Diseducazione di Cameron Post (La) - Miseducation of Cameron Post (The)
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Regia: | Akhavan Desiree |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Desiree Akhavan, Cecilia Frugiuele, dal romanzo omonimo di Emily M. Danforth; fotografia: Ashley Connor; musiche: Julian Wass; montaggio: Sara Shaw; scenografia: Markus Kirshner; costumi: Stacey Berman; interpreti: Chloë Grace Moretz (Cameron Post), Sasha Lane (Jane), Jennifer Ehle (Dott.ssa Lydia Marsh), John Gallgher Jr. (Reverendo Rick), Forrest Goodluck (Adam), Marin Ireland (Bethany, Owen Campbell (Mark), Kerry Butler (Ruth), Quinn Shephard (Coley), Emily Skeggs (Erin); produzione: Beachside Films, Parkville Pictures; distribuzione: Teodora Film; origine: Usa, 2018; durata: 91’. |
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Trama: | In una cittadina del Montana, nel 1993, la giovane Cameron Post sorpresa a baciarsi con una ragazza durante il ballo della scuola, e viene spedita in un centro religioso, God's Promise, in cui una terapia di conversione dovrebbe "guarirla" dall'omosessualità. Insofferente alla disciplina e ai dubbi metodi del centro, Cameron stringe amicizia con altri ragazzi, finendo per creare una piccola e variopinta comunità capace di riaffermare con orgoglio la propria identità. |
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Critica (1): | L’attenzione alle tematiche di genere sessuale, alle differenti sfumature personali dell’identità e la conseguente agitazione di spauracchi come il gender e simili ha portato molti autori a riflettere sulle tecniche di “riabilitazione e recupero” che negli anni si sono operate nei confronti degli omosessuali: La diseducazione di Cameron Post è uno di questi.
Diretto dalla regista di origina iraniana Desiree Akhavan, il film vede protagonista la Cameron del titolo che, dopo essere stata scoperta a baciarsi con una sua amica, viene mandata in un una comunità di rieducazione per peccatori: il rapporto con altri due “discepoli” sarà alla base della sua personale diseducazione. La regista adatta con Cecilia Fruguiele il romanzo di Emily Danforth e realizza una drammatica teen-comedy in cui più che il peso delle azioni conta quello delle etichette.
Perché rileggendo il teen drama dei camping estivi – un po’ campeggi e un po’ collegi – nell’ottica del posizionamento sessuale (ma non solo: come il sesso omosessuale anche la droga è un peccato da raddrizzare), Akhavan realizza un film in cui il vero asse della riflessione è come ci si pone all’interno della comunità, dove siamo rispetto allo sguardo degli altri e come possiamo (dobbiamo) uniformarci a quello sguardo e a quelle attese. Il campo “Discepolo di Dio” non educa tanto al mantenimento della giusta via spirituale quanto alla sopportazione dello sguardo altrui, il giudizio implicito in quello sguardo ogni volta che si posa su di noi assieme alle etichette che comporta.
Continuando così un percorso cominciato col suo film d’esordio, Appropriate Behavior, Akhavan continua a riflettere sul rapporto tra percorso individuale e collettivo attraverso gli strappi dolorosi di quel percorso: e in La diseducazione di Cameron Post lo fa cercando toni sfumati e la precisione descrittiva dei personaggi, rigettando la condanna o il sarcasmo manicheo verso l’istituzione che critica ma allo stesso tempo ponendosi il problema di chi giudica e chi è giudicato. Sotto la punta dell’iceberg – l’immagine metaforica alla base del film – c’è una resistenza di pensiero, azione e identità che passa dalla diversità (una ragazza lesbica, una afro-americana bisessuale e un nativo americano chiamato “Due spiriti” per l’ambivalenza della sua identità di genere). E che cerca una libertà che non è solo politica, ma è soprattutto umana.
Emanuele Rauco, cinematografo.it, 20/10/2018 |
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Critica (2): | "Mi ha da subito colpito e commosso il modo in cui parlava del passaggio all’età adulta senza essere predicatorio o affettato e fin dall’inizio pensavo che se fossi riuscita a farne un film mi sarei concentrata sulla seconda parte del romanzo, ambientata al centro di conversione”. La regista Desiree Akhavan aveva ricevuto un inaspettato libro, opera di Emily M. Danforth intitolata La diseducazione di Cameron Post, nel 2011, ancor prima che venisse pubblicato. Qualche anno dopo, nel 2015, mentre è in tour per presentare il suo lungometraggio di esordio, Appropriate Behavior, Akhavan gistava già pensando a un secondo film. È a quel punto che la storia di quel libro le torna in mente.
