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Nobile rivoluzione (Una)


Regia:Cangelosi Simone

Cast e credits:
Soggetto: Simone Cangelosi; fotografia: Debora Vrizzi; montaggio: Fabio Bianchini Pepegna; suono e mix: Mirko Fabbri; produzione: Gianluca Buelli e Claudio Giapponesi per Pierrot e la Rosa e Kiné in collaborazione con Simone Cangelosi con il contributo di Regione Emilia-Romagna Film Commission in associazione con Fondazione Cineteca di Bologna; distribuzione italiana: Fondazione Cineteca di Bologna; origine: Italia, 2014, durata: 85’.

Trama:All’indomani della morte di Marcella Di Folco, avvenuta nel 2010, Simone Cangelosi, regista del film e amico di Marcella, intraprende un viaggio che da Bologna lo porta a Roma, città di provenienza di Marcella, e dove avvia la sua ricerca alla scoperta di persone, luoghi e ricordi che gli restituiscano la complessità della figura dell’amica. Il documentario Una nobile rivoluzione si pone l'obiettivo di decifrare la dimensione storica di una delle figure più preminenti del movimento politico per i diritti civili italiano degli ultimi quarant'anni, Marcella Di Folco, leader del MIT (Movimento Identità Transessuale). La ricostruzione del film non vuol essere però ‘oggettiva’, ma compiuta attraverso il filtro di una relazione intima, quella del regista stesso con la protagonista. Nel film si intrecciano numerosi piani narrativi composti da una vasta eterogeneità di materiali audiovisivi e sonori: la vita di Marcella prima a Roma e poi, una volta donna, a Bologna raccontata dalla stessa Marcella e dalla voce dei parenti ed amici che Simone incontra oggi durante il suo viaggio; il ritratto di Marcella a cavallo tra la dimensione pubblica e quella privata come emerge dai materiali audiovisivi ufficiali e da quelli privati dei suoi amici e compagni bolognesi; il contrappunto delle vicende storiche italiane, che qua e là emergono sullo sfondo a incasellare le vicende personali di Marcella e le sue battaglie all'interno della più vasta descrizione del paese. Infine il rapporto tra Marcella e Simone che, con andamento carsico, sempre ai margini dell'inquadratura, ci accompagna dall'inizio alla fine del film.

Critica (1):“Ho incontrato Marcella Di Folco nel 1998, in un momento molto particolare della mia vita. Avevo di fronte una scelta esistenziale cruciale e Marcella era in quel momento una persona distante per me: esponente politica della città in cui vivevo, Bologna, e presidente di una associazione importante nell’ambito delle battaglie per i diritti civili in Italia, il MIT. Insomma una persona pubblica. Non avrei mai immaginato che sarebbe diventata una mia amica, né che sarebbe diventata un punto di riferimento per me. Chi fosse Marcella ho cominciato a capirlo quando ho iniziato a passare del tempo con lei, seguendola come tanti altri nella sua vulcanica vita di attivista, in viaggio per l’Italia, nelle mille occasioni dei Pride, delle interviste, delle campagne elettorali, degli interventi pubblici, dei comitati politici e delle emergenze politiche cittadine o nazionali a cui prendeva puntualmente parte con generosità ineguagliabile. Quella frequentazione politica mi ha permesso di ascoltare i racconti sorprendenti della sua vita, che suonavano talmente magici che all’inizio stentavo persino a credere veri. Ho scoperto la sua vulnerabilità dietro la forza d’animo dirompente, la sua aggressività, che talvolta rivolgeva anche verso di me, l’arguzia e l’ironia che agiva sempre in pubblico, nelle lotte, con la gente. La sua complessità e il suo magnetismo, il suo coraggio. Quello che però mi è stato chiaro sin dal nostro primo incontro era di essere di fronte a un personaggio storico. Ecco perché il giorno dopo la sua morte, avvenuta nel settembre 2010, ho voluto fare questo film”.
Simone Cangelosi (regista)

Critica (2):Chi era il principe di Gradisca? quel signore dall’aria aristocratica che così bene rappresentava il tipico maschio latino degli anni trenta? chi l’animatore delle serate al Piper? era Marcella Di Folco prima del suo viaggio a Casablanca, molto prima di rendersi conto della sua transessualità, prima del suo impegno politico nel movimento di identità transessuale. Il film, al suono della sua voce tonante («de mestier je fé la mignotte») racconta la sua storia, la ricorda (è scomparsa nel 2010) ne rimette in scena la presenza monumentale tanto che la sua spettacolarità, la sua fisicità hanno certamente influito a dare una voce decisa a qualcosa che fino a quel momento non esisteva.
Tra la sua esperienza nel mondo del cinema (tra cui Cartesius di Rossellini, Todo Modo di Elio Petri, tanto Fellini da Satyricon a Roma a La città delle donne, Sordi e Dino Risi) e il movimento c’è il suo trasferimento a Bologna («Emilia Romagna, una regione che promuove l’uguaglianza»), dove trova la sua città e il suo posto nel mondo, fonda nell’88 il Mit, movimento di identità transessuale e sarà la prima transessuale al mondo ad essere eletta nel consiglio comunale. Prima c’era il vuoto, quell’evento segnò il punto di svolta. Quando ancora manifestare significava subire il carcere e la sorveglianza, la Chiesa non ammetteva Gay Pride a Roma, ecco che si poté costruire un consultorio, una sede, la casa alloggio per i transessuali che si trovavano sbandati per le strade. Si vede Marcella non solo con la fascia tricolore nelle sue funzioni pubbliche, ma soprattutto durante le manifestazioni prima impensabili, a chiedere i sussidi per la cura all’Aids seduta sul banchetto, fare casino nel corse delle sfilate, raccontare senza troppi giri di parole almeno le due o tre vite che ha vissuto. Camera a mano, un taglio spontaneo di racconto a non farsi sfuggire qualsiasi accenno, termina in maniera adeguata con il ricordo di Vladimir Luxuria («Marcella mi considerava una sua creatura»), una prova di quanta strada si sia potura fare nel cammino dei diritti e della libertà sociale.
Silvana Silvestri, il manifesto-Alias, 22/11/2014

