Cattedrali della cultura - Cathedrals of Culture
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Regia: | Wenders Wim e altri |
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Cast e credits: |
Regia: Wim Wenders ("La Filarmonica di Berlino"), Michael Glawogger ("La Biblioteca Nazionale Russa"), Michael Madsen II ("Il Carcere di Halden"), Robert Redford ("The Salk Institute"), Margreth Olin ("L'Opera House di Oslo"), Karim Aïnouz ("Il Centre Pompidou"); sceneggiatura: Wim Wenders ("La Filarmonica di Berlino"), Michael Glawogger ("La Biblioteca Nazionale Russa"), Michael Madsen II ("Il Carcere di Halden"), Anthony Lappé ("The Salk Institute"), Bjørn Olaf Johannessen ("L'Opera House di Oslo"), Margreth Olin ("L'Opera House di Oslo"), Karim Aïnouz ("Il Centre Pompidou"); fotografia: Christian Rein ("La Filarmonica di Berlino"), Monika Thaler ("La Biblioteca Nazionale Russa"), Wolfgang Thaler ("Il Carcere di Halden"), Ed Lachman ("The Salk Institute"), Øystein Mamen ("L'Opera House di Oslo"), Michal Leszczylowski ("L'Opera House di Oslo"), Ali Olcay Gözcaya ("Il Centre Pompidou"); musiche: Karsten Fundal ("Il Carcere di Halden"), Moby ("The Salk Institute"); montaggio: Toni Froschhammer ("La Filarmonica di Berlino", "Il Centre Pompidou"), Monika Willi ("La Biblioteca Nazionale Russa"), Janus Billeskov Jansen ("Il Carcere di Halden"), Jim Helton ("The Salk Institute"); produzione: Neue Road Movies in co-produzione con Final Cut For Real-Lotus Film- Mer Film-Les Films D'ici 2-Sundance Productions / Radicalmedia-Rundfunk Berlin-Brandenburg in collaborazione con Arte, Wowow; distribuzione: Nexo Digital, I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection; origine: Germania-Danimarca-Austria-Norvegia-Francia, 2014; durata: 156’. |
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Trama: | "Se gli edifici potessero parlare, cosa direbbero di noi?" Questo progetto cinematografico in 3D offre sei, sorprendenti risposte alla domanda. Le immagini di alcuni edifici, molto diversi tra loro ma altrettanto iconici, sono state catturate da sei acclamati registi, ognuno con il proprio stile visivo e approccio artistico, e i luoghi che ci mostrano sono manifestazioni materiali del pensiero e dell'azione umana.
"La Filarmonica di Berlino" - Agli inizi degli anni Sessanta due strutture confinanti, la Filarmonica di Berlino e il Muro di Berlino, offrivano visioni del futuro contrastanti: una di inclusione e possibilità, l'altra di esclusione e paura. Mezzo secolo dopo, nel cuore del centro culturale di Berlino di Potsdamer Platz, è la leggendaria Filarmonica di Hans Scharoun ad essere ancora in piedi, rappresentando una spettacolare icona di modernità e idealismo qui presentata attraverso gli occhi di molti dei suoi abitanti e origliando le prove dell'orchestra nella sala concerti centrale, dove Scharoun ha radicalmente reinventato il palco osando posizionarlo al centro dell'auditorium.
"La Biblioteca Nazionale Russa" - Dalla sua inaugurazione nel 1814, la Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo, progettata da Yegor Sokolov, ha assistito a buona parte della tumultuosa storia nazionale. Le sue pareti custodiscono un regno di pensieri che risalgono ad ancora prima, teneramente conservati dal personale in larga parte femminile della biblioteca, i cui tacchi risuonano interrompendo il silenzio delle sale sempre più vuote. Mentre la biblioteca parla allo spettatore attraverso passi scelti della sua letteratura più alta, al di là delle pareti c'è un mondo che si affida sempre più a cloud invisibili di dati per conservare la conoscenza. La Biblioteca nazionale russa è un promemoria potente della bellezza effimera dei libri, dei loro rifugi e dei loro custodi.
"Il Carcere di Halden" - Ideato dallo studio di architetti danese EMA, è stato definito "la prigione più umana al mondo" dalla rivista «Time» e dall'apertura nel 2010, ospita alcuni dei più pericolosi detenuti norvegesi. Possono le finestre senza sbarre, con vista panoramica sulla natura norvegese, aiutare davvero i criminali recidivi? Può una prigione essere veramente "umana"? Tradizionalmente le prigioni sono state progettate come luoghi punitivi: dentro la loro sfera la tolleranza della società finisce. Attraverso riprese fluttuanti come elemento di contrasto con la cattività dei prigionieri, viene mostrato come questa struttura inverta la tendenza imitando la "vita normale", esplorando il confine tra gli ideali umanisti di riabilitazione e la storica sete di vendetta e punizione della società.
