Federale (Il)
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Regia: | Salce Luciano |
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Cast e credits: |
Soggetto: Castellano e Pipolo; sceneggiatura: Castellano e Pipolo, Luciano Salce; fotografia: Erico Menczer; musiche: Ennio Morricone - canzoni: "Addio Juna" di Mari, Raimondi e Falpo, "Rosamunda" di Vejvoda; montaggio: Roberto Cinquini; scenografia: Alberto Boccianti; arredamento: Ennio Michettoni, Arrigo Breschi; costumi: Giuliano Papi; effetti: Serse Urbisaglia; interpreti: Ugo Tognazzi (Primo Arcovazzi), Georges Wilson (Professor Erminio Bonafé), Gianrico Tedeschi (Arcangelo Baldacci), Elsa Vazzoler (Matilde Baldacci), Mireille Granelli (Rita), Stefania Sandrelli (Lisa), Franco Giacobini (il matto), Renzo Palmer (partigiano romagnolo), Luciano Salce (Tenente Rudolf), Gianni Agus (un federale), Peppino De Martino (partigiano in convento), Gino Buzzanca (partigiano in convento), Leopoldo Valentini (uomo con la statua), Luciano Bonanni (autista della corriera),Ester Carloni (Eleonora Castaldi), Gianni Solaro (un federale), Gianni Dei (Pier Maria Castaldi), Jimmy il Fenomeno, Edy Biagetti, Nando Angelici, Mimmo Poli, Salvo Libassi, Leonardo Severini; produzione: Isidoro Broggi e Renato Libassi per D.D.L.; distribuzione: Cineteca Griffith; origine: Italia, 1961; durata: 100’. |
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Trama: | Durante l'occupazione tedesca di Roma, ad Arcovazzi, un graduato delle brigate nere, zelante ed ambizioso, viene affidato il compito di catturare il professor Bonafé, un eminente filosofo antifascista, per farne un forzato propagandista della pericolante repubblica sociale. Ma se l'arresto del mitissimo professor Bonafé è un'impresa facile, il viaggio di ritorno a Roma dal natale paesino abruzzese dov'egli s'era rifugiato presenta non poche difficoltà. Attraverso mille peripezie, pericoli e strani incontri, il fascista e l'antifascista si perdono e si ritrovano. Insieme, giungono alla periferia della capitale. È il 4 giugno del 1944. Arcovazzi, indossata una divisa da federale trovata per caso alle porte della città ed ignaro del fatto che Roma è stata occupata dagli Alleati, avanza tranquillo per la strada, ma è subito afferrato e malmenato dalla folla. A salvarlo è il professor Bonafé, il quale gli offre la propria giacca di borghese, quasi a suggellare l'amicizia, inconsueta e rara, che le vicissitudini sopportate insieme hanno fatto nascere fra due uomini tanto diversi per convinzioni, temperamento ed educazione. |
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Critica (1): | Per la prima volta Tognazzi si allontana, in parte, dalle macchiette alle quali sembrava rassegnato, per interpretare un personaggio più complesso, che ha un rilievo anche drammatico. È per ora solo un tentativo, un primo passo che non convince completamente i critici. Il film segna comunque una importante svolta nella carriera dell'attore, che confermerà questo nuovo, più alto livello qualitativo nei film successivi diretti dallo stesso Salce. Continuerà però ancora per qualche anno ad alternare i film d'impegno a quelli più dozzinali. Ricordando Il federale, negli anni Settanta, l'attore dirà che il film fu «il primo passo nella strada giusta»: «Sino ad allora io ero stato soprattutto un comico... Avevo debuttato come comico ai tempi in cui imperavano Totò, i De Rege, Fanfulla, Rascel e Chiari... Chiari era giovane, un bel giovane... Anch'io ero giovane, neppure male... Quindi ero parso sulla scia di Chiari... È con Il federale che qualcuno si è convinto che potevo essere realmente un attore, ovvero un comico nel vero senso della parola...».
Ugo Tognazzi in L'Europeo, Milano, 15 novembre 1973, p. 80 |
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Critica (2): | (...) Come la materia per molti versi ancora bruciante diventi un divertimento intelligente e onesto è tutto merito della regia di Luciano Salce e della calibrata interpretazione di Ugo Tognazzi, fedelissima e aderente al personaggio in tutti gli aspetti fisici e gli atteggiamenti spirituali del fanatismo puro e sprovveduto, ben coadiuvato da Georges Wilson (...)».
Giacinto Ciaccio, Rivista del Cinematografo, Roma, n.11, novembre 1961, p.370. |
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Critica (3): | Il federale (... è una divertente satira delle gerarchie fasciste nell'ultimo e disperato scorcio della guerra, e, più ancora, una felice messa a punto di Ugo Tognazzi, come attore disciplinato ed efficace. Duro di cervice ma di cuore non cattivo. (... Più che il pregio della coesione (qualche episodio è superfluo, qualche altro un po’ grossolano), il film ha quello di una felice caratterizzazione dei due personaggi (...).
Leo Pestelli, La Stampa, Torino, 17 settembre 1961. |
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Critica (4): | Con questo brioso bianco e nero di Salce, Tognazzi ha preso quota, riscattandosi in parte da quel limbo di banalità commerciale in cui l'avevano confinato le sue precedenti prestazioni e disegnando, forse con qualche eccesso, un personaggio vivo e vitale, alla pari con quello impersonato (nientemeno) da Georges Wilson. (...) Una storia positiva (...) e un quadro di costume ricco d'intelligenza anche se spesso troppo accomodante e non sempre equilibrato nel rapporto satira comicità. Salce ha diretto con gusto e vivacità ma quel che meglio sostiene il film (...) sono la sceneggiatura densa di trovate e l'interpretazione: semplice e acuta in Wilson, aggressiva e spericolata in Tognazzi. (...).
Vice, Il Messaggero di Roma, Roma, 1 settembre 1961 |
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