Due Papi (I) - Two Popes
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Regia: | Meirelles Fernando |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Anthony McCarten; fotografia: César Charlone; montaggio: Fernando Stutz; scenografia: Mark Tildesley; costumi: Luca Canfora; musica: Bryce Dessner, interpreti: Anthony Hopkins (Papa Benedetto), Jonathan Pryce (Cardinale Bergoglio); produzione: NETFLIX, distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Gran Bretagna-Usa-Italia-Argentina, 2019; durata: 125’. |
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Trama: | Siamo nel 2012, frustrato dalla direzione in cui sta andando la Chiesa, Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, chiede a Papa Benedetto il permesso per andare in pensione. Invece, di fronte allo scandalo e al dubbio, l'introspettivo Joseph Ratzinger convoca il suo critico più duro e futuro successore a Roma per rivelargli un segreto che avrebbe scosso le basi della Chiesa Cattolica.
Dietro le mura vaticane, inizia una lotta tra tradizione e progresso, senso di colpa e perdono. I due uomini molto diversi affrontano il loro passato per trovare un terreno comune e forgiare un futuro per un miliardo di credenti in tutto il mondo. |
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Critica (1): | In The Two Popes del brasiliano Fernando Meirelles, sceneggiato da Anthony McCarten, si racconta, invece, proprio quello che in seguito realmente successe, ovvero il delicato momento storico, uno dei passaggi di potere più drammatici degli ultimi duemila anni, nel quale il cardinale Bergoglio (Jonathan Pryce, impressionante per l'effettiva somiglianza fisica con Papa Francesco) succede al “dimissionario” Papa Benedetto (Anthony Hopkins). Non bisogna però cadere nell’errore e pensare che in questo caso si tratti semplicemente di cronaca. Al contrario, il film si discosta dalle teorie ufficiali fatte sulle dimissioni del Papa, in primis quelle che non era fisicamente in grado di andare avanti, e solleva incertezze, perplessità e dubbi sulla fede, ipotizzando che persino Papa Ratzinger non sentisse più la voce di Dio. Insomma, se la crisi esistenziale, lo smarrimento e lo sconvolgimento interiore era iniziato con il cardinale Melville di Moretti, qui prosegue: l’uomo è fragile e chiunque può provare “la scura notte dell’anima”. Persino colui che dovrebbe essere una guida spirituale per gli altri, come il Papa, può vacillare. Dubbioso e scettico da un lato, timoroso e titubante dall’altro, e proprio per questo così umano. Un’umanità che emerge dal confronto serrato tra i due protagonisti (...) così diversi tra loro: l’uno più propenso alle riforme, l’altro più radicato nella tradizione. Una differenza più che mai attuale (proprio ieri, sette anni dopo la sua rinuncia al soglio di Pietro, Benedetto XVI è uscito dal suo silenzio chiedendo a papa Francesco di non intraprendere la strada dell’ordinazione di uomini sposati).
Così come attuale, quasi urgente, è il messaggio di questo film. E’ nelle discrepanze e nelle differenze, attraverso l’incontro, il dialogo autentico, l’ascolto e la condivisione delle proprie idee, nonché delle proprie fragilità, che s’impara a conoscere l’altro. A un certo punto Bergoglio ci spiazza e canta Dancing Queen degli Abba, Ratzinger risponde secco: “Non conosco”. Ecco, è proprio da lì che parte la conoscenza. Un’apertura all’altro di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.
Giulia Lucchini, cinematografo.it |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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