Mexico! Un cinema alla riscossa
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Regia: | Rho Michele |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Michele Rho; musiche: Dario Moroldo; montaggio: Walter Marocchi; fotografia: Marco Rossi; interprete: Antonio Sancassani; produzione: Officine Ubu-WeRock, in collaborazione con Mare Mosso-MRK Productions; distribuzione: Officine UBU; origine: Italia, 2016; durata: 73'. |
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Trama: | Il Cinema Mexico è una delle ultime sale mono-schermo rimaste nella città di Milano. Una perla rara nel mondo del cinema contemporaneo italiano, un’utopia che ogni giorno lotta per riaffermare il suo diritto di esistere, un esempio tangibile di come ancora oggi sia possibile andare al cinema sognando il cinema. |
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Critica (1): | Nel 2011 Michele Rho riesce a girare il suo primo lungometraggio, Cavalli. Nonostante le mille difficoltà produttive il film viene portato a termine, eppure il giovane regista non trova nessuna sala disposta a mostrarlo al pubblico. Si rivolge quindi ad Antonio Sancassani, che gli trova uno spazio nella programmazione del leggendario cinema “Mexico” di Milano.
La seconda opera di Rho, Mexico! Un cinema alla riscossa racconta proprio di quest’odissea distributiva, ed è dedicato alla figura di Sancassani, uno degli esercenti più coraggiosi e anomali nell’attuale panorama italiano.
Se i documentari sulle figure “mitiche” del cinema italiano arrivano spesso a posteriori, a mo’ di nostalgico tributo, Mexico! Un cinema alla riscossa ha il merito di soffermarsi su una sala cinematografica eccezionale, ancora in vita quasi per miracolo e del tutto estranea alle logiche distributive contemporanee: il “Mexico” rimane infatti ad oggi uno dei pochissimi monoschermo ancora attivi nel centro storico del capoluogo lombardo, e propone ostinatamente una programmazione autonoma. Sancassani offre così un’opportunità più unica che rara a molti giovani registi come Rho, a dispetto di un trend sempre più diffuso per cui molte opere prime non riescono a trovare una distribuzione al di là dei circuiti festivalieri. Emblematico è in questo senso il caso de Il vento fa il suo giro (Diritti, 2005), che al Mexico è rimasto in programmazione con una tenitura record di due anni.
Il documentario di Rho segue Sancassani nello svolgersi quotidiano di questo lavoro sempre più controcorrente, e al tempo stesso offre un breve compendio di storia delle sale cinematografiche a Milano, dai tempi d’oro in cui Corso Vittorio Emanuele veniva soprannominata “la Broadway nostrana” fino agli impressionanti cali d’affluenza dei decenni successivi. Le interviste a critici cinematografici si alternano così a immagini d’archivio, tra cui il bel cortometraggio Buio in sala diretto da Dino Risi nel 1950 (una vera chicca per cinefili!). Tutte le forme espressive più tipiche del documentario sono dunque chiamate in causa per offrire allo spettatore un affresco completo, anche se forse un po’ didascalico, di un esercente fuori dal comune che ha saputo fare della propria posizione periferica nel panorama distributivo un elemento di distinzione e di vanto, tanto da diventare garanzia di qualità per i film programmati.
Mexico! Un cinema alla riscossa descrive quindi con passione questa forma di resistenza politica e culturale, e si rivolge a tutti coloro che credono che il futuro del cinema sia ancora indissolubilmente legato alle sale cinematografiche.
Maria Sole Colombo, cinefiliaritrovata.it, Visioni Italiane 2017 |
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Critica (2): | Un po’ dinosauro sopravvissuto a un’altra epoca, un po’ avanguardia coraggiosa che traghetta, attraverso il mare in burrasca dei blockbuster e dei piccoli schermi televisivi pieni di cinema, i film che altrimenti nessuno o quasi vedrebbe, opere piccole piccole, di sconosciuti autori debuttanti di belle speranze, “poveri” e mal distribuiti. Questo è il cinema Mexico, eroica sala milanese di via Savona, nato quando il cinema aveva iniziato il suo inarrestabile declino, e per giunta collocato in una strada che era periferia operaia in dismissione.
Oggi via Savona è al centro di un’area modaiola e cult(urale), e il Mexico è il suo faro, noto a livello nazionale per la testardaggine in cui sopravvive “contro il mercato” e i multiplex, che resiste nel momento in cui i cinema chiudono a partire soprattutto dalle monosale sue gemelle. A Milano non c’è amante del cinema che non lo conosca e non lo abbia frequentato qualche volta in oltre 30 anni di vita.
«Mexico! Un cinema alla riscossa» di Michele Rho (...) lo celebra e ne ripercorre la storia insieme ad Antonio Sancassani, suo indomabile e maniacale proprietario. Mexico! come il film resistente di Eisenstein Que viva Mexico! a cui si ispirò Sancassani e ora Rho, aggiungendo a chiarire quel punto esclamativo.
