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Mio fratello rincorre i dinosauri


Regia:Cipani Stefano

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Giacomo Mazzariol; sceneggiatura: Fabio Bonifacci; fotografia: Sergi Bartrolí; musiche: Lucas Vidal; montaggio: Massimo Quaglia; scenografia: Ivana Gargiulo; costumi: Gemma Mascagni; interpreti: Alessandro Gassman (Davide), Isabella Ragonese (Katia), Rossy de Palma (Zia Rock), Francesco Gheghi (Jack), Gea Dall'Orto (Chiara), Maria Vittoria Dallasta (Alice), Lorenzo Sisto (Gio), Roberto Nocchi (Vitto), Saul Nanni; produzione: Paco Cinematografica, Neo Art Producciones con Rai Cinema;
distribuzione: Eagle Pictures; origine: Italia-Spagna, 2019; durata: 100'.

Trama:Jack fin da piccolo ha creduto alla tenera bugia che i suoi genitori gli hanno raccontato, ovvero che Gio, suo fratello, fosse un bambino "speciale", dotato di incredibili superpoteri, come un eroe dei fumetti. Con il passare del tempo Gio, affetto dalla sindrome di Down, per suo fratello diventa un segreto da non svelare. Con questo sentimento nel cuore, trascorre il tempo delle scuole medie. Quando Jack conosce il primo amore, Arianna, la presenza di Gio, con i suoi bizzarri e imprevedibili comportamenti, diventa per lui un fardello tanto pesante da arrivare a negare ad Arianna e ai nuovi amici del liceo l'esistenza di Gio. Ma non si può pretendere di essere amati da qualcuno per come si è, se non si è in grado per primi di amare gli altri accettandone i difetti. Sarà proprio questo l'insegnamento che Jack riceverà da suo fratello grazie a quel suo originale punto di vista sul mondo e quando riuscirà a farsi travolgere dalla vitalità di Gio comincerà a pensare che forse è davvero un supereroe.

Critica (1):Stefano Cipani dirige l’adattamento del libro di Giacomo Mazzariol, Mio fratello rincorre i dinosauri, evento speciale nelle Giornate degli Autori di Venezia76: una storia vera potente, umana, che prende le mosse da una colpa fondamentale, una vergogna inconfessabile, quella di un ragazzo che mente per nascondere un fratello, Gio (Lorenzo Sisto), con la sindrome di Down.
Non comprende nemmeno quanto profondamente il suo gesto cambierà la sua stessa vita, il Giacomo, anzi “Jack” (Francesco Gheghi) protagonista, che per il resto dell’avventura si barcamena tra amicizie, affetti e un’adolescenza appena cominciata e già, apparentemente, insormontabile.
La morale è che, sì, da una bugia non si torna indietro, o almeno non si torna indietro indenni, ma si può imparare molto più di qualcosa, con il coraggio necessario ad affrontarne le conseguenze. La prova attoriale è un coro tutto sommato armonico, seppure senza picchi, forte dei suoi due numi tutelari: Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese, padrino e madrina di una famiglia cinematografica, scandiscono una vicenda delicata quanto disinvolta nel trattare con la giusta ironia temi complessi e troppo spesso travisati.
Il rapporto tra i due fratelli, peraltro non fratelli unici ma, drammaturgicamente, come se lo fossero, è lo snodo centrale del film. Ma ci sono altri petali su questo fiore, e proprio di questa varietà la regia si impreziosisce, facendone leggerezza.
Forse, la conclusione delle dis-avventure di Jack potrebbe essere più approfondita. Nei pesi e contrappesi morali fino a quel momento giostrati con precisione, il compromesso raggiunto nell’epilogo è sia anticlimatico che un poco approssimativo. Un peccato, ma non uno grave, perché il sorriso strappato rimane.
Andrea Giovalé, cinematografo.it

Critica (2):Nel parcheggio deserto di un discount di paese, i Mazzariol sono soliti comunicare ai figli le notizie più importanti che riguardano la loro famiglia. Ma la più significativa di tutte è – decisamente – quella che annuncia l’arrivo del quarto bambino in casa, che scatena la contentezza smisurata del fratellino minore Jack. Ma quando il piccolo Giovanni – detto Gio – viene al mondo, la felicità dei neo-genitori Davide (Alessandro Gassmann) e Katia (Isabella Ragonese) viene minata dall’inattesa notizia della sindrome di Down del bambino, con la quale dovranno fare i conti senza esserne minimamente preparati.
Come poter raccontare una tale, gravosa, storia di famiglia e malattia senza cedere alla pressione ampollosa – e spesso buonista – dei racconti più convenzionali sul tema? Il giovane regista Simone Cipani sa come seguire – ma poi anche oltrepassare – il modello hollywoodiano ben “incartato” alla Wonder, scegliendo una strada tutta personale di semplicità e innocenza, qualità che derivano entrambe dallo sguardo dei ragazzi protagonisti della vicenda. Dopo l’arrivo di Gio, infatti, quello che vediamo sullo schermo è il punto di vista del piccolo Jack, innamoratissimo di questo fratello speciale con un cromosoma in più. Un fratello con i super poteri, un “super Down” diverso da tutti gli altri per le sue particolarità inconsuete («È di un altro pianeta, vero?»). Parallelamente anche noi impariamo a vedere in Gio un bambino “magico”, bello pur con tutti i suoi difetti fisici, vivace e sempre gioioso come l’ambiente – di gialli e ocra intensi – che è stato (ri)creato intorno a lui.
L’omonimo romanzo autobiografico del giovane Giacomo Mazzariol – coautore della sceneggiatura – diventa sullo schermo racconto che emana candore, lo stesso che solo l’innocenza dell’infanzia può rivelare. E quando il reale, il mondo esterno ostile, fa la sua comparsa prepotente nella vita di Jack, ora divenuto adolescente (Francesco Gheghi), le illusioni infantili si rompono e la magia lascia il posto a paure e fragilità esistenziali che da bambini non si conoscevano ancora.
La commedia dai toni leggeri e dai dialoghi divertenti dell’incipit, dunque, si flette sempre di più: attraversando intanto le consuete tappe da coming of age (il liceo, i primi amori disillusi, le frustrazioni da matricola, il primo fumo), in un’atmosfera che rievoca volti da Stranger Things che incontrano all’angolo Greta Thunberg e i nuovi compagni ambientalisti. Per arrivare all’ombrosità della seconda parte, mai innaturale, sempre opportunatamente adattata ai modi social divoratori dei nostri tempi (l’ossessione per la viralità dei video caricati online).
Cipani – grazie a un brillante cast nel quale spicca l’almodovariana Rossy de Palma – dosa le forze emotive del suo (primo) lungometraggio, regalando una storia di amore e “cura” di grande autenticità, nella quale trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il sorriso, la condivisione, l’affetto vero. La commedia che intreccia la vita.
Martina Puliatti, sentieriselvaggi.it, 2/9/2019

Critica (3):

Critica (4):
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