Scanners - Scanners
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Regia: | Cronenberg David |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: David Cronenberg; fotografia: Mark Irwin; effetti speciali: Gary Zeller, Henry Pierry; musica: Howard Shore; costumi: Delphine White; montaggio: Ronald Sanders; interpreti: Jennifer O’ Neill (Kim Obrist), Stephen Lack (Cameron Vale), Patrick Mc Goohan ( Dr. Paul Ruth), Lawrence Dane (Braedon Keller), Michael Ironside (Darryl Revok), Robert A. Silverman (Benjamin Pierce), Adam Ludwig (Arno Crostic), Mavor Moore (Trevellyan), Fred Doederlein (Dieter Tautz), Sonny Forbes( Killer nell'attico), Lee Broker (Uomo della sicurezza), Jérôme Tiberghien (Killer nell'attico), Géza Kovács (Killer nel negozio di dischi); produzione: Filmplan International; origine: Canada, 1980; durata: 102’. |
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Trama: | Cameron Vale è un disadattato che vive ai margini della società a causa di gravi disturbi psichici. Raccolto da uno scienziato che agisce per conto di una grande multinazionale scoprirà di essere un prodotto del programma Ripe dell'industria di armamenti Consec che attraverso un apparentemente innocuo tranquillante, l'ephemerol lavora per creare degli scanner, degli esseri evoluti dotati di poteri telepatici e capaci del controllo della mente. |
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Critica (1): | Nella sempre più veloce e furiosa dilatazione del mostrabile del cinema horror, le stupende mutazioni Dante/Landisiane si trovano ora altrettanto efficacemente accompagnate dall’effetto-scoppio di quest’ultimo bel film di Cronenberg, cineasta canadese di cui attendiamo con ansia e curiosità Videodrome con Debbie Harry (che si annuncia come un incredibile pornohorror hard-core, in cui la diva per eccellenza dell’ultimo rock statunitense è costretta ad inedite prestazioni sessuali, ma tutte sognate…). L’effetto-scoppio non è altro che una testa d’uomo (ma potremmo anche dire una testa d’uovo, visto che si tratta di un cervellone di una di quelle classicissime organizzazioni occulte su cui il cinema americano ci ha ormai educato…) che, sottoposta ad un’operazione, tutta mentale, di furto/compressione del pensiero da parte del suo avversario scanner, non regge più e va in mille pezzi, con relativo audio deflagrante. Ma il film di Cronenberg non è tutto qui (anche se basterebbe); ciò che lo rende bello ed in fondo interessante, nonostante l’accumulo dei luoghi comuni in sede di sceneggiatura, è soprattutto, hitchcockianamente, il fatto che il climax orrorifico è già svelato nei primi minuti. Dopo questa evidente trasgressione alle regole, Cronenberg si diverte – e ci diverte – a portare avanti un intruglio fantastico, in cui trovano posto l’ESP ed il contrasto uomo-macchina (portato alle sue estreme conseguenze, naturalmente: c’è addirittura, nella sequenza più divertente del film, un incontro/scontro in pura tradizione mitologica – Davide e Golia – tra scanner e computer, con un paradossale carrello all’interno dei circuiti elettronici, ed un telefono a far da mediatore…), il tema del complotto e la figura del deus ex machina al negativo, eccetera eccetera. Purtroppo manca il sesso. Si dice purtroppo perché il tema della fobia sessuale, ed i suoi correlativi di fascino ed attrattiva, è sempre stato congeniale allo stile sporco e squallido di Cronenberg, a partire da quei terribili fallini (nel senso di piccoli falli) viscidi, adesivi, affamatissimi, di Il demone sotto la pelle, fino ad ora il suo miglior film. Ciò che è più interessante di un film come Scanners è proprio il contrasto tra la vena bassa, volgare di Cronenberg, ed il tema, che a prima vista potrebbe far sorgere arcani sospetti di polverosa filosofia spicciola sullo spossessamento e sulla perdita di identità del soggetto. Nell’era dell’elettronica, nell’età dello spazio freddo dei circuiti, Cronenberg, abbandonata forse per sempre l’ossessione urbana, ambienta la sua tragedia indifferentemente negli spazi vetrosi dei grandi complessi e nei villini a due piani delle zone periferiche. Il vero centro, il vero dramma, è tutto nella memoria di un computer.
Stefano Bortolussi, Cineforum n. 215, giugno 1982 |
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Critica (3): | |
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| David Cronenberg |
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