Lo fanno tutti?/ Getting Any? - Minna Yatteruka
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Regia: | Kitano Takeshi |
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Cast e credits: |
Soggetto: Takeshi Kitano; sceneggiatura: Takeshi Kitano; fotografia: Katsumi Yanagijima; musiche: Senji Horiuchi, Hidehiko Koike; montaggio: Takeshi Kitano, Yoshinori Ota; scenografia: Norihiro Isoda; costumi: Fumio Iwasaka; interpreti: Moeko Ezawa Akuryu (giudice), Tokie Hidari (madre), Yojin Hino (concessionario), Minoru Iizuka (Asao), Takeshi Kitano (scienziato), Masumi Okada (attore russo); produzione: Office Kitano; origine: Giappome, 1994; durata: 92’. |
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Trama: | Asao non riesce ad avere rapporti con le donne. Una mattina, dopo aver sognato una donna bellissima che aveva un amplesso dentro un'auto di lusso, si convince che le donne amano gli uomini che possiedono una macchina. Compra quindi un auto nuova, ma contrariamente alle sue aspettative viene continuamente rifiutato e la macchina si schianta contro un camion. Vede allora sfrecciare nel cielo un Jumbo. Subito la sua immaginazione corre al trattamento speciale riservato a un passeggero di prima classe. Decide per questo di rapinare una banca. Dopo un ennesimo fallimento, si convince di dover diventare un attore famoso. Presentatosi a un provino, riesce ad ottenere una piccola parte in un film. Per uno stupido incidente (causato dallo stesso Asao) l'attore protagonista si infortuna e viene sostituito da Asao. E' l'occasione della vita. Ma riesce a fallire anche questa volta. Fino a quando viene avvicinato da un medico, alla ricerca dell'uomo invisibile… |
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Critica (1): | Mettendo in conto che Beat Takeshi è in patria un Dio della televisione demenziale, l'affrontare il film potrebbe essere meno spiazzante di quanto risulterebbe se [osi accostasse agli altri suoi lavori. Basterebbe appunto ricordare quanto questo film si configuri come ripresa e satira di quel mondo televisivo nel quale da così lungo tempo Kitano è protagonista: non solo nello stravolgimento di stereotipi chiaramente da piccolo schermo, ma nella struttura episodica e frammentata che domina il film (non c'è stata una sceneggiatura fissa: il film si è formato episodio per episodio, un po' come accade nella costruzione di un serial tv). Ma il problema e la difficoltà non cambiano: Getting Any? lascia di sasso, un po' come la faccia del protagonista. Ogni plateale interpretazione possibile - è una parodia fulminante di molte situazioni/sintomi/realtà tipiche giapponesi, come il sesso, la yakuza, la sauna, il lavoro cinematografico; è un lungo gag autoreferenziale, dai colori squillanti, che riprende gli stilemi degli sketch televisivi in cui Kitano e il suo alter-ego Dankan, protagonista assoluto del film, si divertono a inscenarsi masochisticamente in circostanze catastrofiche, alla fine delle quali è quasi sempre il secondo a beccarsi un sacco di botte; è un omaggio divertito e di grana grossa a molte cose, tra cui i "kaiju eiga", i film di mostri giapponesi degli anni Cinquanta-Sessanta-Settanta, con Takeshi che interpreta uno scienziato pazzo convinto di poter rendere invisibili le sue cavie di laboratorio, ma poi, per il classico errore, trasforma il povero Dankan in uomo-mosca; è un delirante pot-boiler che va dal bizzarro allo scatologico con un'impassibilità surreale invidiabile – non facilita di certo l'incontro con un oggetto che è, letteralmente, di un altro mondo. (…)
C'è chi dice che Getting Any? non fa ridere. Eppure le situazioni e i meccanismi del movimento comico sono identici a tutti quelli che si trovano anche nella più bieca commediaccia occidentale: Dankan che desidera ardentemente fare sesso in auto, invitando signorine di passaggio e finendo sempre, per colpa di un'utilitaria che perde i pezzi per strada o per dabbenaggine, a bocca asciutta; che tenta rapine che immancabilmente falliscono per travestimenti idioti o saracinesche imprevedibili; che prova a recitare distruggendo il set; che pensa che in aereo il servizio clienti offra hostess disinibite, ma trova invece un pilota folle che diletta i passeggeri con uno spettacolino nude; che si trova per caso nei panni di uno spietato killer, riuscendo con una maldestrezza da manuale a conquistare l'ammirazione dei gangster. Kitano ha radunato ogni possibile espediente di comicità pesante, nel senso di apertamente popolare (persino i più vecchi, come quando Dankan inciampa in un secchio cascandoci dentro con la testa), bloccandoli: il senso di moto, ovvero di dinamismo d'azione, con un inizio e una fine, che dovrebbe caratterizzare il ritmo compositivo del gag, viene brutalmente stoppato in una sorta di freeze frame subcosciente; la velocità, variabile e ondulatoria, di cui si ciba il gag, si annulla (quasi) completamente, immobilizzando la scena e, di conseguenza, il suo significante, cioè la sollecitazione di una reazione umoristica. Lo sketch di Getting Any? comincia classicamente con una frizione (ovvero l'incontro/scontro di opposti, di materiali incompatibili; il contatto dinamitardo tra un elemento mobile e uno fisso; lo sfascio impossibile di un fattore scenico, che va dall'oggetto all'intero set), prosegue per alcuni istanti secondo le attese spettatoriali del botto prolungato, e poi si arresta, stupito e incredulo. Dankan, fresco di noleggio auto, vede una sventola che cammina tranquillamente, accelera ma si accorge tardi che i freni non funzionano; un'occhiata al cruscotto, controcampo, il sedere di lei è ormai troppo vicino per poter cambiare rotta; colpo sonoro, stacco, e inquadratura della sventurata distesa semispiaccicata a terra, con l'auto che si allontana. Oppure: Dankan, durante uno dei suoi disastrosi tentativi di rapina, si sporge da uno stipite di muro per controllare se, all'interno dell'ufficio scelto per il crimine, le circostanze sono adatte all'azione; stacco, controcampo dell'ufficio, una stazione di polizia; stacco, e Dankan che, piano piano, arretra, scomparendo dalla scena. E via di seguito, in un inanellarsi continuo e felicemente illogico. (…)
Kitano Beat Takeshi, a cura di M. Fadda e R. Censi, Sorbini Editore, 1998 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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