1993, una remota cittadina del Montana. La giovane Cameron (Chloë Grace Moretz) – il cui nome 'maschile' è già motivo di dileggio – viene sorpresa a baciarsi con una ragazza durante il ballo della scuola. La storia entra così nel vivo: la ragazzina viene spedita in un centro religioso, God’s Promise ('La promessa di Dio'), in cui una terapia di conversione dovrebbe 'guarirla' dall’omosessualità. Insofferente alla disciplina e ai dubbi metodi del centro, Cameron stringerà però una forte amicizia con altri due 'ricoverati', finendo per creare una piccola e variopinta comunità capace di riaffermare con orgoglio la propria identità.
"C’era qualcosa di davvero speciale nel libro", afferma, "era ricco di ironia e aveva un gruppo di giovani personaggi ben delineati. Ognuno di loro finisce al centro di conversione per motivi diversi e ognuno reagisce alla situazione in modo diverso". Non solo: la stessa Akhavan poteva attingere alla sua personale esperienza avvenuta in un centro di riabilitazione, dove è stata portata, appena ventenne, per curare un disturbo alimentare. "Mi è piaciuto raccontare una storia ambientata in un centro di riabilitazione, il cui obiettivo è sempre farti stare meglio: ma cosa vuol dire esattamente stare meglio? È in realtà qualcosa che cambia da persona a persona. E nel caso del centro God’s Promise, come è possibile per Cameron stare meglio se non può 'to pray away the gay', 'allontanare con la preghiera l'omosessualità', come recita il classico slogan di questi campi religiosi? Questo è stato il nostro punto di partenza".
Il centro God’s Promise, che è gestito dalla Dott.ssa Lydia Marsh che lo ha creato dopo aver 'guarito' suo fratello, il Reverendo Rick pensa di essere fondato su intenzioni meritevoli anche se, naturalmente, le conseguenze saranno tremende. "Lydia è una persona di grande intelligenza", spiega la regista, "è sinceramente convinta di aiutare e proteggere i ragazzi del centro ed è molto generosa… Il problema è il suo modo di concepire la sessualità e il fatto che il risultato delle sue azioni sia spingere questi adolescenti a odiare se stessi. Le buone intenzioni a volte possono portare ad azioni terribili. Una domanda chiave del film è: può questo centro di conversione spezzare la volontà di una ragazza intelligente e consapevole come Cameron? Come ogni adolescente, anche Cameron può dubitare di se stessa. D’altra parte, fa parte del processo di crescita il momento in cui un’adolescente capisce che gli adulti non hanno tutte le riposte e bisogna decidere da sé cosa è giusto e cosa è sbagliato".
"Cameron ha una forte consapevolezza di sé", ribadisce Moretz, "non nega la propria sessualità, né se ne vergogna. Fin dall’inizio sa cosa le sta accadendo, sa di essere finita a God’s Promise non perché ha fatto qualcosa di sbagliato, ma semplicemente perché è stata scoperta. È una persona straordinaria, che pur essendo finita in una situazione orribile non si chiude in se stessa ma cerca comunque di dare il meglio come persona". Prima di iniziare le riprese, la regista e la protagonista hanno incontrato diversi ragazzi che hanno vissuto l’esperienza dei centri religiosi di conversione: "Questi ragazzi sono stati molto coraggiosi nel condividere le loro storie con noi", ricorda Moretz, "e ci hanno raccontato le cose più inquietanti che gli sono successe. A noi interessava soprattutto capire se i rapporti che si sviluppavano tra i personaggi nel corso del film fossero credibili".
La grande interpretazione di Chloë Grace Moretz, classe 1997, l'ha consacrata come una delle migliori interpreti della sua generazione. Dopo una carriera cominciata, da giovanissima, nel mondo dei film horror (…) Moretz è stata scelta prima da Martin Scorsese, che l'ha voluta in Hugo Cabret (2011) e poi da Luca Guadagnino, che l'ha inserita nel cast corale di Suspiria. Per La diseducazione di Cameron Post, però, a Moretz veniva chiesto di calarsi in un personaggio forte e fragile al tempo stesso e di dover girare scene delicate, che hanno a che fare con la sfera più intima.
Era quindi importante per il film che le scene di sesso tra Cameron e la sua ragazza, Coley (Quinn Shepard) sembrassero autentiche. "Per la prima di queste scene", afferma la regista, "quella sui sedili posteriori dell’auto, non ho dato indicazioni a Chloë e Quinn: le ho lasciate provare da sole per 20 minuti facendogli decidere come volevano realizzare la scena. Poi abbiamo girato con solo loro due sul set e il cameraman". "Quinn è una ragazza molto dolce e anche una grande attrice", sostiene Moretz, "abbiamo cercato insieme di rendere questi momenti meravigliosi e commoventi come il primo amore dovrebbe essere. Tutti noi volevamo che le scene di passione tra le due ragazze fossero belle, intense, sensuali e poetiche nello stesso modo in cui quelle eterosessuali sono state per anni rappresentate sullo schermo. Si tratta di una storia d’amore ed era importante che gli spettatori sentissero davvero perché Cameron ha il cuore spezzato".
repubblica.it, 27/9/2018 |
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