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Meno male è lunedì - Vendemmiati Filippo


Regia:

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Filippo Vendemmiati; fotografia: Stefano Massari; musiche: Têtes de Bois (Luca De Carlo, Carlo Amato), Andrea Satta), Angelo Pelini); montaggio: Stefano Massari; interpreti: Filahi Abdelkarim, Nazar Ahmad, Duka Arben, Massimo Barillari, Luigi Boschieri, Carlo Cavazza, Claudio Gallerani, Fathi Gharnoughi, Giancarlo Giovannini, Aldo Gori, Luigi Lanzarini, Lorenzo Lo Preiato, Vincenzo Miani, Valerio Monteventi, Fathmir Myslihaka, Alla Parparim, Mirko Pasqua Di Bisceglie, Federcio Pignatelli, Stjepan Prnjat, Roberto Ragazzi, Rochid Said, Silvano Simoncini, Renzo Tamari, Claudio Tinti, Ferdinando Valenti; produzione: TOMATO DOC&FILM; origine: Italia, 2014; durata: 80'.

Trama:Un gruppo di operai in pensione riprende il lavoro per insegnare il mestiere a 13 detenuti nell’officina nata in carcere. La trasmissione del sapere rovescia il rapporto libertà-prigionia. Usare la vite giusta diventa metafora della ricostruzione di una vita.
L’officina dei detenuti è spazio di libertà. Se l’operaio torna metalmeccanico in prigione, il detenuto con quello stesso ruolo rientra nel gioco della vita. Il tono è leggero, quasi da commedia.
Nel “lavoro fuori” il lunedì è il giorno peggiore, nel “lavoro dentro” è il migliore. Sabato e domenica per il detenuto-operaio sono solo noia e l’attesa del lavoro di chi non vuole ferie. Un documentario per la dignità dell’uomo.

Critica (1):Il carcere è un non-luogo senza tempo. La peggiore condanna cui è sottoposto un detenuto è la sottrazione del trascorrere dei giorni. I detenuti che lavorano in questa insolita officina all’interno del carcere della Dozza in qualche modo hanno ritrovato un luogo di libertà e un tempo di vita. I giorni della settimana hanno un senso e una cadenza dettata dai turni di lavoro. I gesti e le parole evadono per costruire un mestiere e relazioni umane. Nè detenuti, nè uomini liberi, solo operai uniti nel lavoro, scambio di saperi, “storie di viti e di vite”. «Per me è solo un’officina - dice un tutoroperaio - è come essere in un campo di calcio, il pubblico non lo senti». Ho immaginato Meno male è lunedì come una “commedia brillante” dietro le sbarre. Otto giorni, da lunedì a lunedì, per costruire un grande manufatto, una Spider dalla calotta arancione, ingranaggio fondamentale di un sistema avanzato di confezionamento della merce. I dialoghi e le confessioni dei protagonisti accompagnano la costruzione del manufatto, anzi sono “la storia del manufatto” e delle mani che l’hanno creato. (Nota di regia)

Critica (2):Capita che dietro le sbarre la realtà si capovolga. Che ciò che è ordinario fuori diventi straordinario dentro. E che l’avvio di una settimana di lavoro si trasformi nell’inizio della strada per la libertà e per il riscatto. E capita anche che questo viaggio diventi un film: si chiama Meno male è lunedì, ed è il nuovo documentario firmato dal giornalista e regista, Filippo Vendemmiati, e girato in queste settimana tra i corridoi e le stanze del carcere di Bologna della Dozza.
La pellicola trae spunto dall’esperienza che ha portato le tre aziende bolognesi leader nel settore del packaging, Marchesini group, Ima e Gd, ad aprire una vera e propria officina nella ex palestra del carcere. Qui, ogni giorno, si producono componenti meccaniche ad alta tecnologia. Un investimento in piena regola, con la creazione di una società, la Fid, e l’assunzione di 13 detenuti, inquadrati con contratto nazionale dei metalmeccanici, a tempo indeterminato. Un progetto unico in Italia, che Vendemmiati, già premio David di Donatello nel 2011 con il documentario sulla storia di Federico Aldrovandi È stato morto un ragazzo, ha deciso di trasformare in un film (…).
Girato in presa diretta, le scene non sono né preparate né costruite, ma raccolte dal vivo, seguendo una narrazione che alterna dialoghi a storie del passato degli intervistati. E usa un tono tutt’altro che drammatico. Ma protagonisti non sono solo i detenuti-lavoratori. L’idea di fondo su cui si poggia l’intero documentario, infatti, è un’altra: raccontare il rapporto e lo scambio reciproco tra carcerati ed ex-operai in pensione, chiamati a insegnare i segreti del mestiere. Sono dieci quelli reclutati dalle stesse aziende per le quali hanno lavorato una vita intera, con l’inedito ruolo, questa volta, di maestri dietro le sbarre. “Non si muove una foglia che il tutor non voglia” scherza un detenuto davanti all’operatore.
La telecamera segue, passo dopo passo, il percorso dei protagonisti per arrivare nel luogo di lavoro. I detenuti dalle celle, gli ex operai dalle proprie case. E quando la chiave gira e si apre la porte dell’officina i ruoli si mescolano, gli status si annullano, e il luogo di lavoro diventa uno spazio di libertà, di scambio e di trasmissioni di saperi. Per questo, se nella vita fuori il lunedì è il giorno più grigio, dietro le mura del carcere è quello migliore. Mentre il sabato e la domenica altro non sono che ore di attesa del ritorno in fabbrica.
L’officina non è l’unico progetto che ha offerto opportunità di lavoro ai detenuti della Dozza. Anche nel reparto femminile, un colosso come Ikea ha deciso di investire nel laboratorio di cucito del carcere bolognese, chiamato Gomito a Gomito. Nei mesi scorsi Ikea ha donato diversi metri di tessuti alla sartoria delle detenute. Materiale con cui poi sono stati creati astucci, borse e grembiuli. I prodotti saranno in vendita all’Ikea di Casalecchio di Reno, nel bolognese, l’11, il 12 e il 13 aprile.
Giulia Zaccariello, Il fatto quotidiano/Emilia Romagna, 9/4/2016

