Quel fantastico peggior anno della mia vita - Me and Earl and the Dying Girl
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Regia: | Gomez-Rejon Alfonso |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: dal romanzo di Jesse Andrews; fotografia: Chung Chung-hoon; musiche: Brian Eno; montaggio: David Trachtenberg; scenografia: Gerald Sullivan; arredamento: Diana Stoughton; costumi: Jennifer Eve; interpreti: Thomas Mann (Greg Gaines), Olivia Cooke (Rachel), RJ Cyler (Earl), Nick Offerman (padre di Greg), Molly Shannon (madre di Rachel), Jon Bernthal (Sig. McCarthy), Connie Britton (madre di Greg), Matt Bennett (Scott Mayhew), Katherine Hughes (Madison), Chelsea T. Zhang ( Naomi), Natalie Marchelletta (Anna); produzione: Steven Rales, Dan Fogelman, Jeremy Dawson per Rhode Island Ave; distribuzione: Twentieth Century Fox; origine: Usa, 2015; durata: 105’. |
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Trama: | Greg Gaines ha deciso che il suo ultimo anno di liceo passerà all'insegna del completo anonimato, evitando ogni tipo di rapporto sociale. In segreto, però, il ragazzo sta girando una serie di filmati amatoriali insieme al suo unico amico, Earl. Quando sua madre lo costringe a stringere amicizia con Rachel, una compagna di classe affetta da leucemia, il progetto di Greg rischia di essere seriamente compromesso, ma pian piano scopre quanto valore può avere un vero legame di amicizia. |
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Critica (1): | Immaginate un 24enne che si porta addosso da sempre il nome Thomas Mann. Non deve essergli riuscito difficile diventare Greg, liceale insicuro, capace di odiare se stesso con mirabile delicatezza e di disprezzare la folla dei suoi coetanei con ironia, cospargendo il tutto di un nichilismo in cui non crede ma che sa usare al meglio per sopravvivere.
Un nerd capace di girare con l’Earl del titolo originale (Me and Earl and the Dying Girl) ben 42 miniremake di classici del cinema, visto l’amore per la Settima Arte che il papà del protagonista, sociologo mal vestito e incline all’indolenza, ha loro regalato con un’ossessione per Werner Herzog esilarante. E varrebbe la pena vedere questo film gioiello solo per le sequenze di homevideo (nel senso di film fatti in casa, però): geniali, come i giochi di parole dei titoli. Da A sockwork orange – in cui si consulta un motore di ricerca da Oscar: Droogle – a 2.48 pm Cowboy, passando per Raging Bullshit e Monorash, Rosemary Baby Carrots e Scabface, The 400 Bros e Eyes Wide Butt.
Ma c’è molto più di un gioco cinefil-parodistico in Quel fantastico peggior anno della mia vita (...). Non fatevi condizionare dal titolo italiano imbarazzante, Thomas Mann e Olivia Cooke sono splendidi protagonisti di un’amicizia adolescenziale minata dalla malattia – un genere che ha ripreso vigore negli ultimi anni, vedi Colpa delle stelle –, ma soprattutto di un racconto struggente e sensibile sull’età peggiore, sulla prepotenza di un momento della vita che sa vessarti come pochi altri, che può spezzare o schiacciare chi è così sensibile da non riuscire a lottare. E allora Alfonso Gomez-Rejon, al secondo lungometraggio cinematografico ma già padre di molti episodi di Glee e American Horror Story, dirige un lavoro che ha una regia di alto livello, con virtuosismi che mai sono fini a se stessi ma che, piuttosto, assecondano i rischi della sceneggiatura, e giovani attori di grande talento. Da Mann, di cui sentiremo parlare a lungo e che si avvia ad essere uno dei migliori della sua generazione, alla dolce Cooke, più defilata e motore immobile della tempesta emotiva di Greg (a differenza della meravigliosa Emma Watson di Noi siamo infinito), ma efficace nell’aprirci il mondo del dolore e dell’amicizia con quegli occhioni grandi e sorrisi speciali.
Jack Bristow, rollingstone.it,15/8/2015 |
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Critica (2): | Me and Earl and the Dying Girl, in Italia Quel fantastico peggior anno della mia vita, ha (stra)vinto al Sundance Gran Premio della Giuria e Premio del Pubblico, ora passa fuori concorso al 33° Torino Film Festival, portando una sana ventata di indie stelle e strisce, genere sui generis recentemente falcidiato dalla serialità, che ne “prende in prestito” le meglio intelligenze creative.
Viceversa, Alfonso Gomez-Rejon viene proprio dalle serie (Glee e American Horror Story) e per il suo secondo lungometraggio di finzione si appoggia al romanzo d’esordio, e di culto, di Jesse Andrews (Einaudi): coming of age, cancer movie, teen movie, di tutto e di più, ma fatto bene, con delicatezza, empatia e (smell like) teen spirit, sul basso continuo indie, Sundance – e hipster, e nerd-fighetto – che ben conosciamo.
Siamo, poeticamente e, diremmo, pure ideologicamente, dalle parti di 500 giorni insieme, The Perks of Being a Wallflower e Little Miss Sunshine: il protagonista è Greg (Thomas Mann), un liceale di talento, ma scarsa autostima, che vivacchia sullo sfondo, senza emergere intenzionalmente, soprattutto, senza farsi toccare da alcunché. Ha in Earl (Rj Cyler) un “collaboratore” – guai chiamarlo amico – con cui realizza in live-action e stop-motion dei corti omaggio e parodia insieme dei capolavori della storia del cinema, da Arancia meccanica a Fitzcarraldo e Aguirre del maestro Werner Herzog. L’ultimo, però, avrà un soggetto originale e terminale: una compagna di scuola colpita dalla leucemia, Rachel (Olivia Cooke), di cui Greg finirà per diventare amico sincero, nonostante l’avvicinamento si debba al diktat di sua madre.
Ilare e ironico, e non solo nei remake artigianali, fresco ed esibizionisticamente sincero nella liaison disperata di Greg e Rachel, disadattato ed esibizionisticamente fuori dagli schemi, Quel fantastico peggior anno della mia vita non lascia indifferenti: nel gramo cinema attuale non è importante, è tutto.
Federico Pontiggia, cinematografo.it |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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