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Cosa dirà la gente - (Hva vil folk si)


Regia:Haq Iram

Cast e credits:
Sceneggiatura: Iram Haq; fotografia: Nadim Carlsen; musiche: Lorenz Dangel, Martin Pedersen; montaggio: Jesper Bækdal, Janus Billeskov Jansen, Anne Østerud; scenografia: Vintee Bansal, Ann-Kristin Talleraas; costumi: Ida Toft; interpreti: Maria Mozhdah (Nisha), Adil Hussain (Mirza), Rohit Saraf (Amir), Ekavali Khanna (Mamma Najma), Ali Arfan (Asif), Sheeba Chaddha (zia), Lalit Parimoo (zio), Jannat Zubair Rahmani (Salma), Isak Lie Harr (Daniel), Nokokure Dahl (Emily), Maria Bock (assistente sociale), Sara Khorami (assistente sociale), Freddy Singh (Adnaan / Majeed); produzione: Maria Ekerhovd per Mer Film; distribuzione: Lucky Red; origine: Norvegia, 2017; durata: 106’.

Trama:
La sedicenne Nisha vive una doppia vita. A casa con la sua famiglia è la figlia pakistana perfetta, ma quando è fuori con le sue amiche, è una normale adolescente norvegese. Quando suo padre la sorprende a letto con il suo fidanzato, i due mondi di Nisha si scontrano brutalmente. I genitori della ragazza decidono di rapirla e portarla in Pakistan da alcuni parenti. In un paese che non ha mai visto prima, Nisha è costretta ad adattarsi alla cultura dei suoi genitori.

Critica (1):Diretto e sceneggiato da Iram Haq, Cosa dirà la gente racconta la storia dell'adolescente Nisha, la cui doppia vita da pakistana obbediente alle tradizioni da un lato e da norvegese contemporanea dall'altro lato finisce inevitabilmente per procurarle più di un guaio. Sedicenne di origine pakistana che a casa si comporta seguendo i costumi dettati dalla volontà del padre, Nisha si comporta come tante sue coetanee che vivono a Oslo una volta varcata la soglia della sua abitazione. Riesce a bilanciare la sua duplice identità, a divertirsi con le amiche (e il fidanzato) e a non far arrabbiare il padre, un migrante che è in Norvegia per cercare miglior fortuna, sotto lo sguardo disinteressato di sua madre. Una volta scoperto il comportamento della figlia, Mirza non può che preoccuparsi del giudizio della gente e, per non essere isolato dal resto della sua cerchia sociale, decide di proteggerla dalla "contaminazione occidentale" e di spedirla nel suo Paese d'origine. Così facendo, lascerà che Nisha possa scoprire le sue radici e capire il vero significato di valori come famiglia, comunità e tradizione.
Con la direzione della fotografia di Nadim Carlsen, le scenografie di Vintee Bansal e Ann-Kristin Talleraas, i costumi di Ida Toft e le musiche di Lorenz Dangel e Martin Pedersen, Cosa dirà la gente mette in scena – seppur in chiave di commedia e scontro culturale – un episodio realmente avvenuto nella vita della resita Iram Haq, come lei stessa ricorda: "Ho scelto di raccontare un episodio della mia storia personale. Quando avevo 14 anni, sono stata letteralmente sequestrata dai miei genitori e costretta a rimanere a vivere in Pakistan per un anno e mezzo. Ho aspettato molto tempo per raccontare la vicenda e di divenire regista, in modo da avere lo giusto sguardo sulla vicenda e darle un senso, in modo da non dipingere Nisha come una vittima dei suoi genitori "carnefici". Per me, Cosa dirà la gente racconta l'impossibile storia d'amore di tanti genitori attenti alle tradizioni verso i loro figli integratisi in una nuova società, una storia che in tanti hanno vissuto e che ovviamente non avrà mai un lieto fine fino a quando il divario tra la cultura occidentale e quella musulmana continuerà a essere così profondo come lo è oggi".
Filmtv.it

Critica (2):Oslo. Nisha ha sedici anni e una doppia vita. In famiglia è una perfetta figlia di pachistani. Fuori casa è una normale ragazza norvegese. Quando però il padre la sorprende in casa di notte in compagnia del suo ragazzo i genitori e il fratello si organizzano per portarla, contro la sua volontà, in Pakistan affidandola a una zia. In un Paese che non ha mai conosciuto Nisha è costretta ad adattarsi alla cultura da cui provengono suo padre e sua madre.
Ci sono due modi per avvicinarsi a questo film. Uno è sbagliato e l'altro è corretto. Quello sbagliato potrebbe leggerlo come l'ennesimo attacco contro chi ha una cultura diversa finalizzato a sottolinearne solo i tratti più che negativi.
Quello corretto trae origine dal sapere che la regista (nata nel 1976) all'età di 14 anni è stata rapita dai suoi familiari e lasciata in Pakistan per un anno mezzo solo perché aveva soprattutto amici norvegesi e non voleva piegarsi all'idea di non potersi comportare come loro.
È quindi uno sguardo dall'interno quello che Iram Haq ci offre grazie anche a un'ottima interprete come l'esordiente (sul grande schermo) Maria Mozhdah nel cui sguardo si può leggere una vasta gamma di sentimenti che vanno dalla felicità alla disperazione più profonda. Al centro del film c'è il rapporto tra una figlia e un padre convinto (insieme a una madre che lo sostiene) di agire 'per il suo bene'. Ciò che però maggiormente colpisce e fa riflettere è un elemento che ha le caratteristiche dell'originalità in una vicenda come questa. Quello che accade a Nisha non trae origine da un fondamentalismo religioso. Arrivata in Pakistan la ragazza dirà di non voler pregare e questo ci fa comprendere che non lo faceva neanche in Norvegia.
Quindi ciò che la famiglia pretende da lei non è legato a motivazioni di fede ma, e forse è ancora peggio, a ciò che il titolo del film esplicita: quello che dirà la gente. È il conformismo sociale a dettare l'agenda dei comportamenti nella comunità di immigrati pakistani ed è ad esso che il padre sente il dovere di aderire rischiando di giungere anche a situazioni estreme. La regista precisa che non tutto quello che accade a Nisha è successo anche a lei ma la cronaca ogni tanto ci ricorda che episodi simili accadono e non hanno quasi mai un lieto fine. Il fatto che sia finalmente una donna che li trasforma in cinema ci dice anche che qualcosa sta finalmente cambiando. Ci vorrà tempo ma per tutte le Nisha, nonostante ciò che ci racconta la cronaca, c'è una speranza.
Giancarlo Zappoli, mymovies.it, 22/4/2018

Critica (3):

Critica (4):
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