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Insyriated


Regia:Van Leeuw Philippe

Cast e credits:
Sceneggiatura: Philippe Van Leeuw; fotografia: Virginie Surdej; musiche: Jean-Luc Fafchamps; montaggio: Gladys Joujou; scenografia: Kathy Lebrun; costumi: Claire Dubien; interpreti: Hiam Abbass (Oum Yazan), Diamand Bou Abboud (Halima), Juliette Navis (Delhani), Mohsen Abbas (Abou Monzer), Moustapha Al Kar (Samir), Alissar Kaghadou (Yara), Ninar Halabi (Aliya), Mohammad Jihad Sleik (Yazan); produzione: Altitude 100, Liaison Cinematographique, in coproduzione con Minds Meet; distribuzione: Movies Inspired; origine: Belgio-Francia, 2017; durata. 85’.

Trama:Damasco, Siria. Oum Yazan, madre di tre figli, vive barricata nella propria abitazione, in una città sotto assedio. La donna ha reso l'appartamento un porto sicuro per la famiglia e per alcuni vicini, cercando di proteggerli dalla guerra. Quando le bombe minacciano di distruggere l'edificio, quando i cecchini trasformano i cortili in zone di morte e i ladri irrompono per saccheggiare e violentare, mantenere tra quelle mura il sottile equilibrio della routine diventa una questione di vita e di morte.

Critica (1):"(...) il titolo Insyriated è un gioco di parole, potremmo tradurlo 'bloccati in Siria' ed è effettivamente un raro film che porta sugli schermi la tragedia di chi vive in quel disgraziato paese, barricato in casa per proteggersi da entrambi i lati della guerra civile. Il regista, Philippe Van Leeuw, è belga; il cast è multietnico e di lingua araba, capeggiato da due attrici superbe, la giovane libanese Diamand Abou Abboud e la veterana palestinese (di passaporto israeliano) Hiam Abbass (...). Il film è stato girato a Beirut, ma per quello che si vede si sarebbe potuto realizzarlo anche in teatro a Cinecittà: la trama copre l'arco di una giornata e si svolge interamente nell'appartamento di un palazzo che si intuisce diroccato, dove si sono asserragliate due famiglie che si aiutano a superare la drammatica quotidianità della guerra. (...) La colonna sonora è fatta di dialoghi, spari, bombe e un ripetuto, furioso bussare alla porta da parte di miliziani ignoti decisi a penetrare nella casa. La giornata inizia con una tragedia, ha un crescendo di violenza quasi insostenibile e riesce, nel finale, a tirare paradossalmente il flato. Un grande film (...)."
Alberto Crespi, L'Unità, 14/2/2017

Critica (2):Un uomo corre furtivamente attraverso il cortile interno di un condominio; un colpo di fucile esplode da un tetto e l'uomo cade a terra, privo di vita. Una domestica raggiunge immediatamente la propria padrona di casa per raccontarle la scena a cui ha assistito e per capire come agire: la moglie dell'uomo assassinato è la loro vicina di casa, che da qualche giorno si è rifugiata con il figlio nel loro appartamento, in attesa del momento opportuno per fuggire. In quella casa, tra anziani, ragazzini e donne, sono in nove; fuori c'è una guerra terribile e onnipresente. Fuori c'è la morte certa. Il loro è l'ultimo appartamento abitato di tutto il quartiere: una sorta di fortezza che Oum Yazan, la tenace protagonista del sorprendente Insyriated di Philippe Van Leeuw, non vuole abbandonare per nessun motivo.
Nessuno deve sapere della morte dell'uomo: nessun elemento esterno deve poter entrare nella casa poiché anche la più piccola delle crepe, visto l'orrore di cui il mondo al di là delle mura è colmo, rischierebbe di trasformarsi in una voragine irreparabile. Per Oum Yazan l'appartamento rappresenta tutto ciò che le è rimasto; i suoi familiari e gli oggetti di una vita riempiono ogni spazio di quel microcosmo e nulla può farla sentire più al sicuro; attendere che suo marito torni per salvarla è davvero l'unica cosa da fare.
La macchina da presa segue la donna lungo i corridoi labirintici della casa, mentre gira tra le stanze per assicurarsi che tutti stiano bene, fungendo in questo modo da collante per gli inquilini, unendoli per renderli inattaccabili. Ma il frastuono delle bombe continua a fare breccia nella fortezza, trasformandola ogni volta in una prigione da cui voler scappare, in una sorta di trappola mortale. A ogni attacco sonoro proveniente dall'esterno, la donna risponde controllando ossessivamente ogni serratura, ogni sbarramento e ogni tenda coprente.
La forza dei legami familiari, delle mura domestiche e degli oggetti è davvero sufficiente per contrastare l'orrore dal di fuori? Alle convinzioni della protagonista, Philippe Van Leeuw contrappone non solo l'imprevedibilità della guerra, ma anche la voglia di reagire dei ragazzi, che tra incoscienza e necessità di vivere insistono continuamente per uscire, scappare e trovare un posto migliore. Ed è interessante vedere come lo spazio della casa sia trasformato a seconda del punto di vista dei personaggi coinvolti: prima come labirinto infinito e mai uguale a se stesso, poi come cella minuscola e claustrofobica, dopo ancora come luogo familiare e infine come territorio nemico.
Un cambio di registro che in alcuni momenti sembra ricondurre a una certa tipologia da film horror, in cui l'ambiente domestico diventa uno spazio pericoloso a causa di una minaccia esterna. E sotto questo punto di vista l'orrore, lasciato quasi sempre fuori dal campo visivo per scelta della protagonista, riesce a fare paura solo ai personaggi più anziani, che conoscono il volto del nemico, mentre i ragazzi più giovani ne sono spaventati solo quando vi entrano in contatto diretto. Ma la soluzione per tornare a vivere forse è proprio questa: provare a non avere più paura, aprire la porta e lasciare entrare la speranza.
Francesco Ruzzier, cineforum.it, 13/2/2017

Critica (3):

Critica (4):
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