Occhi stanchi (Gli)
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Regia: | Salani Corso |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Corso Salani, Monica Rametta; suono: Marco Chiariotti; fotografia: Riccardo Gambacciani; organizzazione e montaggio: Alessandro Piva; interpreti: Agnieszka Czekanska (Ewa), Corso Salani, Alessandro Piva, Marco Chiariotti; produzione: Balaton Film; origine: Italia; 1995; durata: 95'. |
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Trama: | Dopo otto anni trascorsi nell'Europa occidentale (Cipro, Düsseldorf, Fiumicino, Viareggio, Roma), la polacca Ewa accetta di tornare al paese natio polacco, sul Baltico, in pulmino con un trio di cineasti (regista, operatore, fonico). Durante il viaggio racconta le sue tristi peripezie nel mondo della prostituzione, della schiavitù, dell'esilio. |
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Critica (1): | Corso Salani, dov'era finito? Attore quasi per caso in film importanti (Il muro di gomma, Nel continente nero, La fine è nota), regista di film appartati, a bassissimo costo (Voci d'Europa, Gli ultimi giorni), le sue tracce si erano perse. Ora, si hanno di nuovo notizie di lui. Buone notizie. Ha appena finito un film, un lungo viaggio di immagini che arrivano fino in Polonia. Si chiama Gli occhi stanchi: sarà presentato il 17 gennaio a Trieste, al Festival Alpe Adria, che si occupa propria delle realtà dell'Est europeo. Poi avrà, probabilmente, una "prima" fiorentina. La Polonia, l'Est europeo: uno dei luoghi del mondo su cui Salani ha messo gli occhi, di cui sente più intensamente le vibrazioni, i tremori e i timori di una gente che si affaccia alla vita "occidentale" senza gli anticorpi, le difese che abbiamo noi. Gli occhi stanchi sviluppa la storia di una ragazza polacca che, come tanti, non riesce a sfuggire al destino comune della maggioranza delle ragazze dell'Est: prima il lavoro come "ballerina" in un'albergo, poi la prostituzione vera e propria e un girovagare in Europa che è una vera e propria via crucis. Tutto questo l'attrice - bravissima - lo racconta dritto in faccia alla macchina da presa, durante un viaggio in un pulmino che la riporta a casa, dopo otto anni di dolore, otto anni nei quali ha conosciuto il lato peggiore del mondo, degli uomini, della vita. Salani la interroga, ascolta il suo racconto, sta con la telecamera dritta negli occhi, splendidi, della ragazza, mentre si viaggia fra autostrade notturne, autogrill, soste malinconiche, tavolini e caffè, brevi battute per rompere la tensione. È un piccolo film, una piccola storia che corre sul crinale, sottilissimo, tra la finzione e la realtà. E che riesce a muovere emozioni come e più di un film "grande", spettacolare. Merito dell'attrice, straordinaria, che recita in polacco - nella versione che vedremo al cinema - la sua voce si fonde con la traduzione di Corso Salani; e merito di una regia attenta ai partico
lari, una regia sommessa, attenta a non prevaricare il soggetto, la persona, la storia che quella persona sta raccontando. Un road-movie, onesto e semplice ma anche notturno e misterioso, nel suo puntare dritto al cuore dell'Est, senza illusioni, con una voglia di riscatto e di futuro che cresce, però, un minuto dopo l'altro, forte come una fame. Toni wendersiani, in certi momenti, con un'attrice tanto brava che sembra dire le cose controvoglia; sembra che abbia negli occhi tutto il peso, tutto il piombo della sua storia.
Un road-movie, un cinema in moto continuo. Del resto, il movimento, per Salani, sembra una necessità. Gli piace viaggiare, in Paesi che le agenzie di viaggio non segnalano troppo. Sembra di vederlo, con quei scarponi da montanaro, il maglione enorme, protetto dal freddo, dal caldo, dagli sguardi. Non è in Polonia che si è rifugiato, negli ultimi sei mesi. Ma in Argentina, partito per una breve vacanza e poi conquistato da quel Paese un po' sfatto, così simile a un'Italia sgualcita e più vecchia. In quei sei mesi è finito a fare un po' di tutto. Anche all'università, a insegnare a un migliaio di studenti argentini come si fa il cinema a costo zero, con niente o quasi. Ed è finito anche in un provino per una telenovela: chiamato, dopo qualche mese, per recitare accanto ad Andrea Del Boca. Ma stava già ripartendo. Sarebbe finito in tutti i tinelli italiani, nelle cucine, fra i soffritti e le lacrime, un po' per sentimento, di tante casalinghe. Altri occhi stanchi. Come quelli della sua ragazza polacca.
Giovanni Bogani, Il Resto del Carlino |
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