Jimi: All Is by My Side
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Regia: | Ridley John |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: John Ridley; fotografia: Tim Fleming; montaggio: Chris Gill, Hank Corwin; scenografia: Paul Cross; costumi: Leonie Prendergast; interpreti: André Benjamin (Jimi Hendrix), Imogen Poots (Linda Keith), Hayley Atwell (Kathy Etchingham), Burn Gorman (Michael Jeffery), Ruth Negga (Ida), Jade Yourell (Roberta Goldstein), Amy De Bhrún (Phoebe), Ashley Charles (Keith Richards), Clare-Hope Ashitey (Faye), Laurence Kinlan (John), Robbie Jarvis (Andrew Loog Oldham), Andrew Buckley (Chas Chandler), Aoibhinn McGinnity (Rita), Tristan McConnell (Terry McVay), Joe Doyle (Randy California), Joe McKinney (Zoot Money), Tom Dunlea (Mitch Mitchell), Lauterio Zamparelli (Mark Hoffman), Sam McGovern (Ted), Danny McColgan (Eric Clapton), Oliver Bennett (Noel Redding), Ger Duffy (Paul McCartney), Shane Kennedy (Nick), Marty Galbraith (Danny Palmer); produzione: Darko Entertainment-Freeman Film-Subotica Entertainment-Matador Pictures; distribuzione: I Wonder Pictures; origine: Gran Bretagna-Irlanda, 2013; durata: 118’. |
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Trama: | Nel 1966, James Hendrix è ancora un chitarrista semi-sconosciuto ai più, ma con alle spalle una solida gavetta in varie band. Durante una esibizione in un locale di New York viene notato da Linda Keith, all'epoca fidanzata del chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards, che rimane talmente affascinata dal talento di Jimi da proporgli di andare con lei a Londra per inserirlo nel panorama musicale londinese. Jimi accetta e si trasferisce in Inghilterra, dove trascorrerà i 12 mesi che cambieranno per sempre la sua vita, spalancandogli le porte del successo nell'Olimpo del Rock. |
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Critica (1): | È stato il biopic di Hendrix, Jimi: All Is By My Side, ad inaugurare il Biografilm Festival, che si svolge a Bologna fino al 16 giugno. Scritto e diretto da John Ridley (premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo), è interpretato da un intenso André 3000 degli OutKast, e nessuno avrebbe fatto meglio quel ruolo.
Sbarca al cinema il 18 settembre, per il 44mo anniversario dalla morte del geniale chitarrista, ma nel film non c'è traccia della sua triste fine, né della sua misera infanzia. Tutto si concentra tra il 1966 e il 1967, prima del trionfo e del tonfo. Si comincia dal Cafe Wha? del Greenwich Village, dove Hendrix è un timido musicista della Jimmy James and the Blue Flames che fa cover di rhythm & blues e di Dylan, pochi tavoli e pochi applausi.
Si accorge di lui Linda Keith, modella e fidanzata americana di Keith Richards (a lei dedicò Ruby Tuesday), che lo sprona a mostrarsi di più e a cantare, sebbene lui ritenesse di avere «una voce terribile». Lo presenta a Chas Chandler, bassista degli Animals: uno non ha mai fatto il manager, l'altro non ne ha mai avuto uno. Insieme partono alla conquista di Londra. La condizione è che a Jimi venga presentato Eric Clapton. Il 21 settembre 1966, i due atterrano nella swinging London e sul muro c'è scritto: «Clapton è Dio».
Meno di un mese dopo, Hendrix chiede ai Cream di improvvisare qualcosa insieme al Central London Polytechnic. Si pentiranno di averglielo concesso: Clapton lascia il palco nel bel mezzo di Killing Floor in stato di choc, perché quel tizio venuto da nulla è dannatamente bravo. Poi la folgorazione toccò ai Beatles. Jimi, accompagnato dagli Experience, messi su in fretta e furia, il 4 giugno 1967 suona al Saville Theatre di Londra. In camerino ascolta Sgt. Pepper, uscito da un paio di giorni, va in scena e fa quel brano a modo suo, sbalordendo i Beatles in platea.