Critica (3):Sinora il cinema aveva conosciuto i I lunedì al sole, commedia con Javier Bardem su un gruppo di disoccupati nella Spagna squassata dalla crisi. Ma il lunedì può essere anche atteso con ansia, racconta Filippo Vendemmiati nel suo ultimo docufilm (…).
Meno male è lunedì, già passato al Festival di Roma, è ambientato in una palestra riadattata in officina del carcere bolognese della Dozza. Un raro spazio di libertà all’interno di un luogo di reclusione dove una decina di tutor, ex metalmeccanici in pensione, insegnano il loro mestiere, «fatto con la mani ma usando la testa», a un gruppo di detenuti. «È una “commedia brillante” ambientata in un carcere — racconta il regista — con 8 giorni, da lunedì a lunedì, per costruire uno spider dalla calotta arancione, ingranaggio fondamentale di un sistema avanzato di confezionamento delle merci». Un mese di riprese dentro la Dozza e svariate settimane di montaggio per dare un senso alle decine di ore girate senza una sceneggiatura stabilita in partenza.
Con alla base il progetto che ha portato alla nascita della società Fid, Fare impresa in Dozza, racconta l’ex consigliere regionale Gian Guido Naldi, in collaborazione con tre grandi aziende leader nel packaging industriale come Ima, Gd e Marchesini Group. Esperienza avviata con fatica, una trentina i detenuti-operai coinvolti, ma che ha già portato la metà di quelli usciti dal carcere a trovare un lavoro regolare. Tra qualche diffidenza iniziale degli anziani tutor e lo scetticismo di alcuni detenuti, alla fine l’idea del film ha conquistato tutti. Anche grazie alle tante ore passate insieme dalla piccola troupe a camera spenta, «in ascolto delle loro storie, senza pregiudizi e senza voler giudicare nessuno», aggiunge il direttore della fotografia e montatore Stefano Massari. «Storie di viti e di vite», dice il sottotitolo del film prodotto dalla bolognese Tomato Doc Film, con la camera a seguire ogni mattina il percorso che porta verso quell’inconsueto luogo di lavoro.
La strada di chi viene da casa e il tragitto più breve di chi si muove dalla propria cella. A far da collante tra le due anime, per la Fid, ecco l’ex consigliere comunale Valerio Monteventi, ribattezzato «padre Valerio» per la facilità con cui i detenuti-operai tendono a confidarsi con lui. Il lunedì è il primo giorno di una settimana scandita da turni di lavoro e relazioni umane, per questo tanto agognato da chi è recluso.
«Il lavoro nel film viene visto non come schiavitù ma come libertà», suggerisce l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti, che ha seguito un’opera che va nella precisa direzione in cui si muoverà il sostegno al cinema previsto dalla nuova legge regionale. Meno male è lunedì sarà fatto vedere anche dentro la Dozza (…) solo ai detenuti, precisa la direttrice della casa circondariale Claudia Clementi: «Il film racconta un’esperienza produttiva vera con tanto di assunzione, non la costruzione di una barchetta con degli stecchini. I numeri dicono chiaramente che molti detenuti usciti oggi lavorano, mostrando una prospettiva possibile a chi è ancora dentro». È questa forse la proiezione che agita di più Vendemmiati: «L’abbiamo già fatto vedere nel carcere di Spoleto, dove c’è stato un dibattito complesso e duro, non alla Nanni Moretti. C’è chi mi ha detto “ma lei vuol dire che per ottenere lavoro si deve andare un carcere?”, oppure “per chi come me è un fine pena mai non c’è dubbio che sia meglio restare disoccupato ma libero”». Girato in presa diretta, senza ricostruire nulla e con la colonna sonora composta da Carlo Amato dei Têtes de Bois, il film è un’altra di quelle «storie contromano», così le definisce lui, che hanno segnato il tardivo approdo al cinema del giornalista Vendemmiati, autore di È stato morto un ragazzo sulla morte di Federico Aldrovandi e dell’omaggio al quasi centenario Pietro Ingrao con Non mi avete convinto.
Piero Di Domenico, Corriere di Bologna, 13/1/2015

Critica (4):
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