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Colpo di grazia - Der Fangschub


Regia:Schlöndorff Volker

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo omonimo di Marguerite Yourcenar; sceneggiatura: Margarethe von Trotta, Jutta Briickner, Geneviève Dormann; fotografia: (b/n) Igor Luther; scenografia: Jürgen Kiebach; co.: Ingrid Zore, Reinhild Paul; musica: Stanley Myers; montaggio: Jane Sperr, Henri Colpi; su.: Gerhard Birkholz; interpreti: Margarethe Von Trotta (Sophie von Reval), Matthias Habich (Erich von Lhomond), Mathieu Carrière (Volkmar von Plessen) Rüdiger Kirschstein (Konrad von Reval), Valeska Gert (zia Praskovia), Friedrich Zichy (Franz von Aland), Bruno Thost (Chopin); produzione: Bioskop-Film (München) /Argos-Film (Neuilly)/HR; origine: RFT/Francia; durata: 95'; anno: 1976

Trama:
Durante i rivolgimenti provocati dalla rivoluzione russa del 1917 nei paesi baltici, due ufficiali nobili si schierano contro i bolscevichi; uno dei due s'innamora della sorella dell'altro che, però, ha simpatie rivoluzionarie; arrestata dai nazionalisti, chiede di essere giustiziata dall'amato.

Critica (1):Schlöndorff ritorna, più di dieci anni dopo, negli stessi luoghi di Tòrless, il Burgenland, per ambientarvi la storia baltica de Il colpo di grazia, un singolare conflitto sentimentale sullo sfondo degli ultimi fuochi del corpo di spedizione germanica a Riga, premuto da ogni parte dai partigiani bolscevichi, l'inverno del 1919-20. A parte la non trascurabili ragioni d'ordine economico, di girare in Austria piuttosto che al Nord, vi è un motivo più intimo che ha imposto la scelta dei luoghi. II personaggio maschile, Erich Lhomond, è chiaramente la copia di Törless, e ha il suo alter ego in Volkmar, un ufficiale che ha il volto di Mathieu Carrière. È una rivisitazione alla scopo di conoscere la parabola dell'enfant terrible e insieme misurare, su quella, la propria, ma per scoprire - automaticamente - ch'essa s'identifica, ora, con la curva, ben più concreta e borghese, di Volkmar. Erich, ovvero Törless, è diventato un ufficiale, "un'eccellente ufficiale", ma sempre " dalla parte sbagliata", e proprio per aver scelto l'inutile carriera del guerriero gli è stato possibile sublimare nelle anni la propria vita irrisolta e conservare, perciò, gioie infantili sotto un velo di omosessualità. Nel castello di Kratovicé, uno spazio chiuso che "replica" la tetra prigione del collegio, subisce gli attentati erotici della contessa Sophie. E dato che Sophie è, a sua volta, la copia di Georgina, come il comandante Benyon del telefilm jamesiano, Erich, raccontandoci in flashback la storia di quella donna, dimostra di non comprenderne le ragioni, in particolare la richiesta ultima di avere dalui il colpo di grazia. È un film contro il personaggio. Tutto il dispositivo funziona in modo da rivelare, sotto l'apparenza della sicurezza guerriera, gli atti comicissimi che illustrano l'esistenza mancata. La stessa organizzazione dell'intreccio capovolge il punto di vista di cui si fa forte l'omonimo romanzo, da cui il film è tratto, della "reazionaria" Marguerite Yourcenar. Protagonista non è più l'uomo, ma la donna. Questa sorella di Georgina, tanto forsennata in amore da distruggere la propria vita, da non saper interpretare i tratti distintivi del soldato, rientra in se stessa con la ficelle di Volkmar, e si trascende verso Katharina Blum. Non è il soldato di ventura "a guardare verso l'orizzonte", ma è la donna a inserirsi nella Storia con gli occhi ripuliti dagli ideali di libertà. Certo, la rivoluzione è un grande Es e dopo, purtroppo lo sappiamo, le contraddizioni riemergono. Comunque, immolatasi Sophie, la mdp ritorna in patria con Erich, dove il sipario sta per alzarsi su un'altra tragedia. Nel bel bianco e nero di Igor Luther, che s'ispira ai film sovietici, questo mèlo impossibile si tende tra la nostalgia del tempo perduto del. l'infanzia (che segnala con inquadrature irreali e fantastiche) e l'elogio della dignità rivoluzionaria, "messa in forma" con piani sequenza di una compo stezza unica. I tre atti di cui si compone, si susseguono secondo un crescendo di passioni furenti e di abiezioni miserrime, calate in un'aura di frigida lontananza. Il colpo di grazia, è il capo lavoro di Volker Schlöndorff, ed è anche il capolavoro d'attrice di Margarethe von Trotta che pure ha dato al marito la sceneggiatura del film. Nella piccola parte di zia Prascovie, riappare Valeska Gert, che, per definizione, è il simbolo degli anni venti in Germania. Ammaliato dalla personalità dell'artista, Schlöndorff le dedica un documentario (in 16 mm.) di un'ora, Solo per scherzo, solo per gioco. Caleidoscopio Valeska Gert, Si vedono numerosi spezzoni dei suoi film diretti da Cavalcanti, Renoir, Ruttman, Pabst e anche Fellini, molte fotografie, e si assiste al suo colloquio con Schlöndorff stesso nella casa solitaria sull'isola di Sylt: i giudizi severissimi, sull'espressionismo e su Brecht, certi anedotti piccanti su Ejzenstejn, le rievocazioni della travagliatissima vita, e soprattutto l'orgoglio di aver creato la danza "grottesca" di cui dà delle dimostrazioni pratiche. Davvero geniale, unica. Valeska Gert è morta ai primi di aprile del 1978. Nessuno sa quanti anni avesse.

Alberto Cattini, Schlöndorff IL CASTORO CINEMA 1980

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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