Corpi estranei (I)
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Regia: | Locatelli Mirko |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Mirko Locatelli, Giuditta Tarantelli; fotografia: Ugo Carlevaro; musiche: Baustelle; montaggio: Fabio Bobbio, Mirko Locatelli; suono: Paolo Benvenuti; interpreti: Filippo Timi (Antonio), Jaouher Brahim (Jaber), Gabriel De Glaudi (Pietro), Tijey De Glaudi (Pietro), Dragos Toma (Eugeniu), Naim Chalbi (Rachid), El Farouk Abd Alla (Youssef); produzione: Fabio Cavenaghi, Paolo Cavenaghi, Mirko Locatelli, Giuditta Tarantelli per Strani Film, in associazione con Officina Film, Deneb, in collaborazione con Sae Institute Milano; distribuzione: Strani Film in collaborazione con Mariposa Cinematografica; origine: Italia, 2013; durata: 98’. |
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Trama: | Antonio e Pietro, padre e figlio, sono soli a Milano. Il piccolo Pietro è affetto da una rarissima malattia: insieme al papà ha dovuto lasciare il sud per cercare un barlume di speranza nel capoluogo lombardo. Jaber ha 15 anni, ed è giunto da poco in Italia dal Nord Africa per sfuggire ai tumulti che hanno accompagnato le primavere arabe. Il ragazzo deve assistere l'amico Youssef, anche lui, come Pietro, costretto in ospedale. È proprio qui che Antonio e Jaber, anime sole e tormentate, "corpi estranei" in una città lontana, si incontrano... |
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Critica (1): | In quasi unità di luogo, tempo e azione, sicuramente con un unico baricentro che è il dolore nascosto di un uomo, il giovane Mirko Locatelli torna nel profondo Nord dopo il notevole Primo giorno d'inverno, sempre con un modo asciutto, documentario, impietoso di guardare la realtà. Qui ci racconta quasi senza parole, in una sorta di ovattato ospedale con il grigio lombardo dipinto fuori, il dramma di un padre, solo col suo bimbo di pochi mesi molto malato. Tutto gli è corpo estraneo, compresa la malattia, eccetto il figlioletto che accudisce con ansia animale: sono estranei tutti coloro che incontra, specie un ragazzo arabo che sta curando un amico. (...) Soggetto triste, non nuovo sui nostri schermi dove abbiamo visto il bellissimo La guerra è dichiarata e presto Alabama Monroe, eppure il film di Locatelli è propositivo, non angoscia, mostra la metamorfosi del personaggio, interpretato da Filippo Timi, attore straordinario che qui raggiunge risultati impensabili perché gioca anche contro la sua natura estroversa e deve levare ogni emozione esteriore restituendola però con segno più profondo e tecnicamente dolce. La sua interpretazione, insieme ai ragazzi arabi bersaglio di quel razzismo casual quotidiano che sembra un peccato veniale, è la ragione stessa del film che evita la retorica della malattia e della redenzione pur analizzando come in provetta la nascita della consapevolezza che sfocia alla fine in un certo sorriso. Anche il film stesso prima di vederlo è un corpo estraneo che ci diventa consanguineo specie se raccontato da Locatelli con lo stile di un'istantanea del dolore ma anche della tenerezza e della dolcezza del padre.
Maurizio Porro, Corriere della Sera, 3/4/2014 |
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Critica (2): | Due parole chiave: dignità e pudore. Sono i concetti di partenza a cui si è voluto ispirare Mirko Locatelli, giovane regista milanese giunto al suo secondo lungometraggio, con I corpi estranei, in uscita in tutte le sale il 3 aprile, con protagonista Filippo Timi (…) . La storia racconta dell'incontro tra Antonio (Timi), padre del piccolo Pietro, e Jaber (Jaouher Brahim), quindicenne nordafricano, costretti a sostare all'ospedale: uno per curare il figlio, l'altro per assistere un amico. La malattia è l'occasione d'incontro di due anime sole.
«Il film – spiega Locatelli – parte dal desiderio di continuare un personale percorso di ricerca. Insieme alla sceneggiatrice, che mi ha dato l'input mostrandomi un'immagine di vent'anni fa che ritraeva un genitore col suo bambino nel reparto oncologico di un ospedale del Nord Italia, abbiamo voluto realizzare un film sull'assenza, sull'incapacità di ricevere consolazione da parte del protagonista».
Dove sono la dignità e il pudore di questo film?
«La dignità è quella di Antonio, eroe silenzioso, lontano dalla famiglia per proteggere suo figlio; ma anche quella di Jaber, poco più che un ragazzino, che si muove quasi sempre nel buio, come fosse a guardia del corpo, ancora vivo, del suo amico Youssef; e quella di tutti gli uomini e le donne che lottano per la sopravvivenza, propria o dei propri cari, nella corsia dell'ospedale come tra i bancali di un mercato notturno. Il pudore è quello che in fase di scrittura avevamo voluto appartenesse ai nostri personaggi, e con cui poi ho voluto raccontarli, come fossero protagonisti di un documentario, per tutelare i loro corpi, i loro sentimenti, i loro rapporti».
La scelta di Filippo Timi?
«Abbiamo scritto la sceneggiatura pensando a lui: è un uomo-montagna, nero, scuro, con una voce profonda, esteticamente duro, ruvido. Era perfetto per un ruolo come questo».
La Gazzetta di Bari, 14/3/2014 |
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Critica (3): | È un film di poche parole I corpi estranei di Mirko Locatelli; però è un film molto eloquente. Grazie all'interpretazione di Filippo Timi, che lo regge quasi per intero sulle proprie spalle, e alla grande; e grazie a una regia calcolatissima e insieme fluida: semi-soggettive, carrelli a precedere e a seguire, fotografia che percorre gli ambienti in lunghi piani-sequenza, come nel cinema dei fratelli Dardenne. Un film che non cerca di compiacere lo spettatore, certo; non cerebrale, però: anzi, emotivamente intenso nel suo linguaggio severo ma 'necessario'.
Roberto Nepoti, la Repubblica, 3/4/2014 |
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Critica (4): | |
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