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Hesher è stato qui - Hesher


Regia:Susser Spencer

Cast e credits:
Soggetto: Brian Charles Frank; sceneggiatura: Spencer Susser, David Michôd; fotografia: Morgan Susser; musiche: Frank Tetaz; montaggio: Michael McCusker, Spencer Susser; scenografia: Laura Fox; arredamento: Jennifer Lukehart; costumi: April Napier; effetti: Complete Post Inc., Custom Film Effects, Modern VideoFilm Inc.; interpreti: Joseph Gordon-Levitt (Hesher), Devin Brochu (T.J.), Rainn Wilson (Paul Forney), Natalie Portman (Nicole), Piper Laurie (nonna), John Carroll Lynch (Larry), Brendan Hill (Dustin), Paul Bates (Sig. Elsberry), Frank Collison (impresario di pompe funebri), Monica Staggs (madre), Mary Elizabeth Barrett (Meryl), Audrey Wasilewski (Coleen), Lyle Kanouse (Jack); produzione: Lucy Cooper, Matthew Weaver, Scott Prisand, Natalie Portman, Spencer Susser, Johnny Lin, Win Sheridan per Corner Store Entertainment-The Last Picture Company- Handsomecharlie Films-American Work Inc.-Dro Entertainment-Dreaming Entertainment-Catchplay-Nu Image; distribuzione: Bolero Film; origine: Usa, 2010; durata: 100’.

Trama:T.J. Forney ha 13 anni, vive con il padre Paul e ha da poco perso sua madre. Hesher è un giovane metallaro solitario, capellone e tatuato, che odia il mondo e vive nel suo furgone... fino al giorno in cui incontra T.J. e si trasferisce a casa sua. Hesher sembrerebbe la persona meno adatta per aiutare T.J. ad affrontare il suo lutto, ma in realtà, con i suoi eccentrici stratagemmi, è l'unico veramente in gradi di liberarlo dalla sua profonda tristezza. E grazie a lui T.J. e Paul troveranno un modo per essere di nuovo una famiglia.

Critica (1):Variando registro e permettendosi una marginalità hollywoodiana dove l'interpretazione supera il divismo, Joseph Gordon-Levitt è forse il pianeta più misterioso della sua generazione. Una sorta di congiuntura o di fuga determinata da una sempre più flo­rida industria indie in cui la fede nel cinema può finalmente rifondarsi. Hesher è stato qui, distribuito da Bolero Film e già cult all'estero, mette in scena la sua qualità di profeta che non sa di esserlo e ricorda il Boudu Saved From Drowning di Jean Renoir. Nel film di debutto di Spencer Susser assistiamo a una riflessione molto intima e personale sul superamento della morte; materna popolana che pur di farsi accettare e rendersi adeguata al nostro tempo chiama a raccolta un ragazzetto metal di malavita e due improbabili depressi. Li unisce nella rabbia e nei dolori dodecafonici, li segue nella loro evoluzione o nell'agonia, dando per assodata una verità e basta non c'è tabernacolo esauditore nelle esistenze di TI, 13 anni (Devin Brochu) e di suo padre, Paul (Rainn Wilson).
Nessuna ricerca di Dio dentro di noi, la storia scritta in collaborazione con David Michôd (Animal Kingdom) passa ai margini di tutto questo (ne è un esempio la magnifica sequenza della bara di Piper Laurie espulsa dal luogo di culto e traghettata nel traffico urbano california­no, spinta da chi le ha voluto bene); spetta allora a qualcuno che travalichi i limiti rimettere in sesto la famiglia sfasciata. Ed ecco il Buon Samaritano ispirato a Cliff Burton, bassista dei Metallica scomparso nel 1986. Una testa si allunga dalla radice del collo e con un virtuosismo da graffito americano forma un dito medio che ci manda tutti a quel paese. È uno dei tatuaggi che Hesher, questo il nome dell'antieroe metallaro, esibisce sul corpo teso a una poetica d'impudica svendita. I corpi, come le lamiere delle automobili, sono l'oggetto di riciclo su cui ruota l'intera pellicola.
Escludendo il conteso più vasto del riscatto. sociale, la forza di Hesher sta nel raccontare la tragedia come una strada che non esclude mai la speranza (fine a se stessa), destinata a lasciarci più soli di com'eravamo, alquanto facile e riduttiva, compatta, compressa, patetica come lo sputo di un bambino. Lo sa Joseph Gordon ­Levitt, conteso al cinema da Spielberg, Nolan e Tarantino eppure sempre più ingovernabile, senza gabbie. Lo sa bene Natalie Portman, pro­duttrice e qui interprete di una cassiera infeli­ce, in attesa che qualcuno arrivi a salvarla. Non c'è niente da fare. Bisogna aspettare.
Filippo Brunamonti, il Manifesto, 3/2/2012

Critica (2):Il capellone Hesher ha un omino che si spara in testa disegnato sul petto e un gigantesco dito medio tatuato sulla schiena. Li vedremo spesso visto che indossa raramente la maglietta. (...) Ambientato in un'America squallida e marginale, Hesher è stato qui supera le strettoie del cinema indipendente Usa nonostante il retorico finale al ralenti. Gordon-Levitt è straordinario e il regista è bravo a non far di Hesher un nuovo Boudu salvato dalle acque. Rispetto all'eroe del capolavoro di Renoir, questo vagabondo è stupido, superficiale e non meno in difficoltà della famiglia piccolo borghese che sconvolgerà. Piccolo ruolo per Natalie Portman, cassiera disperata.
Francesco Alò, Il Messaggero, 3/2/2012

Critica (3):

Critica (4):
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