Che fine ha fatto Osama Bin Laden? - Where in the World Is Osama Bin Laden?
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Regia: | Spurlock Spurlock |
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Cast e credits: |
Soggetto: Morgan Spurlock, dal libro "Che Fine Ha Fatto Osama Bin Laden?"; sceneggiatura: Morgan Spurlock, Jeremy Chilnick; fotografia: Daniel Marracino; musiche: Jon Spurney; montaggio: Julie 'Bob' Lombardi, Gavin Coleman; produzione: Morgan Spurlock, Stacey Offman e Jeremy Chilnick per Warrior Poets, Wild Bunch; distribuzione: Fandango; origine Usa-Francia, 2008; durata: 96’. |
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Trama: | Un semplice ragazzo del West Virginia decide di avventurarsi nella ricerca dell'uomo più pericoloso e ricercato del mondo, Osama Bin Laden. Lungo il percorso tra Egitto, Marocco, Palestina, Arabia Saudita e Afghanistan, avvicinandosi fino alle regioni tribali del Pakistan, il ragazzo intervista esperti e imam, aiuta una squadra israeliana a disinnescare ordigni, prende parte alle incursioni in Afghanistan al fianco dell'esercito statunitense. |
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Critica (1): | Morgan Spurlock sta per diventare padre. Come tutti si preoccupa del futuro. Solo che lui non è come tutti gli altri, reagisce in modo diverso. Per esempio qualche anno fa non si era accontentato di fare chiacchiere a proposito degli hamburger di McDonald's, se li era mangiati per un mese mostrando i tremendi risultati nel documentario Supersize Me. Anche questa volta, da buon americano, ragiona sui pericoli maggiori che potrebbero minacciare l'esistenza di un cucciolo statunitense e non impiega molto a identificare il terrorismo come il male assoluto. E la massima espressione di questa trama diabolica è ovviamente Osama Bin Laden.
Così decide di attraversare il mondo intero per scoprire Che fine ha fatto Osama Bin Laden?, l'uomo più ricercato del pianeta, 25 milioni di dollari di taglia. Certo, non si può intraprendere un'iniziativa del genere senza essersi adeguatamente preparati. affronta quindi un addestramento per poter sopravvivere in situazioni ostili, si fa iniettare vaccini a raffica, mentre Osama è protagonista di un'irresistibile animazione hip hop e da lì si parte come per un videogame su scenari diversi: Egitto, Marocco, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Afghanistan, Pakistan. Per realizzare interviste grottesche ma illuminanti: tutti vorrebbero tranquillità e serenità per i propri figli. O quasi tutti perché ebrei ortodossi israeliani e integralisti religiosi in Arabia Saudita hanno altri problemi. Spurlock scomoda fratelli di terroristi, gente comune, artificieri israeliani, visita la compagnia della famiglia Bin Laden e la residenza di Osama, arriva a trovare sull'elenco telefonico una inquietante Bin Laden Aviation Agency e chiacchiera con chi vive in tende Onu, comprate al mercato nero. Mentre il famoso mazzo di carte con le immagini dei terroristi ricercati in Iraq è sostituito da figurine del baseball con effetto comico.
Poi però si ferma prima di entrare nel territorio delle tribù, al confine tra Pakistan e Afghanistan. Non ha trovato Osama, ma rientra a casa per assistere all'arrivo dell'erede. Rimane il documentario con il suo approccio da infotainment a testimoniare la stupidità dei pregiudizi che fanno più danni dei terroristi e dei loro alleati guerrafondai. Peccato solo che il lavoro di Spurlock approdi sui nostri schermi dopo avere preso polvere in magazzino per un paio d'anni. Oggi se non sei mainstream e non esci in centinaia di copie non hai vita propriamente facile...
Antonello Catacchio, Il Manifesto, 10/7/2010 |
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Critica (2): | Morgan Spurlock è un documentarista che nello stile ricorda Michael Moore: si espone in prima persona, attirandosi le grane; ma è più tosto e, si direbbe, più sincero. Dopo Super Size Me, in cui denunciava i guasti prodotti dalle multinazionali dello junk food, parte ora (in realtà da noi il film esce dopo due anni) sulle tracce di Osama Bin Laden, "l' uomo più ricercato del pianeta". La sua compagna aspetta un bambino e Morgan ha deciso di rendere il mondo più sicuro. Imbottitosi di vaccini e superato un corso d' addestramento, eccolo pronto alla cattura del leader del terrorismo mondiale. Nella prima parte di Che fine ha fatto Osama Bin Laden? il regista prefigura l' impresa come un gioco al videogame, con avatar propri e di Osama impegnati a darsele di santa ragione. Il viaggio è suddiviso in round: si parte dall' Egitto sulle tracce dei capi di Al Quaeda, passando per il Marocco, Israele, la Giordania, l'Arabia Saudita, l' Afghanistan e arrivando in Pakistan, dove tutti dicono che il leader è nascosto. Senza mai mettere da parte la vena ironica (cerca Bin Laden in un centro commerciale, chiama a testimone il porcellino Babe dell' omonimo film), il regista rende più serio il discorso via via che s' inoltra in quei Paesi pericolosi: nota come il terrorismo abbia favorito la politica americana, che ha sostenuto i governi di Mubarak e Saddam Hussein (un dittatore sarà anche un mascalzone - ironizza - ma è "il nostro" mascalzone); parla con tanti musulmani democratici; incontra fondamentalisti israeliani e ne è aggredito; assiste a un raduno di radicali della jihad, che propugnano la distruzione di cristiani ed ebrei. Dall' Arabia Saudita in poi aumenta lo shock culturale di Morgan, che ci mostra la piazza in cui avvengono le decapitazioni e dove, poco dopo, si gioca tranquillamente a pallone. In Pakistan entra nei villaggi dei talebani assieme ai militari Usa e indossa il giubbotto antiproiettile; poi si "musulmanizza", facendosi crescere le barba e indossando abiti locali. L' ultima tappa del viaggio è la regione di Peshawar, Pakistan, dove un nuovo ostacolo lo costringe a rinunciare. La nascita del suo bambino, del resto, è imminente. Resta la domanda: Bin Laden è davvero il ricercato n°1, oppure nessuno lo vuole trovare: né gli americani, che così possono continuare a dettar legge in Medioriente; né i fondamentalisti islamici, riuniti in una specie di franchising del terrorismo? Prima di lasciarci, però, Spurlock ci regala qualche risata amara, con episodi autentici ai limiti del surreale. Sfogliando l' elenco telefonico di Jedda, il regista trova il numero delle "Bin Laden Airlines", ancora attivo e a cui chiede informazioni su Osama. Ha dell' incredibile anche quanto apprende su Tora Bora, il complesso di grotte in Afghanistan bombardato come sospetto rifugio di Bin Laden. Ora si progetta di farne un centro turistico, con annesso parco di divertimenti. Alla faccia della globalizzazione...
Roberto Nepoti, La Repubblica, 10/7/2010 |
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Critica (3): | |
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