Quel maledetto treno blindato - Inglorious Bastards (The)
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Regia: | Castellari Enzo G. |
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Cast e credits: |
Soggetto: Sandro Continenza, Sergio Greco, Romano Migliorini, Laura Toscano, Franco Marotta; sceneggiatura: Sandro Continenza, Sergio Greco, Romano Migliorini, Laura Toscano, Franco Marotta; fotografia: Giovanni Bergamini; musiche: Francesco De Masi; montaggio: Gianfranco Amicucci; scenografia: Aurelio Prugnola, Pier Luigi Basile; costumi: Ugo Pericoli; interpreti: Bo Sevenson (Tenente Robert Yeager), Ian Bannen (Colonnello Buckner), Peter Hooten (Soldato Ganfield), Fred Williamson (Frank Costello), Michel Pergolani (Nick Colasanti), Jackie Basehart (Adolf Saks), Raimund Harmstorf (Tony), Michel Constantin (Veronique), Debra Berger (Nicole); produzione: Film Concorde; origine: Italia, 1977; durata: 100’. |
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Trama: | Nelle Ardenne, verso la fine della II Guerra Mondiale, un gruppo di soldati americani in attesa di giudizio per reati diversi, grazie alla confusione provocata da un bombardamento, riesce a fuggire e tenta di guadagnare la Svizzera. Il comando del gruppo viene assunto dal tenente Robert Yeager che, con le buone o con le cattive, riesce a tenere insieme l'afroamericano Ganfield, il mafioso Franck Costello, il ladruncolo Nick Colasanti e il timido Tony. Alla compagnia si aggiunge anche un disertore tedesco, il capitano Adolf Saks. Dopo varie peripezie, il gruppo si scontra con quella che crede essere una pattuglia tedesca, ma che in realtà è un drappello di soldati americani guidati dal colonnello Wagner per una missione speciale. Presi dai partigiani di Veronique, i fuggitivi sono costretti a rimediare all'incidente sostituendosi agli uomini attesi dal colonnello Charles Thomas Buckner. L'impresa è quanto mai ardita: far saltare un ponte e un treno blindato dopo avere sottratto una testata nucleare. |
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Critica (1): | Alcuni anni dopo aver girato « La bat taglia d'Inghilterra » e dopo i più vicini successi d'incassi ottenuti con film polizieschi, pnzo Castellarj ha realizzato un nuovo film di guerra: Quel maledetto treno blindato. Lo ha fatto prendendo come esempio i film americani degli anni Cinquanta, ma ispirandosi più da vicino a «Quella sporca dozzina» di Robert Aldrich.
Il tono del film infatti è volutamente ribaldo. Cinque disertori dell'esercito Usa fuggono durante un attacco nazista a un convoglio statunitense. Siamo in Francia nel 1944. I fuggitivi si dirigono verso la Svizzera, ma dopo alcune scaramucce con militari tedeschi annientano un commando statunitense che indossando uniformi della Wehrmacht si apprestava a un'importante azione di sabotaggio.
Per riscattarsi, i disertori prendono il posto delle vittime e attaccano, insieme ad alcuni elementi della resistenza francese, un treno blindato che trasporta un'arma segreta. L'operazione riesce, ma molti vi lasciano la pelle.
Diciamo subito che la guerra è soltanto un pretesto. Poteva essere uno scontro tra pistoleri o di bande mafiose e lo schema della lotta non sarebbe stato molto diverso. Castellari però aveva bisogno di spazio per organizzare un gioco corale e per permettere ai suoi esperti in effetti speciali di sbizzarrirsi.
Le scene d'azione non hanno niente da invidiare al miglior cinema americano. Il ritmo sostenuto degli scontri, l'assalto al treno e le esplosioni sono tra le cose più riuscite. I personaggi sono ben amalgamati e formano un quintetto di furfanti, che si direbbe uscito da una squadra di rugby. Li guida Bo Svenson, svedese affermatosi a Hollywood e interprete di due film italiani. Gli sono accanto: Fred Williamson, noto attore di telefilm Usa; Jackie Basehart, figlio di Richard; Peter Hooten e Michel Pergolani (…).
Renzo Fegatelli, La Repubblica, 11/3/1978 |
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Critica (2): | Nel campo dei fumetti c'è un filone che da sempre sta a ruota di quello porno: è quello guerresco. Molte le testate, infiniti gli episodi, non sempre modesti gli autori, anzi se li spulciamo bene sono frequenti i nomi illustri. Da qualche tempo poi le edizioni lussuose fanno quasi testo. Questo ultimo film di Enzo G. Castellari, dunque, così patinato e scorrevole, a parere nostro si ispira più a questa diffusissima fonte che agli esempi cinematografici americani, i quali quasi costantemente basano i loro soggetti su avvenimenti precisi e reali dell'ultimo conflitto mondiale.
Qui invece domina la fantasia (si fa per dire naturalmente) e la narrazione spazia a piacere nei più svariati campi dell'azione, anche comica. Molti soldi, per tanto abili tecnici negli effetti speciali, esplosioni e mezzi meccanici a profusione, cinque soggettisti – sceneggiatori – dialoghisti cinque, e un folto ed eterogeneo gruppo di attori che, se non proprio eccelsi, posseggono una discreta nomea di professionalità internazionale. Del mazzo, forse, il più sconosciuto, ma il più spassoso, è Michael Pergolani, che i telespettatori dell'Altra domenica subiscono da tempo nelle sue pazze corrispondenze da Londra.
Siamo nella Francia del '44. Su un camion americano viaggiano, probabilmente verso la fucilazione, una dozzina di allegroni: disertori, sciacalli, assassini e insubordinati. Un mitragliamento aereo permette a cinque di loro di sopravvivere e di incamminarsi felicemente verso la non lontana frontiera svizzera.
Benchè ognuno sia, per proprie e non sempre ideali ragioni, avverso alla guerra, durante il tragitto zeppo di incontri sono costretti a svariati scontri a fuoco con i nazisti. È tanto forte il loro spirito d'autodifesa che sterminano persino un commando americano (in divisa tedesca) che stava per compiere un attacco al treno blindato del titolo. Scovati dai partigiani francesi e alle prese con un alto ufficiale americano, imbestialito per non poter eseguire l'importante sabotaggio (sul treno è trasportato un prototipo di giroscopio per V2 che deve essere rubato), il gruppo selvaggio, per riscattarsi dall'involontario eccidio dei connazionali e guadagnarsi una futura immunità, accetta di aiutare il maggiore e i maquis nell'ardua impresa.
Se fino a questo punto la rocambolesca avventura filava come un olio su per tenui binari parodistico-contestativi, ora viene scatenata l'incongruenza eroica, dalla quale sgorga una carneficina immane. In questa seconda parte si danno fondo a tutte quelle costose spettacolarità guerresche che fanno la fortuna dei film hollywoodiani, ma si perde nel contempo ogni controllo della narrazione che comincia a zigzagare incoerentemente, proprio come se fosse priva di... giroscopio.
L’Unità, 2/4/1978 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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