Mala noche - Mala noche
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Regia: | Van Sant Gus |
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Cast e credits: |
Soggetto: da un racconto di Walt Curtis; sceneggiatura: Gus Van Sant; fotografia: Johm Campbell; suono: Pat Baum; musica: Creighton Lindsay; montaggio: Gus Van Sant; interpreti: Doug Cooeyate (Johnny), Tim Streeter (Walt Curtis), Ray Monge (Roberto Pepper), Sam Downey (impiegato dell'albergo), Nyla McCarthy (Betty), Robert Lee Pitchlynn; produttore: Gus Van Sant – Northern Film Co.; origine: Stati Uniti, 1985; durata: 78’. |
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Trama: | Walt fa il commesso in un negozio a PortIand nell’Oregon. Quando incontro Johnny, immigrato clandestinamente dal Messico, se ne innamora. Ma Johnny ne rifiuta le proposte, anche quando Walt gli offre del denaro. Walt finisce a fare l’amore di notte con Pepper, un amico di Johnny, che di giorno però non gli presta la minima attenzione. Per conquistare l’amore di Johnny, Walt invita i due a una gita in macchina. Ma Johnny scompare e Pepper è ucciso dalla polizia. |
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Critica (1): | Le ossessioni degli altri sono per chi le osserva spesso divertenti, piuttosto che tragiche. Come aveva capito Feydeau, c’è qualcosa di intrinsecamente buffo in un individuo, peraltro razionale, che persegue ciecamente il proprio desiderio. È un segno del talento di Gus Van Sant che il suo primo film, Mala Noche, sappia conservare quell’asciutezza e forza propria dell’ambiente in cui la storia si svolge, a Portland nell’Oregon.
Girato con appena 25.000 dollari, in uno sgranato bianco e nero (...), Mala Noche è un film di tutto rispetto, secco e senza fronzoli, ben fotografato da John Campbell e diretto con graffiante umorismo. Dopo esserci stato assieme per un po’, Walt dice a Pepper: «Gli altri non hanno fantasie nel sesso, ma credo che non sia colpa loro». Tim Streeter, che ricorda un po’ Richard Gere, offre nel ruolo di Walt un’interpretazione intelligente e partecipe, dando vita ad un personaggio duro come la pietra fino ad un certo punto, oltre il quale diventa perdutamente sentimentale, mansueto e quasi auto‑distruttivo.
Vincent Canby, in New York Times, 4/5/1988 |
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Critica (2): | Con Mala Noche Gus Van Sant ha girato un film sulle passioni che è autenticamente appassionante. L’ardore di un’attrazione sessuale è dentro le immagini (...), nell’uso poetico e sperimentale che il filmmaker fa del cinema. Forse per questo la passione amorosa, condannata inevitabilmente allo scacco, che è al centro del film, appare nondimeno vitale. Van Sant non può dare espressione ad un puro nichilismo esistenziale, entusiasta com’è per le possibilità espressive del suo mezzo (...).
Tratto da un racconto a sfondo autobiografico di Walter Curtis, Van Sant rende sì l’ossessione di Walt credibile, ma ha anche l’accortezza di mostrarci Johnny per quel che è realmente: niente più che una bellezza maschile. Il film ci mostra Walt e il suo folle desiderio, ma senza schierarsi dalla sua parte. Molto in basso nella scala sociale, Walt sa che ha comunque un vantaggio sul messicano, immigrato clandestinamente, che approfitta del buco che Walt gli offre per dormire. Il disprezzo del messicano per il gringo è mischiato ad attento calcolo. E un suo amico, Roberto, è disposto per denaro a fare l’amore con Walt. La spregiudicatezza di Johnny e Roberto è il loro modo per sopravvivere e farla ai gringo, di cui disprezzano l’omosessualità.
Tim Streeter, l’unico attore di professione nel cast, è stata la scelta giusta per Van Sant. Egli sa rendere gli improvvisi cambiamenti d’umore nel personaggio (non si può mai essere sicuri di cosa stia pensando), e ne offre un’interpretazione ricca e complessa. Un alone poetico sembra circondarlo a tratti, ma il suo personaggio è autentico (...). Ci diviene chiaro come Walt sopravviva alla propria fatale passione, compiacendosi in essa. È affascinato dalla forza della propria passione. Una meraviglia autocompiaciuta che è implicitamente narcisistica, e all’origine della sua visione «erotica» della vita. Ed è forse all’origine anche del mondo poetico di Van Sant. In Mala Noche, come in Drugstore Cowboy, Van Sant dà la vita ad un proprio, esaltato mondo interiore. Qualsiasi cosa guardi – una cascata, le nuvole, la striscia bianca su un’autostrada che si riflette negli occhiali di un personaggio – possiede una forza misteriosa, come fosse il frammento di un sogno.
Allo stesso tempo i personaggi sono inseriti in un continuum da pop art anni Sessanta, che ricorda Godard o Warhol: le luci al neon dei ristoranti, i pacchetti di sigarette, le insegne pubblicitarie, tutto acquista un’importanza singolare. C’è qualcosa di primitivo, eppure al contempo di altamente sofisticato e moderno, nell’approccio alla realtà di Van Sant: riconosce il vuoto nel paesaggio pop, ma comprende anche come proprio questo vuoto dia forza ai personaggi. In Mala Noche il vuoto è una sorta di sollievo. In questi spazi profondi, sperimentare il vuoto è comunque un modo per sapere di esser ancora vivi.
Peter Rainer, in Los Angeles Times, 1/12/1989 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Gus Van Sant |
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