Henry
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Regia: | Piva Alessandro |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal romanzo di Giovanni Mastrangelo; fotografia: Lorenzo Adorisio; musiche: Andrea Farri; montaggio: Alessandro Piva, Giacobbe Gamberini; scenografia: Marianna Sciveres; costumi: Carolina Olcese; interpreti: Carolina Crescentini (Nina), Claudio Gioè, Aurelien Gaya, Pietro De Silva, Eriq Ebouaney, Paolo Sassanelli, Michele Riondino, Dino Abbrescia, David Coco, Sidy Diop,Vito Facciolla, Roberta Fiorentini, Susy Laude, Max Mazzotta, Alfonso Santagata; Produzione Alessandro Piva in associazione con Donatella Botti per Seminal Film in associazione con Bianca Film; distribuzione: Iris Film; origine: Italia, 2011; durata: 86’. |
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Trama: | In una città che parla in varie lingue lo stesso umorismo nero, tre notti di inseguimenti, mani mozze e sospiri d'amore, un finale nel quale si ritrovano tutti armi alla mano. Solo pochi si salvano, in una Roma di oggi che nessuno conosceva. |
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Critica (1): | La «cocagira» e in gergo si chiama Henry. È questo il titolo del terzo lungometraggio del regista campano (ma barese d'adozione) Alessandro Piva dopo i precedenti La capagira, autentica rivelazione nel 2000, e Mio cognato, entrambi girati nel sottobosco criminale di Bari. A quest'ultimo , dal 2 marzo nelle sale con 30 copie (...), fa da sfondo una Roma dark, nella quale si snoda una storia di droga e malavita ad essa legata, di personaggi disadattati, di gente che vive ai margini della periferia romana, descritta prima dalla penna di Giovanni Mastrangelo e trasferita poi in immagini da Alessandro Piva, in un film crudo e violento, che strizza l'occhio alle strips fulminanti di Andrea Pazienza.
Il film prodotto dallo stesso Piva, esce solo adesso dopo aver vinto il premio del pubblico al Festival di Torino del 2010, facendo fronte a difficoltà di distribuzione e si avvale di un cast di attori quasi esclusivamente pugliesi , tra cui Michele Riondino, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia, Alfonso Santagata, oltre a Carolina Crescentini e Claudio Gioé.
«Mi piaceva l'idea di raccontare la periferia dell'animo umano nel centro della capitale d'Italia e mostrare le ombre della città eterna tra le immagini da cartolina, che tutti siamo abituati a vedere», dice il regista che ha dato al suo film un taglio da noir coinvolgendo trafficanti di droga, pusher, malavitosi meridionali e un gruppo di africani che cerca di imporsi sul mercato importando dal Kenya eroina di qualità superiore, detta, appunto, «henry». «Definirei il mio film un pasticciaccio dell'Acqua Bulicante», dice Piva alludendo al capolavoro di Gadda, che ha come centralità l'omicidio avvenuto in Via Merulana, con la macchina da presa che attraversa tutta la città. (...) Paolo Sassanelli, che interpreta un poliziotto che fa uso di droga, dice di conoscere «poliziotti che si ammazzano di lavoro per pochi soldi e altri collusi con i clan», mentre Michele Riondino, cui tocca un tossicodipendente, afferma che «tutti i personaggi del film hanno delle linee doppie in cui bene e male si confondono».
Osvaldo Scorrano, La Gazzetta del Mezzogiorno, 28/2/2012 |
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Critica (2): | «Le ombre della città nelle immagini da cartolina». Le ombre sono quelle della violenza di un noir metropolitano. La città è Roma, ormai sempre più bucata da proiettili assassini, metropoli messa a ferro e fuoco. Tutto questo è ciò che ha realizzato Alessandro Piva (ricordiamo i suoi Lacapagira e Mio cognato), regista e produttore di Henry (...) tratto dal romanzo di Giovanni Mastrangelo.
Vincitrice del premio del pubblico nel 2010 al Festival di Torino, la pellicola vede
nel cast Carolina Crescentini, Michele Riondino, Claudio Gioè, Alfonso Santagata e Paolo Sassanelli. Il film si apre con un omicidio a Torpignattara, zona tristemente famosa della capitale. «Sono impressionato dai fatti di cronaca recenti – afferma Piva – a volte è questione di coincidenze: l'arma del delitto nel nostro film, una miniatura del Colosseo, è stata decisa prima che un Duomo colpisse l'ex-presidente sullo zigomo». Un commissario rosso, di capelli e di sinistra, quello interpretato da Claudio Gioè: «Ho corteggiato il progetto per tanto tempo, perché è un prodotto cinematografico che strizza l'occhio all'improvvisazione teatrale e consente un approccio da interprete molto divertente. E stata una scelta del cuore. Altre sono di sopravvivenza in uno scenario italiano che non offre tantissime prospettive».
L'ispettore Bellucci è invece simbolo di una polizia non sempre corretta, come spiega Paolo Sassanelli: «Conosco molti poliziotti che si ammazzano di lavoro e quel poco che guadagnano gli serve per pagare il mutuo. Noi veniamo tutti da Bari, dove la polizia è in parte collusa con i clan. A volte la cocaina può aiutare a tenerti sveglio e forse è necessario raccontarlo. Io ero perfetto per questa parte, anche se di solito mi fanno fare il medico gay».
Tutti i personaggi hanno complicati tratti psicologici che Michele Riondino definisce «fumettistici, perché hanno delle linee doppie in cui bene e male si confondono; anche la droga non è criminalizzata, si criminalizza tutto ciò che sta intorno: i buoni non sono mai solo buoni e si mischiano con i cattivi». «Henry si potrebbe definire un pasticciaccio dell'Acqua Bullicante» riprende Piva «ma nel film si attraversa tutta la città, da Torpignattara a Piazza del Popolo. Volevo uscire dallo stereotipo della Roma periferica per raccontare l'intreccio di tanti dialetti e storie di questa città, che è specialista nel farci stare soli tutti insieme».
Attori a paga sindacale per mancanza di fondi, il film ha incontrato non poche difficoltà tanto che Piva ha scelto di esserne, oltre che regista, anche produttore: «Mi interessa raccontare dei pezzi di realtà che spesso non incontrano l' interesse del mercato. Nel momento in cui il cinema è diventato un costosissimo hobby bisogna farselo da soli, anche se è dura dopo i trent'anni». (...)
Tullio Pollini, Il Messaggero, 28/2/2012 |
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Critica (3): | |
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