Mistress America - Baumbach Noah
| | | | | | |
Regia: | |
|
Cast e credits: |
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig; fotografia: Sam Levy; musiche: Dean Wareham, Britta Phillips; montaggio: Jennifer Lame; scenografia: Sam Lisenco; costumi: Sarah Mae Burton; interpreti: Greta Gerwig (Brooke), Lola Kirke (Tracy), Matthew Shear (Tony), Jasmine Cephas-Jones (Nicolette), Heather Lind (Mamie-Claire), Michael Chernus (Dylan), Cindy Cheung (Karen), Kathryn Erbe (madre di Tracy), Dean Wareham (Harold), Seth Barrish (padre di Brooke), Kareem Williams (Kareem), Rebecca Henderson -(Anna), Clare Foley (Peggy), Shelby Rebecca Wong (Laura), Shana Dowdeswell; produzione: Noah Baumbach, Scott Rudin, Lila Yacoub, Rodrigo Teixeira, Greta Gerwig; distribuzione: Twentieth Century Fox Italy; origine: Usa, 2015; durata: 84'. |
|
Trama: | La solitaria matricola universitaria Tracy era arrivata a New York piena di aspettative per la nuova esperienza, ma la vita del college e la grande metropoli non si rivelano all'altezza delle attese. Tutto cambia quando incontra Brooke, la figlia del compagno di sua madre, una trentenne folle, energica e seduttrice che vive a Time Square. Brooke, infatti, farà scoprire a Tracy il lato di New York che lei ha sempre sognato, coinvolgendola in un vortice di avventure... |
|
Critica (1): | Uscendo da Frances Ha, il film precedente della coppia Noah Baumbach/Greta Gerwig (...), ci auguravamo di ritrovare la biondina stramba del titolo in una nuova puntata delle sue avventure di eterna immatura. Desiderio realizzato, o quasi. La Brooke di questo nuovo episodio non è Frances qualche anno più tardi ma le somiglia parecchio. Non solo perché l'interprete è la stessa, ma perché anche Brooke è una ragazza con mille talenti e nessuna certezza. E come lei vive in un mondo (il nostro mondo, o meglio quel concentrato di Occidente chiamato New York) che ha cancellato l'idea stessa del fallimento o del conflitto per sostituirla con una serie infinita di aspettative. Un mondo fatto di buone scuole, buone maniere, buon reddito, che però rimanda in eterno lo scontro e a volte sospende i ragazzi in un limbo a tempo indeterminato. Un mondo in cui tutti dicono 'Io', ma incontrarsi è difficile perché tutti quegli 'Io' sono protetti da spesse corazze di gusti, idiosincrasie, progetti, ambizioni. E hanno imparato a maneggiare l'umorismo prima del loro stesso corpo, come si vede in tante combattute scene d'amore dei film di Baumbach. L'idea nuova è che qui di ragazze in campo ce ne sono due, e Mistress America racconta come non possano fare a meno di amarsi e tradirsi. (...) se Lola Kirke è una scoperta, la Gerwig è ormai una certezza, anzi in futuro dovrà stare attenta a non restar prigioniera di un personaggio che le sta alla perfezione. È come se Woody Allen e la Diane Keaton di Io e Annie avessero avuto una figlia che oggi emana fascino e nevrosi, talento e inconcludenza (...) in Mistress America sono tutti più o meno infantili, contorti, bugiardi, velleitari, pronti a rubarsi le idee, i fidanzati e pure i gatti di casa. Terreno fertile per Baumbach, che sa nascondere cose enormi in piccoli dettagli, uno sguardo, mezza parola, una scena troncata a metà. E mentre ridiamo 'dentro', come capita solo con certe commedie americane, capiamo tutto di questi 20-30enni sommersi dai social media ma in debito perenne di realtà, che scivolano sulla vita come pattinatori sul ghiaccio. Cadendo anche rovinosamente ogni tanto.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 14/4/2016 |
|
Critica (2): | (...) Noah Baumbach non è una star della regia. Però si è assicurato un pubblico fedele con film a piccolo budget delicati e intelligenti (...) storie di gente normale, imperniate sui sentimenti, le difficolta di affrontare l'età adulta, le famiglie che si disgregano e si ricompongono. Il tutto mantenendo un benefico equilibrio tra serietà e humour. Ora torna con una commedia a venature amare che è un po' – anche se in modo 'ufficioso' – il seguito di Frances Ha. La protagonista è la stessa (...) e il suo personaggio, Brooke, è una Frances con qualche anno in più, ma che non ha ancora trovato una stabilità professionale, né sentimentale. (...) La parte migliore comincia quando le ragazze vanno a far visita a due vecchie conoscenze di Brooke (...). Qui si svolge un gioco delle parti pieno di umorismo, con momenti di assurdo che evocano Woody Allen (...). Piccolo inno all'indipendenza e alla marginalità di chi non accetta di omologarsi, quasi senza parere Mistress America raggiunge un'intensità inaspettata attraverso mezzi semplici: gesti, sguardi, posture e dettagli di comportamento che la macchina da presa di Baumbach sottolinea con una naturalezza solo apparente; ma che danno, invece, sostanza e umanità al personaggio, cui Greta Gerwigh presta doti di attrice raffinata.
Roberto Nepoti, La Repubblica, 14/4/2016 |
|
Critica (3): | |
|
Critica (4): | |
| |
| |
|