanza dai fatti, per l'Argentina: giudicare e condannare o conoscere la verità? "A volte entrambe le cose non si possono avere - dice Tamburrini -. Nonostante la mia storia, io credo che oggi per il mio paese sia più importante sapere e fare i conti con ciò che è stato, conoscere chi sono i bambini dati in adozione, dove sono i ventimila corpi ancora non trovati. Molti militari sono disposti a parlare in cambio di uno sconto di pena". Ma Ithurburu non ci sta: "l'impunità non è ammissibile, in nessun caso. Qualcuno deve pagare".
Rimane aperta anche quell'altra questione che il film solleva con coraggio: in quanti, tra gli argentini, hanno girato la testa dall'altra parte? "Una realtà che volevo fosse assolutamente presente nel film di Caetano - conclude Tamburrini -. Una condizione "sine qua non" per cedere i diritti della mia storia. Perché la verità è grigia, non bianca o nera. E di questa verità ora l'Argentina ha bisogno più di qualsiasi altra cosa".
Roberta Ronconi, Liberazione, 4/5/2007

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Israel Adrián Caetano
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