"Il Salk Institute" - Nel 1959, il famoso virologo Jonas Salk chiese all'architetto Louis Kahn di progettare un nuovo tipo di istituto di ricerca: un luogo, come diceva, dove Picasso si sarebbe sentito a casa. Immaginava un "monastero" sulla costa californiana che permettesse agli scienziati di lavorare in sintonia con la natura senza le distrazioni del mondo moderno. Esempio di collaborazione unica tra due delle menti più originali del XX secolo, il Salk Institute è l'ultimo progetto di Kahn: un capolavoro moderno, una storia d'amore di angoli. Contemplando l'edificio, il film esorta a una riflessione più ampia sulle qualità esistenziali degli spazi. Può l'anima di un edificio influenzare e ispirare coloro che ci lavorano a raggiungere grandi risultati? Un ritratto meditativo di un luogo monumentale e un omaggio ispiratore a due anime senza tempo che condividevano la stessa fede nel design come strumento al sevizio dei più alti ideali umani.
"L'Opera House di Oslo" - Realizzato nel 2008 dallo studio Snøhetta, è la sede della compagnia dell'opera e del balletto norvegese, che emerge dal fiordo attraendo i visitatori con il suo apparentemente infinito tetto di marmo e i suoi raffinati interni. Il design mozzafiato dell'edificio, che incarna perfettamente la simbiosi tra arte e vita, fa sfumare la divisione spaziale tra interno ed esterno offrendo una miscela unica di relax, svago e alta cultura.
"Il Centre Pompidou" - Realizzato da Renzo Piano e Richard Rogers nel 1977, è sia una promessa democratica sia una giocosa utopia, che offre un'ampia scelta di cultura a una vasta gamma di visitatori. Come un aeroporto che trabocca dell'eccitazione dei viaggiatori in partenza per i loro viaggi, il Centro pulsa del fremito dei visitatori in attesa di dirigersi alle gallerie d'arte, agli archivi e le biblioteche, ai luoghi d'intrattenimento, ai cinema, al ristorante e alla piattaforma panoramica. Il Pompidou è come un'enorme calamita al centro della città che esercita il suo fascino sui diversi visitatori - locali e stranieri, nuovi e abituali. Un punto di riferimento parigino, raccontato muovendosi lungo le gallerie di vetro delle sue scale mobili futuristiche, soffermandosi sugli incredibili panorami di Parigi e sulle vaste collezioni d'arte moderna, ed esplorando le sue stanze segrete. |
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Critica (1): | L'obiettivo era quello di «tirar fuori» l'anima di alcuni celebri edifici, di «farli parlare» in prima persona. Il risultato è Cathedrals of Culture, presentato (...) in prima mondiale alla Berlinale, un documentario in 3D di 158 minuti dove sei registi internazionali «danno la parola» ad altrettante costruzioni. All'origine del progetto (e della scelta di girarlo tutto in 3D) c'è Wim Wenders, che apre il film raccontando la sede della Berliner Philharmonic. A seguire l'austriaco Michael Glawogger che ha scelto la Biblioteca nazionale russa, a San Pietroburgo, poi il danese Michael Madsen con la prigione norvegese di Halden (secondo 'Time' «la più umana prigione del mondo»), Robert Redford che ha filmato il Salk Institute a La Jolla, in California, la norvegese Margreth Olin con l'Opera House di Oslo e il brasiliano (ma trapiantato a Berlino) Karim Ainouz che chiude con il Centre Pompidou di Parigi. Ognuno ha scelto in totale libertà l'oggetto del proprio film, secondo affinità di tipo culturale (per Ainouz il Beaubourg impersonifica la «casa della cultura») o affettive (Redford ha visto nascere e crescere l'istituto perché abitava nei paraggi). Ogni episodio è accompagnato da un narratore (e una narratrice) che «parla» in prima persona a nome dell'edificio (come hanno scelto Wenders, la Olin e Ainouz), usa testi classici (Glawogger che cita Gogol, Dostoevskij, Bunin e altri celebri scrittori russi), affida a una psicologa il compito di rendere esplicito l'implicito (per il film sul carcere) oppure, come fa Redford, fa dialogare la voce dell'architetto Louis I. Kahn (morto nel '74) con quella dei ricercatori che utilizzano il centro da lui progettato. Il risultato è un viaggio affascinante e a tratti visivamente emozionante dentro sei luoghi capaci di influenzare con le proprie forme le attività che ospitano (i corridoi pieni di libri della biblioteca, il gioco interno/esterno dell'Opera di Oslo) ma soprattutto testimoniare lo sforzo dell'uomo per aiutare a vivere (o a redimersi) al meglio.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera, 13/2/2014 |
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