È quasi assente il capitolo droga e dissoluzione. Il taglio è onirico, non da documentario. Jimi è spesso ritratto come un tipo pacato, in balìa degli altri, solo con la sua musica: «La musica è colore, voglio che la vedano quando mi ascoltano». Purtroppo la famiglia Hendrix non ha ceduto i diritti delle canzoni (preferendo dare l'ok a un altro biopic in lavorazione, più hollywoodiano, con Noomi Rapace e Anthony Mackie) e il pubblico subisce una vera castrazione. Il materiale che si sente è pensato nel suo stile, ma imita l'inimitabile. Togliendo i brani di Hendrix, manca anche la sua trance, non c'è l'estasi di Woodstock né il fuoco di Monterey. E però chiara la sua visione. Quando un afroamericano gli chiede di suonare per la «sua gente», Hendrix risponde: «Tutti sono la mia gente». Non era un nero di Harlem né un bianco del Village, ma un artista «in guerra contro le menti piccole».
Simona Orlando, Il Messaggero, 8/6/2014 |
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Critica (2): | « E chi diavolo è Linda? » . Spesso le carriere fulminanti nascono da incontri casuali, mentre i film sono originati da piccole, decisive curiosità come quella che assalì John Ridley, premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo, quando decise di fare un film su Jimi Hendrix e si imbatté, appunto, in Linda Keith. Il suo Jimi: All Is By My Side, che vede nel ruolo del protagonista André Benjamin alias André 3000, cioè uno dei due componenti del progetto hip hop Outkast, il 5 giugno aprirà la decima edizione del Biografilm Festival di Bologna. Sarà nelle sale italiane dal prossimo settembre. L'opera di Ridley coglie la futura star a inizio carriera, nel periodo in cui quasi nessuno lo conosceva e il giovane Jimi si aggirava fra i club della swinging London. Linda invece, come ha scoperto il regista andando a scavare fra le suggestioni di un brano fra i meno noti di Hendrix, Sending my love to Linda, era una brunetta molto carina che all'epoca, 1966, stava con Keith Richards dei Rolling Stones.
Fu lei a notare quel ragazzo timido e pigro che suonava in un'oscura formazione di rhythm'n'blues in un locale di New York, e fu sempre lei a intuire che razza di talento si era trovata davanti, tanto che lo presentò a «Chas» Chandler, bassista degli Animals con ambizioni manageriali, il quale se lo portò a Londra per introdurlo nel mondo della musica che contava.
Il film di Ridley racconta quell'anno speciale in cui Jimmy James, come si era fatto chiamare fino ad allora, si trasformò in Jimi Hendrix, fermandosi giusto alla vigilia della sua apparizione sconvolgente al festival di Monterey, in cui il musicista scioccò il pubblico con una performance esplosiva, per poi bruciare la chitarra sul palco in una manifestazione catartica senza precedenti. Le note di produzione spiegano che All is by my side non è una biopic in senso classico, ma «il racconto di un anno nella vita di un uomo», l'anno che segnò la fioritura di un artista lungo il suo pellegrinaggio fra le strade e i locali di Londra, poco prima che vedesse la luce una leggenda del rock. Proprio queste caratteristiche dello script hanno attratto al ruolo André Benjamin, già visto sul grande schermo nel Grande Gatsby di Baz Luhrman e in Smokin' Aces. La parte di Linda invece è andata all'inglese Hayley Atwell (Captain America: il primo vendicatore), mentre Bryan «Chas» Chandler è interpretato da Andrew Buckley. «Per me Hendrix è il più grande performer che sia mai comparso sul nostro pianeta – spiega Benjamin, che si è calato nella parte con grande efficacia –. Metteva tutto se stesso in quello che faceva, ma non è che sia sceso dal cielo e sia diventato all'improvviso quello che era: si sedeva a lato del palco e osservava gli altri artisti con attenzione. Tutti i suoi trucchi, come suonare coi denti, erano già stati sperimentati da altri chitarristi prima di lui, come Chuck Berry. Jimi era solo un ragazzo, ma sapeva come far sue le cose, nessuno in questo mondo è un'isola, tutti sono influenzati da qualcuno, ma lui metteva tutto insieme: capacità di suonare, passione, stile, sensualità. Le donne lo amavano. Come artista, è ciò che sogni di essere: sogni di essere un grande scrittore, o un grande musicista, di attrarre la gente che desideri attrarre».
Franco Giubilei, La Stampa, 30/5/2014 |
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