Dignità degli ultimi (La) - Dignidad de los nadies (La)
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Regia: | Solanas Fernando E. |
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Cast e credits: |
Soggetto: Fernando E. Solanas; fotografia: Fernando E. Solanas; musiche: Gerardo Gandini; montaggio: Juan Carlos Macías, Fernando E. Solanas; produzione: Cinesur Sa - Dezenove Som e Imagens - Thelma Film Ag - Televisione Suisse Romande; distribuzione: Bim; origine: Argentina - Brasile, 2005; durata: 120'. |
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Trama: | Il documentario ripercorre le tappe e le conseguenze della rivolta popolare argentina tra il 2001 e il 2004 che ha costretto tre capi di stato a dimettersi. I "nessuno" rappresentano il vero spirito dell'Argentina, l'anima che non si arrende e decide di lottare contro le ingiustizie legalizzate e la mancanza di libertà. Dinanzi all'espropriazione e alle conseguenti aste delle terre su cui lavoravano, appannaggio esclusivo dei latifondisti, ai contadini non è restato che opporsi cantando a squarciagola l'inno nazionale per bloccare le vendite. Non potevano certo essere arrestati perché cantavano l'inno nazionale ma hanno comunque raggiunto il loro scopo. Nel corso degli anni, disoccupati, commercianti, contadini hanno lottato per ottenere ciò che sognavano, uniti in una rivolta inevitabile anche quanto sembrava senza frutti, che è stata tristemente segnata anche da scontri e uccisioni, come quella di Darìo Santillan, uno dei leader del movimento, colpito durante una manifestazione da una pallottola della polizia. |
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Critica (1): | Solanas (Tangos - L'esilio di Gardel e Sur) si è ormai riconciliato con la sua Argentina. Guarda al suo paese senza più nessuna velleità rivoluzionaria, la sua radicale passione politica si è raffreddata, razionalizzata Per questo ha deciso di seguire da vicino la storia della sua patria, intervenendo sugli sviluppi socio-economici che segnano le carni e i cuori della sua gente. Nel precedente documentario Memoria del Saqueo (2004), il regista arrivava fino alla rivolta del 2005 e alle dimissioni del presidente De La Rua. La dignità degli ultimi riparte da qui: dalla rabbia della classe media, dall'impoverimento di fasce sempre più larghe di popolazione. La macchina da presa di Solanas è in strada, insegue le manifestazioni, fa parlare la gente, mostra la disperazione. Ecco allora gli operai occupare le fabbriche per riaprirle e gli agricoltori rialzare orgogliosamente la testa. Una materia bollente, trattata con occhio asciutto e partecipe da un regista che porta in scena la Storia e le storie.
Massimo Rota, Rolling Stone, 6/2006 |
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Critica (2): | Ormai, se si parla di Argentina, il pensiero corre immediatamente alla vicenda degli omonimi bond che sono costati molto cari ad un esercito di piccoli risparmatori, si pensa alle pressioni del Fondo monetario internazionale e ai vari tentativi di vertenza che varie associazioni nostrane cercano di promuovere per limitare il grave danno economico procurato al nostro paese. Raramente si pensa ai "nadies", ai nessuno, alle masse diseredate condannate a privazioni e ad ingiustizie in una società come quella argentina in cui il divario tra privilegiati che hanno tutto e derelitti che non hanno nulla è sempre più marcato.
Solanas continua sulla via iniziata dal precedente documentario del 2004, Memoria del Saqueo, raccontando le storie di chi è dimenticato, bistrattato ed ha subito ingiustizie fino a ridursi oltre la soglia della povertà, ma che nonostante tutto non perde mai la determinazione di "pelear". La forza cioè, di combattere contro un governo sempre più compromesso nei suoi rapporti poco chiari con grandi istituti bancari e compagnie petrolifere. Così vengono mostrate le storie di Maestro Toba e della sua mensa per bambini indigenti, di Silvia e Carola, che lavorano in un grande ospedale di Buenos Aires in situazione di disagio, sovrappopolazione mancanza di fondi dovuti ad una corruzione sempre più avida e spregiudicata. E poi viene raccontata la storia della fabbrica di ceramica Zanon, già oggetto del film The Take di Avi Lewis (2004). Ma anche la storia incredibile di Lucy e del "Movimiento de Mujeres en Lucha" (MML: movimento di donne in lotta), che per protestare le espropriazioni forzate, risultato dei tassi usurari praticati da banche senza scrupoli a contadini in difficoltà, ricorre a una forma di lotta davvero incredibile. Durante numerose aste per mettere in vendita ettari di terreni di contadini che avevano avuto prestiti di 20.000 pesos e si trovavano a doverne rendere 100.000, Lucy ed altre donne si erano messe a cantare l'inno nazionale argentino riuscendo in questo modo a bloccare le aste stesse. Gli ultimi arresti per questo "delitto" mostrati dalla pellicola di Solanas risalgono solo all'aprile del 2005. Ma vengono mostrate storie più individuali da parte di chi davvero non ha neppure la forza di battersi politicamente, e forse sono le vicende più drammatiche.
Naturalmente l'atteggiamento del regista nei confronti della politica di Duhalde e Kirchner è molto critico, anche se Solanas riconosce dei meriti a Kirchner nel recente risollevamento dell'economia argentina. Ma l'autore di questo documentario è senza dubbio completamente dalla parte dei "nadies", dei nessuno che nonostante la disperazione, o forse proprio a causa di essa trovano l'energia e la perseveranza per ritrovare la propria dignità, sempre nell'ottica dell'amore per il proprio paese.
Mauro Corso, FilmUP |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Fernando E. Solanas |
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