Medico di campagna (Il) - Médecin de campagne
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Regia: | Lilti Thomas |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Thomas Lilti, Baya Kasmi; fotografia: Nicolas Gaurin; musiche: Alexandre Lier, Sylvain Ohrel, Nicolas Weil; montaggio: Christel Dewynter; scenografia: Philippe van Herwijnen; costumi: Dorothée Guiraud; interpreti: François Cluzet (Jean-Pierre Werner), Marianne Denicourt (Nathalie Delezia), Isabelle Sadoyan (madre di Werner), Félix Moati (Vincent Werner), Christophe Odent (Norès), Patrick Descamps (Maroini), Guy Faucher (Sig. Sorlin), Margaux Fabre (Ninon), Julien Lucas (fidanzato di Ninon), Yohann Goetzmann (Alexis), Josée Laprun (madre di Alexis9, Philippe Bertin (Guy), Geraldine Schitter (Fanny); produzione: 31 Juin Films, Les Films Du Parc, in co-produzione con Cinefrance-Le Pacte-France 2 Cinéma; distribuzione: Bim; origine: Francia, 2016; durata: 102'. |
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Trama: | Quando si ammalano, gli abitanti di una località di campagna possono contare su Jean-Pierre Werner, il medico che li ascolta, li cura e li rassicura giorno e notte, 7 giorni su 7. Tuttavia, anche i dottori si ammalano e quando succede Jean-Pierre viene assistito da Nathalie Delezia, una nuova dottoressa giunta in ospedale che dovrà adattarsi alla nuova vita. Ma soprattutto Nathalie dovrà sostituire colui che è convinto di non poter essere assolutamente rimpiazzato... |
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Critica (1): | Con Ippocrate, Thomas Lilti ci mostrava la realtà dell'ospedale con le sue baruffe interne, le sue condizioni di lavoro degradate e del personale insufficiente, ma comunque animatio dalla fede inestinguibile nella sua missione per il bene pubblico. Nel suo nuovo film evoca il tema della salute nell'ambiente rurale, incarnata, quasi esclusivamente, dal medico di campagna, questa figura in via di sparizione che cura, ascolta, consiglia e, se necessario, compila documenti, ripara perdite o sistema la televisione su richiesta di persone spesso isolate e anziane.
Per incarnare un tale personaggio, chi può andare meglio di di François Cluzet, uno degli attori preferiti dai Francesi e con il quale l'identificazione è immediata, quasi automatica? Il suo Jean-Pierre Werner è radioso nonostante il tumore che gli viene diagnosticato fin dall'inizio e una collega inesperta che gli viene imposta per dargli un po' di respiro. Con Marianne Denicourt costituisce una grande coppia cinematografica, allo stesso tempo rivali e benevoli, a confrontarsi con casi sociali e umani che egli affronta nel migliore dei modi: con un' umanità che raramente viene a mancare. Il medico di campagna è, voi l'avrete capito, il miglior toccasana in questi tempi di malinconia diffusa. (...)
"È un supereroe ordinario. Un personaggio altruista, meritevole, di buona volontà, che esercita il suo mestiere in maniera sacerdotale. Come tutti i supereroi, è così preso dalla sua missione che finisce per dimenticare se stesso. Per questo ha i suoi difetti e le sue difficoltà. (...)
Volevo veramente affrontare il problema del medico malato e, d'altra parte, amo i punti di partenza netti e precisi. La malattia è posta come preliminare e il film ne racconta le conseguenze. (...)
È il suo modo di praticare la medicina che sta scomparendo. Eppure è felice: non ha una vita, sua moglie se l'è svignata, forse morirà da solo ... Quando si interrogano gli studenti di medicina circa le loro motivazioni, invariabilmente salta fuori loro desiderio di fare del bene, salvare vite umane. È solo una minoranza quella che vuole fare trapianti di capelli in Costa Azzurra! L'umanesimo non è un valore del passato. Sono più di tre anni che non pratico e confesso che questo mi manca. Il rapporto con il paziente è un arricchimento spirituale così grande. (...) "
(Dall'intervisa di Chris Narbonne a Thomas Lilti, Première, 21/03/2016) |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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