È una storia d’amore quella di Sancassani: per il cinema in generale e per il suo Mexico in particolare, una ragione di vita come spiega anche raccontando di un tumore combattuto e vinto proprio quando stava per aprire la sua sala. E di intuizioni e di buone politiche. L’intuizione di “specializzare” il Mexico nella programmazione di musical, allora snobbatissimi – per non dire di peggio - in Italia, e di intuire che quei pazzi americani che venivano a “fare casino” durante la proiezione di «Rocky Horror Picture Show» non erano disturbatori da cacciare ma fan da incentivare. Diventò (e ancora è: al venerdì notte) la «Rocky Horror House». Per recitare sul piccolo palco mentre si proietta il film, arrivarono giovani attori della Civica Scuola d’Arte drammatica: tra loro Claudio Bisio. Che infatti ricorda («Il mio primo lavoro pagato»). Con lui, si alternano altre voci del cinema milanese, critici, attori e – soprattutto – autori. Tra questi anche alcuni che alla sala di via Savona devono le loro fortune: Giorgio Diritti, per tutti. Il suo film di debutto «Il vento fa il suo giro» venne programmato per due anni, diventando un caso e rendendolo famoso.
Perché dopo quella stagione musicale, in tempi più recenti, il cinema Mexico è cambiato, si è adeguato e ha trovato una nuova nicchia: specializzato nel lancio di film, italiani per lo più, ma non solo, che nella grande distribuzione non avrebbero possibilità alcuna di essere visti, di restare in programmazione per un numero decente di giorni, di arrivare al pubblico via passaparola. È la terza (quarta?) vita del Mexico.
Racconta Michele Rho, spiegando le regioni che lo hanno indotto a girare Mexico!. «Come tanti miei colleghi registi ho conosciuto Antonio per necessità: volevo che desse una seconda chance al mio film, Cavalli, che era stato maltrattato dalla distribuzione. Ci incontrammo, si dimostrò disponibile ma mi ricordò che in ogni caso ci sarebbero stati altri film in attesa di una risposta prima del mio. Il giorno della proiezione veniva continuamente rinviato. Ogni volta che andavo da Antonio in cerca di una data precisa finivamo sempre a parlare, finché cominciai ad andare a trovarlo giusto per il piacere di passare del tempo con lui. Cinema e Vita si intrecciavano quasi come se l’uno fosse lo specchio dell’altra».
Adriana Marmiroli, La Stampa Spettacoli, lastampa.it |
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Critica (3): | È un documentario di Michele Rho sul cinema Mexico e sul suo titolare, Antonio Sancassani. Il Mexico è l’unico cinema di Milano monoschermo con una programmazione indipendente. È una sala storica della città che ha resistito alla diffusione dell’home video, alla chiusura dei cinema in centro, all’apertura dei multisala, alla moltiplicazione dell’offerta televisiva e in rete. Dal 1977 in poi, mentre le logiche della grande distribuzione occupavano sempre più sale, Sancassani ha proposto musical, film in lingua originale, cinema meno ordinario per coinvolgere il pubblico giovane e appassionato. Quando ha scoperto il fenomeno del Rocky Horror Picture Show proiettato con spettacolo dal vivo e interazione attiva del pubblico, ha cominciato a dedicargli il venerdì, e sono 34 anni che va avanti.
La programmazione indipendente, cioè scegliere i film in modo autonomo e non lasciare che siano i distributori a piazzarli, significa per un esercente dimenticarsi le grandi prime visioni e scavare nel cinema più piccolo. Sancassani lo fa da anni con successo, dando respiro a film che altri trovano troppo rischiosi e facendoli fiorire. Quando dieci anni fa Giorgio Diritti cercava una distribuzione per il suo film Il vento fa il suo giro, ha incontrato Sancassani ed è approdato al Mexico, dove il film è rimasto in programmazione per due anni diventando uno di quei fenomeni che ci si aspetta da Brooklyn o Berlino. (...) La fotografia è di Marco Rossi, il montaggio di Walter Marocchi e le musiche di Dario Moroldo.
Mexico! Un cinema alla riscossa è fatto di Sancassani, repertorio e testimoni. Sancassani è intervistato e ripreso nella sua attività quotidiana, dalle telefonate con i cineasti indipendenti che cercano di essere scelti, a quando va fisicamente a prendere un film dal distributore o verifica che tutto vada bene in sala; il repertorio comprende cinegiornali Luce, filmati di serate storiche al Mexico, articoli di giornale che raccontano passaggi importanti nella storia dei cinema e del suo rapporto con il pubblico; i testimoni sono i collaboratori, gli amici, gli estimatori della sala e del suo gestore (fra gli altri, Maurizio Porro, Paolo Mereghetti, Luca Bigazzi, Moni Ovadia, Claudio Bisio, pubblico e cast del Rocky Horror Show). (…)
Non è per nostalgia o spirito di rivincita dei piccoli contro i giganti della distribuzione che questo documentario va visto. A mio parere la sua forza sta nel racconto di una visione del cinema che è estremamente pratica, onestamente a cavallo tra l’arte e il commercio, dove i due aspetti sono rispettati e curati con uguale perizia e passione. Antonio Sancassani non è un nobile condottiero che poeticamente lotta contro i mulini a vento e proietta film d’arte che non vede nessuno: è una persona che rende redditizi dei film con qualità e caratteristiche non compatibili con altri circuiti e altre logiche, e lo fa da anni conoscendo e rispettando il pubblico. Anche al di là della questione strettamente cinematografica, la figura di Sancassani, testardo e determinato, con la sua venerazione per il padre, le labbra rosse di Tim Curry come sfondo del telefono, l’abitudine di chiedere “Le è piaciuto il film?” a chiunque esca dalla sua sala, merita attenzione. (…)
Matteo Bordone, internazionale.it, 4/5/2017 |
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Critica (4): | |
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