Adam Resurrected - Adam Resurrected
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Regia: | Schrader Paul |
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Cast e credits: |
Soggetto: tratto da romanzo "Adamo Risorto" di Yoram Kaniuk; sceneggiatura: Noah Stollman; fotografia: Sebastian Edschmid; musiche: Gabriel Yared; montaggio: Sandy Saffeels; scenografia: Alexander Manasse; arredamento: Gabriel Nechita; costumi: Inbal Shuki; effetti: Lucian Iordache-Andreas Schellenberg-Pictorion Das Werk; interpreti: Jeff Goldblum (Adam Stein), Willem Dafoe (Comandante Klein), Ayelet Zurer (Gina Grey), Derek Jacobi (Dottor Nathan Gross), Moritz Bleibtreu (Joseph Gracci), Gabriel Spahiu (Taub), Joachim Król (Wolfowitz), Jenya Dodina (Gretchen), Dror Keren (Dottor Slonim); produzione: 31 Filmproduktion-Bleiberg Entertainment-July August Productions; origine: Germania-Usa-Israele, 2008; durata: 106’. |
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Trama: | Durante gli anni '20 Adam Stein è un marito felice e il padre orgoglioso di due figlie e un clow di successo sulla scena berlinese. Trent'anni dopo lo ritroviamo privo di tutti i suoi talenti, senza futuro né presente, ma con un passato che lo prosciuga di ogni briciolo di energia e della voglia di vivere. Per eludere la sadica sorveglianza del comandande del campo di concentramento è stato obbligato a comportarsi come un cane. Ancora molti anni dopo la fine della guerra, Adam è perseguitato dai fantasmi del passato. Vive in Israele con altri sopravvissuti all'Olocausto in un ospedale in mezzo al deserto e cerca di reprimere la sua sofferenza facendo trucchi di magia. Un giorno Adam scopre un paziente la cui esistenza gli era stata nascosta: un bambino di dodici anni che crede di essere un cane. Il bambino non parla, ma abbaia e cammina a quattro zampe. La rabbia iniziale di Adam si trasforma presto in cura e interesse, mentre il bambino, che nessuno prima di allora era stato capace di aiutare, inizia a fidarsi di lui. Insieme, dopo aver intrapreso un viaggio doloroso, torneranno alla vita. |
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Critica (1): | C'è una scena in cui Jeff Goldblum mangia la terra di un cimitero. Terra vera. Come ha fatto il regista a convincerlo? L'ha mangiata anche lui davanti all'attonita star americana. Questo è Paul Schrader. Tornato in forma smagliante dopo l'ultimo traumatico Esorcista, il cantore del maschio solo contro tutti (Taxi Driver, Toro scatenato; da sceneggiatore) ci regala un altro gioiello dopo l'inedito Walker (2007). Adam Resurrected, tratto dal best-seller di Yoram Kaniuk, narra le due vite di Adam Stein (Goldblum). Il nostro eroe racconta in voce over la sua esperienza di internato: prima in un campo di concentramento nazista poi in un istituto di igiene mentale israeliano per sopravvissuti, fisicamente ma non psicologicamente, all'Olocausto. Adam era il miglior clown di Berlino. Ridevano anche i nazisti ma non al punto da perdonargli l'origine semita. Separato da moglie e figlia e costretto a fare il cane in un lager per un comandante nazista suo vecchio fan (il passato), cercherà di ritrovare l'equilibrio in un manicomio progressista sedici anni dopo (il presente). Mai visto il garrulo Goldblum così tormentato. Pellicola dolorosa e a tratti lancinante. Come mangiare la terra intorno alla tomba della persona amata.
Francesco Alò, Il Messaggero, 10 /12/2010 |
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Critica (2): | Negli anni Venti, Adam Stein (Jeff Goldblum) era un uomo felice, un marito perfetto, di professione prestigiatore e illusionista nella Germania di Weimar. Trenta anni più tardi, più niente gli restava. Adam è un uomo senza avvenire, senza presente e un passato che gli rievoca solo incubi tremendi. Per sopravvivere nel campo di concentramento diretto dal sadico comandante Klein (Willem Dafoe), Adam fu costretto a vivere e comportarsi come un cane per volere del comandante stesso. Superata la guerra, Adam è sempre preda dei suoi demoni del passato. Va a vivere in una sorta di sanatorio nel bel mezzo del deserto israeliano dove si trovano tutti i sopravvissuti all’olocausto con gravi problemi psichici. Un giorno Adam scopre un nuovo paziente: un giovane di 12 anni che crede di essere un cane. Non parla ma abbaia soltanto, non cammina normalmente ma procede carponi come una bestia. La collera e il dolore che attanaglia Adam, alla conoscenza di quel caso clinico, si trasforma presto in desiderio di aiutare quel bambino e questa sua nuova missione lo porterà ad intraprendere il viaggio di ritorno alla vita.
Dal romanzo di uno dei più grandi scrittori israeliani Yoram Kaniuk, Schrader trae ispirazione. Questa è la storia: un uomo che una volta era un cane incontra un cane che una volta era un bambino. Vi era già stato un film su questa vicenda: The day the clown cried, realizzato da Jerry Lewis ma mai proiettato, che si basava sulle vicende reali di un clown tedesco, Helmut Doork, realmente deportato per aver fatto della satira su Hitler e costretto ad intrattenere con i suoi numeri da circo le SS. Troppo facile con un autore così complesso (non vorrebbe essere un controsenso), evidenziare i temi portanti meravigliosamente rivelatore di questo cinema immenso. La colpa di Adam, quella di essere sopravvissuto, non è estinguibile, permane come debito, esige una pena e una espiazione attraverso la quale, si spera, ci si possa definitivamente liberare dal male. Schrader non circoscrive la colpa nel campo del peccato. Il senso di colpa di Adam si collega anche ad un divieto. Poter vivere ancora è da considerare colpevolezza a seguito di qualche indicibile violenza commessa di fronte alla sua gente. È quella angoscia morale che Adam sente in ogni istante della sua vita, soprattutto quando si lascia andare ancoranei suoi numeri per divertire i pazienti della clinica. Schrader si scaglia contro quella sorta di universalizzazione della colpa e l'interiorizzazione di un castigo che anestetizzano la sofferenza e rimuovono il risentimento.
Schrader nel suo cinema sente che la colpa non è più destino ma è trasformata in un processo di interiorizzazione. Ancora una volta il suo cinema sembra rivoltarsi. È scomposto, deragliante, sconcertante: il deserto rimanda lo sguardo verso spazi interiori. Adam sceglie, quando si fa cane, di cancellarsi, di entrare praticamentera in una non-vita, nell'isolamento e nella solitudine morale, tra le ferite vive del cuore.
L’altro doloroso paradosso è di abbracciare una lucida follia, anche quando Adam sente forte la vicinanza con il cane/bambino. È in questo preciso istante che Schrader lascia che la carne non tradisca mai la materia fino in fondo. Adam resuscita la prima volta e poi una volta ancora: riunisce l’anima con il corpo destinato alla morte. Questa volta sembra compiere un passo avanti o forse indietro Schrader: il suo Adam non rappresenta pienamente la trascendenza come non esistenza, quanto meno l’immanenza come totale “rimanere in... sé, con sé”.
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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