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Amiche da morire


Regia:Farina Giorgia

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Giorgia Farina; fotografia: Maurizio Calvesi; musiche: Pasquale Catalano; montaggio: Marco Spoletini; scenografia: Tonino Zera; arredamento: Daniela Zorzetto; costumi: Francesca Leondeff; suono: Gaetano Carito, Pierpaolo Merafino (presa diretta); interpreti: Claudia Gerini (Gilda), Cristiana Capotondi (Olivia), Vinicio Marchioni (Malachia), Sabrina Impacciatore (Crocetta), Corrado Fortuna (Lorenzo), Lucia Sardo (madre di Crocetta); produzione: Andrea Leone e Raffaella Leone per Andrea Leone Films, in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2013; durata: 103’.

Trama:Su un'isoletta del sud Italia, divisa tra modernità e retrogrado tradizionalismo, vivono tre donne, molto diverse l'una dall'altra: Gilda, bellezza verace che sbarca il lunario facendo il mestiere più antico del mondo; la bella ed elegante Olivia, che suscita le invidie delle altre donne per la sua vita idilliaca accanto a un bel marito; Crocetta, il brutto anatroccolo cui hanno appiccicato addosso la fama di portare sfortuna a qualsiasi sventurato che tenti di conquistarla. Tutte loro si troveranno costrette a far fronte comune per salvarsi la pelle, quando il fiero quanto brusco commissario di polizia Nico Malachia intuisce che nascondono un segreto...

Critica (1):Forse i suoi meriti sono ingigantiti dai demeriti altrui. Forse un cinema «normale», «medio», che non cerca stampelle sociologiche o pseudogiovanilistiche sembra una boccata di aria fresca nel panorama di un cinema italiano che insegue (…) solo copie o copie di copie. Forse sarà l'istintiva apertura di credito per un'esordiente ventottenne, ma alla fine di Amiche da morire di Giorgia Farina non mi sembrava di averr sprecato il mio tempo di spettatore.
Le sue qualità sono presto dette: una regia semplice e diretta (se si dimenticano quegli scolastici titoli di testa che forse vorrebbero «annunciare» la composizione a mosaico del
la storia); tre attrici usate per quello che il pubblico si aspetta (Gerini provocante, Capotondi bella e un po' oca, Impacciatore folcloristica) ma con una gran dose di (auto) ironia e soprattutto una misura recitativa che sa evitare gratuite scivolate nella volgarità; una storia che cerca strade inedite, tra commedia di costume e giallo sorridente. Naturalmente non mancano i difetti, soprattutto nella sceneggiatura che la regista firma con Fabio Bonifacci (un inizio un po' macchinoso, il commissario interpretato da Marchioni troppo programmatico nel suo maschilismo rivendicativo. E anche troppo miope per il lavoro che svolge), ma rispetto allo sciapo panorama nazionale è questione di pagliuzze rispetto ai tronchi. O meglio, di rami piccoli rispetto a rami più grandi...
Ambientato in un'innominata isoletta siciliana («ricostruita» grazie ad alcuni scorci pugliesi: potere delle film commission!), Amiche da morire ci fa conoscere la volitiva Gilda (Claudia Gerini) che vende agli uomini locali le stie arti erotiche, l'ingenua Olivia (Cristiana Capotondi) che insegue un sogno di perfezione muliebre accanto all'invidiato Rocco (Tommaso Ramenghi), e la sfortunata Crocetta (Sabrina Impacciatore) condannata allo zitellaggio dalla sua fama di menagramo. A trasformarle in amiche (e complici) ci pensa la doppia vita di Rocco, pescatore di professione ma anche feroce rapinatore, finito malissimo per troppa fiducia nell'ingenuità e nella remissività della moglie. A complicare le cose, poi, ci si mette il locale commissario Malachia (Vinicio Marchioni), ex marito abbandonato e convinto che ogni donna sia un'assassina o peggio.
Recuperando il gusto per un cinema regionalistico che sa sfruttare situazioni e personaggi del folclore locale (nella storia ha un certo peso anche il santo protettore delle isolette, la sua statua cava all'interno e l'onore di accudirlo per una settimana affidato alla più «pura» del paese), punteggiando il film di volti non ancora usurati (su cui spiccano Marina Gonfalone, Lucia Sardo e Giovanni Martorana) ma non immemore – spero – anche di una commedia americana che negli anni. Cinquanta aveva trovato in Judy Holliday la campionessa di un'ingenuità non indifferente, il film di Giorgia Farina mi ricorda in parte la sorpresa che aveva accolto Pranzo di ferragosto: una commedia che sa sfruttare al meglio i mezzi di cui si è trovata a disporre (in questo caso, un'idea non usurata e tre attrici disposte a mettersi generosamente in gioco). (…)
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera, 5/3/2013

