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Pazza gioia (La)


Regia:Virzì Paolo

Cast e credits:
Soggetto: Paolo Virzì; sceneggiatura: Francesca Archibugi, Paolo Virzì; fotografia: Vladan Radovic; musiche: Carlo Virzì; montaggio: Cecilia Zanuso; scenografia: Tonino Zera; costumi: Catia Dottori; suono: Alessandro Bianchi; interpreti: Valeria Bruni Tedeschi (Beatrice Morandini Valdirana), Micaela Ramazzotti (Donatella Morelli), Valentina Carnelutti (Fiamma Zappa), Anna Galiena (Luciana Brogi coniugata Morelli), Marco Messeri (Floriano Morelli), Tommaso Ragno (Giorgio Lorenzini), Bob Messini (Pierluigi Aitiani), Sergio Albelli (Torrigiani dei Servizi Sociali), Marisa Borini (Sig.ra Morandini Valdirana), Bobo Rondelli (Renato Corsi); produzione: Marco Belardi per Lotus Production con Rai Cinema, in coproduzione con Manny Films; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia-Francia, 2016; durata: 116'.

Trama:Beatrice Morandini Valdirana è una chiacchierona istrionica, sedicente contessa e a suo dire in intimità coi potenti della Terra. Donatella Morelli è una giovane donna tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto. Sono tutte e due ospiti di una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, entrambe classificate come socialmente pericolose. La loro imprevedibile amicizia porterà a una fuga strampalata e toccante, alla ricerca di un po' di felicità in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo dei sani.

Critica (1):La prima cosa bella è andata. Per entrambe: Beatrice Morandini Valdirana, signora chic divenuta choc, e Donatella Morelli, che coniuga al passato prossimo droga, maternità e altro ancora. Per estrazione sociale e astrazione esistenziale non potrebbero essere più diverse, eppure, condividono un luogo e un destino: una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, nella cornice della toscana Villa Biondi.
La prima ha due cognomi, un ex marito avvocato potentone – contiguo al "Presidente" (Berlusconi) – e un ex amante che le piscia addosso dal balcone, più una rubrica telefonica di soliti noti: da Gianni Letta a Giovanni Malagò, passando per qualche Odescalchi e persino un George Clooney. Era una di loro, non più: è andata in malora, e la doppia bancarotta fraudolenta di cui è stata giudicata colpevole non spiega tutto. Ora si finge dottoressa, fa anamnesi e suggerisce terapie, dà giusti consigli di floricultura, non rinuncia all'ombrellino e al guardaroba, eppure, dentro è fané. Ha preso congedo dalla realtà, immolando patrimonio e status aviti, ma non ha perso la solidarietà:
istrionica, chiacchierona ed empatica, Donatella così magra e tatuata, così sconfitta e dolente se la prende subito sotto la sua ala di chioccia. Svampita ma sempre "razza padrona", Beatrice si chiede, e noi con lei, qual è il segreto di Donatella, qual è il suo dolore.
Nel cellulare la ragazza ha solo due messaggi per il babbo e una musica: Senza fine, canta Gino Paoli, ma a non avere ieri e domani è lei. Che fare? Fuggire insieme, forse per ritrovarsi, di sicuro perché dietro si sono lasciate tanto, troppo. Pazze sono pazze, ma perché non dovrebbero aver diritto alla gioia?
La pazza gioia è il dodicesimo lungometraggio diretto da Paolo Virzì, che scrivendo a quattro mani con "l'amica e aiuto prezioso" Francesca Archibugi va a pescare nel manicomio a cielo aperto che è l'Italia oggi e trova due nostrane Thelma & Louise – "Non ci avevamo pensato, non è un film che ci fa impazzire: i rimandi, se ci sono, sono colpa della costumista" – in fuga dalle definizioni degli altri per ridefinire se stesse. "I casi umani ci hanno sempre interessato, la psicopatologia è il cuore di molta narrativa cine-letteraria", sottolinea Virzì: "A me i matti incuriosiscono, ho paura di chi ha paura della pazzia".
Valeria Bruni Tedeschi dà all'irresistibile Beatrice la propria classe e il sapore trasgressivo della verità: "Ho chiesto al mio super io di andare in vacanza e ho provato a lasciarmi andare. Non posso dire di sentirmi pazza, ma nemmeno di non sentirmi tale: diciamo che mi sento molto vicina a chi oltrepassa la frontiera"; Micaela Ramazzotti compensa il capello corto e il fisico emaciato di Donatella con l'ampio compasso emotivo: "Paolo ci ha svelato la loro storia, perché queste due donne sono considerate sbagliate. Ma non lo sono, sono semplicemente umane. Io e Valeria ci siamo amate quando loro si amavano, abbiamo litigato quando loro litigavano". Nel cast anche Valentina Carnelutti, Anna Galiena, Marco Messeri, Tommaso Ragno e Marisa Borini (madre di Valeria Bruni Tedeschi, nel ruolo dellamadre di Beatrice), potrebbe sembrare, per campo e prospettiva, un downgrade dal precedente Il capitale umano, ma i temi che tratta sono sensibili, urgenti: l'igiene mentale (chiusura solo formale degli OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari), il sessismo, il senso di comunità, i rapporti di classe, la tutela dei minori. "È un film realistico – osserva il regista – con momenti da commedia avventurosa e trip psichedelico: la macchina da presa entra nelle strutture che si occupano del disagio mentale, negli sguardi alterati dai farmaci dei pazienti, che spesso ci fanno ingiustamente paura". (…)
Federico Pontiggia, Il Fatto Quortidiano, 7/5/2016