Critica (3):Marcella Di Folco è stata la prima transessuale al mondo eletta a una carica pubblica. Era il 1995, il suo ingresso al consiglio comunale di Bologna fu una tappa, non l'ultima, di una vita di battaglie. Prima nel privato, poi il privato è diventato politico, pubblico. Una nobile rivoluzione è il titolo del film documentario che racconta la vita della leader del MIT, Movimento Identità Transessuale, una delle figure più significative della lotta per i diritti civili in Italia negli ultimi quarant'anni. Lo ha diretto Simone Cangelosi, scritto insieme a Roberto Nisi in collaborazione con Fulvia Antonelli e Silvia Silverio, sarà distribuito dalla Fondazione Cineteca di Bolgna e presentato al Torino Film Festival il 22, in concomitanza con la data fissata quest'anno – il 20 – per il Transgender Day of Remembrance, la giornata che commemora le vittime della transfobia. Marcella Di Folco è morta nel 2010 dopo aver attraversato molte vite. Figlia di un gerarca fascista, famiglia "parolina" caduta in disgrazia dopo la morte del genitore, è stata uomo poi è stata donna, protagonista delle notti romane degli anni Sessanta e caratterista al cinema con Fellini (prima Satyricon, poi Amarcord, nel ruolo del Principe), Rossellini, Petri. Poi è arrivata la politica, è iniziata la nobile rivoluzione. Prima, però, c'è il cambio di sesso. Succede alla fine di un grande amore che non funziona. La delusione, la crisi d'identità. Nell'estate del 1980 Marcello va a Casablanca, torna Marcella. Sempre per inseguire l'amore, la sua città diventa Bologna. E lì, nell'arco di vent'anni circa, diventa una delle leader del movimento LGBT italiano. Il pubblico e il privato si fondono definitivamente. "La chiave di questo film è proprio questa – spiega Simone Cangelosi – lei era convinta che non ci fossero confini fra la dimensione politica e quella personale, quando l'ho incontrata per la prima volta ho avuto la percezione netta che fosse già da viva un personaggio storico. La sua morte mi ha fatto sentire l'urgenza di raccontare la sua storia. Ha influenzato moltissimo chi le stava accanto, aveva una personalità straordinaria, riuscivi a sentire, appunto, la sua portata storica".
Cangelosi l'ha conosciuta bene, il suo percorso è simile a quello di Marcella Di Folco, ripete che per lui ha rappresentato "un punto di riferimento". Per questo nel film i diversi piani narrativi sono sempre filtrati da quello intimo, affettivo. Anche nella scelta dei materiali: accanto a quelli ufficiali si affiancano quelli dei suoi amici e compagni bolognesi. "Sono filmati girati con lei presente, con lei accanto, Marcella si vede, si sente la sua voce. Non si tratta solo di testimonianze, volevamo che fosse lei a parlare in prima persona, oltre che chi ha documentato le sue battaglie. L'obiettivo era costruire una scena che interloquisse col presente, aprendo confini fra dimensioni temporali. Tutto si mischia, passato e presente, nulla è privilegiato rispetto ad altro". Ci sono i ricordi di chi le stava accanto e i filmati delle manifestazioni, il digitale non c'era ancora e la grana fa sembrare tutto più antico e familiare, come un Super8 di famiglia. "Subiamo continuamente violenza – dice Di Folco nel suo intervento sul palco a 'Emilia Romagna delle differenze', nel 2010, era maggio, a settembre se ne sarebbe andata per sempre – non solo violenza fisica, anche la violenza degli sguardi che ci seguono quando passiamo e ci spaccano il cuore come un infarto". In quell'occasione annunciò che una delegazione del Movimento, da lei guidata, sarebbe stata ricevuta da Napolitano, "il primo a darci un riconoscimento, e sono così emozionata".
Dal film emerge un'attività vulcanica di attivista, "la sua era una battaglia per il diritto di tutti all'amore, lei s'era fatta strumento di lotta politica per gli altri", continua Cangelosi, che ricorda quando la seguiva "nelle mille occasioni dei Pride, delle interviste, delle campagne elettorali, negli interventi pubblici, dei comitati politici e delle emergenze politiche cittadine o nazionali cui prendeva parte. I racconti della sua vita erano talmente sorprendenti che all'inizio stentavi a credere che fossero veri. L'atteggiamento delle istituzioni e della società nei riguardi delle persone LGBT è cambiato rispetto ad allora, è vero, ma molto deve ancora cambiare e quel che s'è ottenuto anche grazie alle battaglie di Marcella serve a chiarire qual è la direzione da prendere. Le conquiste sono quotidiane, c'è ancora parecchia strada da fare".
repubblica.it

Critica (4):
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