Anno con Salinger (Un) - (My Salinger Year)
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Regia: | Falardeau Philippe |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal romanzo di Joanna Rakoff; sceneggiatura: Philippe Falardeau; fotografia: Sara Mishara; musiche: Martin Léon; montaggio: Mary Finlay; scenografia: Elise de Blois; arredamento: Léa-Valérie Létourneau; costumi: Patricia McNeil; suono: Claude La Haye; interpreti: Margaret Qualley (Joanna), Sigourney Weaver (Margaret), Douglas Booth (Don), Seána Kerslake (Jenny), Brían F. O'Byrne (Hugh), Colm Feore (Daniel), Yanic Truesdale (Max), Hamza Haq (Karl), Leni Parker (Pam), Tim Post (J.D. Salinger), Gavin Drea (Mark), Matt Holland (Clifford Bradbury); produzione: Micro_Scope, Parallel Film Productions; distribuzione: Academy Two; origine: Canada-Irlanda, 2020; durata: 101'. |
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Trama: | New York, anni Novanta: dopo aver lasciato gli studi di specializzazione universitaria per diventare scrittrice, Joanna viene assunta come assistente di Margaret, l'agente letteraria impassibile e un po' rétro di J.D. Salinger. Joanna trascorre le sue giornate in un elegante ufficio dalle pareti ricoperte di legno - dove regnano ancora i dittafoni e le macchine da scrivere, e gli agenti si addormentano dopo pranzi innaffiati da Martini - e le sue notti in un appartamento di Brooklyn senza neppure un lavello, con il suo ragazzo anticonformista. Il compito principale di Joanna è rispondere con un messaggio formale dell'agenzia, alle migliaia di lettere inviate dagli ammiratori di Salinger. Ma leggendo le parole struggenti che giungono all'autore da tutto il mondo, Joanna diventa sempre più riluttante a rispondere con la lettera impersonale dell'agenzia e d'impulso inizia a personalizzare le risposte. Le sue lettere spiritose e commoventi le permetteranno, attraverso la voce del grande scrittore, di scoprire la propria. |
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Critica (1): | Joanna (Margaret Qualley), l’eroina nel film, vuole andare a New York City. Vuole essere una scrittrice e vivere in un appartamento fatiscente, e a volte mangiare un dessert per quindici dollari al Waldorf Astoria, come a volte faceva da bambina con suo padre.
Quando mangia da sola la costosa cheesecake, Moon River suona in sottofondo e sembra di vedere Holly Golightly. Siamo nel 1996, tanti anni dopo Colazione da Tiffany, eppure è un film in costume programmaticamente ispirato a quel capolavoro. È da un po’ di tempo che tutti i film che hanno per sfondo New York sono ambientati nel passato, come se il presente non avesse alcuna ispirazione. Come se New York fosse un’idea perduta. È forse il desiderio di tempi più chiari, di un futuro con più speranza?
Quando Holden Caulfield nel Giovane Holden di J. D. Salinger vuole sapere cosa accade alle anatre nel lago di Central Park in inverno, anche lui ha paura di non sapere cosa riserva il futuro.
Anche il film di Philippe Falardeau racconta di emozioni senza tempo, di paure e disorientamento sulla via della crescita. Nel rapporto tra l’agente letterario Margaret, una perfetta, emozionante, Sigourney Weaver, che guida un’importante agenzia letteraria che rappresenta, tra gli altri, Jerry Salinger, e la sua nuova assistente Joanna, è come se Falardeau abbia voluto inserire in una costellazione simile al Diavolo veste Prada un po’ di umanità e calore e intelligenza in più.
Joanna è un personaggio vero: My Salinger Year è basato su un libro di Joanna Rakoff, una sorta di romanzo sulla memoria. My Salinger Year non si regge sui riferimenti al Giovane Holden, ma Joanna, che a metà film non ha ancora letto quel capolavoro, sente quello che descrive Salinger: il conflitto giovanile tra la disperazione e lo spirito di ottimismo.
Dopotutto, Joanna vuole diventare una scrittrice, ma non sa come iniziare; o come spiegare al suo compagno Karl che ora vive a New York con un libraio socialista invece di continuare a studiare a Berkeley. (...)
Simone Porrovecchio, cinematografo.it |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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