Critica (2):Partito come autore di commedie di costume, unico verosimile erede della grande tradizione di Risi
Comencini Monicelli Zampa & Scola, Virzì sta crescendo. Il capitale umano era un'opera importante, una commedia amara sul funzionamento del capitalismo. La pazza gioia è il tipico film a cavallo tra risate e lacrime; Micaela Ramazzotti e Valerla Bruni Tedeschi sono due pazienti di una casa di cura per malattie psichiche, un meraviglioso casale in Toscana dove però si nascondono nevrosi e disagi estremamente dolorosi. Valeria è Beatrice Morandini Valdirana, e quando la incontriamo la prendiamo per una mitomane; dice a tutti che il casale che ospita i matti è suo, che lei è amica di Berlusconi (un sant'uomo perseguitato, a sentir lei: l'elogio dell'ex premier in bocca a una folle è l'idea geniale del film), che tutti t famosi del mondo sono amici suoi. Pian piano scopriamo che è (quasi) tutto vero. Ciò non toglie che Beatrice sia una ipercinetica parossistica; Micaela, invece, è Donatella, una donna ombrosa e tormentata, chiusa in se stessa e nel ricordo del rapporto interrotto con il figlio che le è stato tolto. Inizialmente le due non si pigliano: Beatrice
tampina Donatella («mi sei simpatica»), l'altra ribatte: «Tu no». Poi diventano amiche e un bel giorno, salendo sull'autobus sbagliato, scappano e vanno "on the road', appunto, come Thelma e Louise. Il film alterna scene spassose a momenti di bruciante intimità, vi farà ridere e piangere, vi farà innamorare di queste due donne e contemporaneamente vi farà sperare di non incontrarle mai, perché due così o ti rubano la macchina o ti distruggono la vita. Valerla Bruni Tedeschi è semplicemente sublime nel disegnare una squinternata ricca e logorroica, ma il lavoro duro tocca a Micaela Ramazzotti, che per tre quarti di film fa la "spalla" e poi si impadronisce dei nostri cuori e non li molla più.
Alberto Crespi, l'Unità, 15/5/2016

Critica (3):

Critica (4):
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