Critica (2):In Italia non abbiamo quasi mai film con una donna protagonista. Figurarsi con tre. Ecco quindi che la piacevole sorpresa Amiche da morire sconfina quasi nell'entusiasmo critico. Siamo in una Sicilia immaginaria assai ben ricostruita in Puglia (potere delle Film Commission) e nell'ancestrale paesino i ruoli sono definiti: c'è la santa verginale (Capotondi), la puttana forestiera (Gerini) e la strega iettatrice (Impacciatore).
Le tre si guardano con sospetto, se non con odio. Cosa potrebbe trasformarle in amiche del cuore se non un giro losco di uomini violenti, traditori e prevaricatori? Giorgia Farina, con la collaborazione in sceneggiatura della penna arguta e sempre attenta al femminile di Fabio Bonifacci, debutta nel lungometraggio con uno scatenato grottesco che sembra giocare con gli stereotipi siciliani di Pietro Germi (la pellicola potrebbe essere considerata un contrappunto a Sedotta e abbandonata) per ribaltarli in chiave non banalmente femminista (le tre faticano molto a solidarizzare tra loro; tipico dell'universo rosa).
Bravissime le tre protagoniste (ma vanno assolutamente citate anche Lucia Sardo e Marina Confalone), con una Impacciatore sopra le colleghe per grinta, carisma e tecnica (già era stata un'irresistibile sicula in E se domani di Giovanni La Pàrola). Delizioso Vinicio Marchioni come poliziotto ottuso e maschilista. Ma forse lui sarà uno dei pochi ometti del film a comprendere, e accettare, lo straordinario e pericoloso potere del sesso cosiddetto debole.
Francesco Alò, Il Messaggero, 16/3/2013

Critica (3):È difficile scrivere una commedia, e lo è girarla. Se poi si tratta di una commedia cattiva, la difficoltà è ancora maggiore. E una commedia cattiva, qua e là proprio nera,
è Amiche da morire (Italia, 2013, 103').
Ambientato in un'isoletta siciliana, il film dell'esordiente Giorgia Farina e del cosceneggiatore Fabio Bonifacci racconta una storia e un mondo su cui potrebbe abbattersi come un uragano tutta la somma dei luoghi comuni italici, insieme con un moralismo parrocchiale.
Sullo sfondo della vicenda c'è una piccola comunità di uomini e donne tradizionali, per così dire. I primi frequentano di nascosto Gilda (Claudia Gerini), la prostituta bionda e vistosa venuta dal continente. Quanto alle seconde, fingono di non sapere, e intanto governano la vita quotidiana. Il loro potere, come vuole appunto la tradizione, sta nel controllo della rispettabilità erotica delle famiglie, e in specie delle giovani spose. Simbolo e strumento della loro politica è la statua di un Cristo che, a rotazione, viene affidato alle cure della più virtuosa. Per il resto, l'ipocrisia trionferebbe incontrastata, se non fosse per merito di Olivia (Cristiana Capotondi), stupida a sufficienza per esser la moglie ideale di un farabuttello di bell'aspetto, ma portata all'uso e all'abuso delle armi. Qualcosa di suo ci mette anche Crocetta (Sabrina Impacciatore), cocca di mamma e ragazzza da marito ancora più vogliosa che stagionata. Fra l'una e l'altra, in lega con Gilda, saranno una bella zeppa nella tonda monotonia della comunità.
Non c'è quasi ruolo per i maschi, nel film. Tutto accade fra donne, da una vera e propria caccia alla strega (Gilda) a una serie di incidenti sanguinosi, e spesso criminali. Il merito della sceneggiatura è di non preoccuparsi di ricondurre tutto all'ordine, magari escogitando edificanti soluzioni biografiche. Per fortuna, non ci sono amori risolutivi, sull'isola raccontata da Farina e Bonifacci. Né ci sono ravvedimenti finali. Quando una pistola spara, succede quello che deve succedere. Altrettanto accade quando una zitella stagionata scopre di non essere poi tanto stagionata, o quando una moglie ideale assapora i vantaggi della vedovanza.
Poco conta che non tutto funzioni, in Amiche da morire. Qualche raccordo narrativo è inutile, per esempio, così come qualche caratterizzazione di personaggio (soprattutto quello di Gilda). Conta invece che il racconto resti fedele fino in fondo alla propria cattiveria.
Roberto Escobar, l’Espresso, 14/3/2013

Critica (4):
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