Oltre la vittoria - Triumph of the spirit
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Regia: | Young Robert M. |
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Cast e credits: |
Soggetto: Shimon Arama, Zion Haen; sceneggiatura: Andrzej Krakowski, Laurence Heath; fotografia: Curtis Clark; musica: Alexander Corage; montaggio: Arthur Coburn; scenografia: Jerzy Maslowska; interpreti: William Dafoe (Salamo Arouch), Edward James Olmos (zingaro), Robert Loggia (padre di Arouch), Wendy Gazelle (Allegra), Kelly Wolf (Elena); produzione: Arnold Kopelson e Shimon Arama, per Nova Intl. Films; distribuzione: Medusa; origine: USA, 1989; durata: 122'. |
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Trama: | Un pugile ebreo greco viene deportato, durante la seconda guerra mondiale, in un campo di concentramento dove la sua specialità viene sfruttata cinicamente dagli ufficiali tedeschi. Essi scommettono sui suoi combattimenti. Il perdente viene eliminato e il pugile lotta disperatamente per salvare sé e la sua famiglia. |
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Critica (1): | Quando, circondato dagli urli di una folla scalmanata, appare il volto di William Dafoe ancora segnato dalle esperienze sofferenti e ascetiche del Gesù de L'ultima tentazione di Cristo, si è indotti a credere che il figlio di Dio, grazie a qualche prodigio celeste, si sia concesso alla boxe in virtù della trasmigrazione della sua anima nel corpo di Salamo Arush. Le smorfie di tormento/dolore sono talmente simili da rendere verosimile il transfert. Lo stesso titolo originale del film Triumph of the Spirit (t.I. Il trionfo dello spirito) sembra naturale appendice dell'altro; difatti dopo la "tentazione" che cosa arriva? Inequivocabilmente lo "spirito"!
Ma nel momento che dalle prime immagini "della nobile arte del combattimento con i pugni" si passa alle drammatiche sequenze della ghettizzazione, della reclusione e dello sterminio degli ebrei le nubi si diradano, il quadro si fa più chiaro.
È un'altra dimensione, non ha nulla da spartire con l'altra, e questa sorta di accostamento inconscio diventa blasfemo o quasi, con il pericolo di essere tacciati di scomunica da parte della Chiesa, e/o di provocare forti risentimenti religiosi nella comunità ebraica... Dopo aver scongiurato questo pericolo, riportando i fattori dell'equazione al loro posto è doveroso ricomporre i tasselli di questo ambizioso film sulla moralità, la decenza, il rispetto, la morte e la sacralità della vita.
Grecia, 1939. Salamo Arush riesce a diventare campione di boxe dei pesi medi dei Paesi Balcanici. La felicità è di breve durata: l'Europa è devastata dai venti di guerra provenienti dalle potenze dell'Asse. Gli ebrei vengono ghettizzati e poi deportati. La stessa sorte tocca nel '43 a Salamo, la sua famiglia, e la fidanzata Allegra che vengono inviati (così amano chiamare la deportazione gli aguzzini nazisti) ad Auschwitz/Birkenau.. Ben presto scoprono che la terra promessa non è altro che un mattatoio ad alto regime produttivo. Quotidianamente qualcuno sparisce nelle camere a gas. Casualmente gli ufficiali nazisti - che amano le scomesse - scoprono il talento pugilistico di Salamo. Questi è costretto a combattere contro altri prigionieri per il divertimento dei tedeschi. Per Salamo sono i match più importanti della sua vita: solo chi vince sopravvive, il perdente verrà ucciso. All'arrivo dei russi pochi sono gli ebrei vivi, tra questi il giovane greco unico della sua famiglia - che vaga nel campo alla ricerca di Allegra... La scarna e drammatica storia - peraltro realmente accaduta - è uno strumento per dimostrare come la forza (spirituale) e la determinazione che sottendono all'amore per la vita, siano delle doti pronte a trionfare davanti a qualsiasi ostacolo che si erge nella fragile esistenza dell'individuo. Salamo, che combatte per il piacere dei nazisti ma soprattutto per la sua sopravvivenza e dei suoi familiari; Allegra, che lotta contro l'apatia in nome dell'amore; Avram, il fratello di Salamo, che muore nel rispetto dei morti e di se stesso; il padre di Salamo, distrutto dalla morte progressiva dei suoi cari ma sempre reattivo; lo Zingaro, kapo della baracca, che attraverso il distacco e l'indifferenza cela il bisogno di arrangiarsi nella tragedia, sono altrettanti baluardi della voglia di vivere.
Autentici promotori di questa crociata sono il produttore Arnold Kopelson - lo ricordiamo per aver dato vita ad un altro film sugli orrori della guerra: Platoon e il regista Robert M. Young - Alambrista!, La ballata di Gregorio Cortez, Oltre ogni limite, Nick e Gino, soprattutto questi che per calarsi meglio negli incubi dell'olocausto, ha passato una notte su un duro giaciglio nel campo di Auschwitz! Ma su tutti trionfa l'atmosfera surreale creata da Curtis Clark con una fotografia straziante e allucinata, perfettamente aderente al claustrofobico e osceno campo di concentramento.
Mauro Conciatori, Movie n. 2, ottobre 1990 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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