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Eva e Adamo


Regia:Moroni Vittorio

Cast e credits:
Sceneggiatura: Vittorio Moroni, Marco Piccarreda; fotografia: Marco Piccarreda; musiche: Mario Mariani; montaggio: Marco Piccarreda; produzione: 50n, Onair; distribuzione: 50n; origine: Italia, 2009; durata: 77’. v.m.14

Trama:Erika è una donna di 76 anni colta e vitale che da sempre ama il viaggio e l'avventura. Ha alle spalle due matrimoni sbagliati che ha chiuso con coraggio e ora, benché sia in là con l'età, ha sposato Moussad, un senegalese di 35 anni che sogna di diventare un calciatore e che, per seguirla, ha lasciato nel suo paese la prima moglie e i tre figli.
Deborah ha vent'anni e un corpo mozzafiato. Orfana di padre, a 14 anni è scappata di casa per andare a cercare fortuna a Milano, ma ha trovato lavoro soltanto come barista. Dopo qualche tempo, Deborah ha accettato qualche parte nei film porno e il suo ragazzo, Filippo, che vive di espedienti ed è stato per qualche anno in prigione, finge di non sapere da dove arrivano i soldi che lei porta a casa, finché un giorno...
Veronica ha 35 anni e vive in un paesino in provincia di Reggio Emilia insieme a suo marito Alberto, che soffre di una forma molto rara di sclerosi multipla. Si sono conosciuti a Lourdes ed è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Lui stava facendo un "viaggio della speranza"; lei era una delle infermiere. Nel passato di Veronica c'è una ferita profonda: il suo primo fidanzato, l'unico uomo che abbia mai amato, è morto all'età di 18 anni e da allora lei ha deciso di dedicarsi agli altri...

Critica (1):L'attenzione che ha circondato i film di Vittorio Moroni, il suo esordio Tu devi essere il lupo o Le ferie di Licu, potrebbe ripetersi per questo nuovo lavoro Eva e Adamo, film d'amore che si avvicina il più possibile a Eva, personaggio sempre misterioso. La forma è quella del documentario, ma il segreto di Moroni è ciò che riesce a captare con la macchina da presa che si fa cinema di finzione strada facendo, quasi nei pochi centimetri che lo separano i suoi soggetti. Deve essere una questione di tempi, montaggio, scelta dei personaggi, di intuire il momento dell'attacco e lo svolgersi dell'incontro. Le tre donne che raccontano la loro vita in alcuni momenti devastata (come del resto fu quella di Eva) sono una scrittrice, Erika, sposata con un giovane senegalese, come in una nuova vita, dopo altri matrimoni e una vita vissuta pienamente. Deborah, mamma e pornostar, due identità separate che non possono essere mantenute a lungo, ma ad ognuna è stata dedicata energia e passione, anche se è arrivato il momento di cancellare la ribalta. Veronica, crocerossina a Lourdes, con una visione tolstojana della vita (sarebbe meglio dire «emiliana», per la sua solarità) e poi moglie felice di un uomo infermo, colpito da malattia degenerativa con il quale ha costruito famiglia e figli. Il processo che Moroni mette in moto sullo schermo e che rende questi personaggi meno terreni e più astratti, quindi attraenti come protagonisti di romanzi è quello della costruzione del paradiso terrestre e poi della caduta, ma non tale da non poter essere sopportata. La ricca personalità delle donne che raccontano la loro storia fronteggia situazioni anche al limite, che possono capitare a chiunque guardi alla vita con sfida e avventura, fronteggiate con spavalderia o grazia.
Le ferie di Licu raccontava la storia di Licu, ragazzo bangladese residente a Roma che tornava in patria a sposare Fancy con un matrimonio combinato, scelta dalla sua famiglia. Qui siamo nel regno della libertà assoluta, del matrimonio d'amore, dove libertà e affettività potrebbero esprimersi. (…)
Silvana Silvestri, Il Manifesto, 25/9/2009

Critica (2):Tre coppie anomale, fuori dagli schemi per necessità, destino, scelta. Erika è avanti con gli anni, vedova con figli già adulti. Scrive romanzi rosa e ha sposato un giovane uomo senegalese conosciuto in villeggiatura. Deborah è una giovane mamma che ha lavorato come pornostar in alcuni film. Il suo compagno è disoccupato e quando si sono conosciuti non sospettava nulla riguardo l'attività della moglie. Veronica è un'infermiera che ha sposato un uomo invalido, costretto sulla sedia a rotelle dalla sclerosi multipla. Tra interviste e spaccati di vita quotidiana le tre coppie si raccontano confrontandosi con i propri fantasmi, le reciproche incomprensioni ed i piccoli grandi problemi della vita.
Il documentario di Vittorio Moroni racconta con tocco delicato le storie dei vari personaggi che si intersecano e alternano rivelandosi poco a poco. Lo sguardo del regista, discreto e qualche volta persino complice, mira a scandagliare le dinamiche di coppia, le ragioni dell'amore e le reciproche compensazioni di carenze esistenziali e affettive. La componente “sociale” del rapporto tra un “privato diverso” e l'opinione pubblica è presente ma sempre in secondo piano. Questa si rivela una scelta vincente: l'attenzione è concentrata all'interno per capire osservando, per raccontare la normalità di ciò che superficialmente ci sembra anomalo. Senza scadere nella retorica e con innocente curiosità il regista ci accompagna in un percorso di scoperta e comprensione di queste esistenze estranee.
Le difficoltà che le coppie protagoniste del film devono affrontare sono tutto sommato comuni, normali, quasi banali; sono gli “interpreti” ad essere in qualche modo eccezionali. Eva e Adamo, Eva prima di Adamo perché la chiave di lettura è al femminile. Gli uomini sono comprimari di confronto, presenze necessarie, considerate e ascoltate ma molto meno interessanti. I racconti procedono in parallelo aggiungendo sequenza dopo sequenza informazioni importanti per comprendere le ragioni di ognuno. Un'anziana scrittrice è disposta a sacrificare quello che le resta da vivere per permettere al compagno di costruirsi una nuova vita in Senegal? Una giovane madre riuscirà a garantire alla propria bambina un futuro migliore? Un'infermiera, madre e moglie, manterrà l'equilibrio necessario di fronte alla prospettiva della morte di suo marito? Il finale lascia aperti degli interrogativi suggerendo che il filo rosso che lega e rende simili delle storie così diverse è il sacrificio. Sacrificio come ipotetico abbandono del proprio paese per la scrittrice Erika, sacrificio come scelta di vita per l'infermiera Veronica e probabilmente sacrificio dell'amore a favore del benessere della propria bambina per Deborah. Le vie dell'affetto sono imperscrutabili e se è impossibile capire come gli uomini possano combinarsi attraverso l'amore, almeno si può provare ad analizzare le dinamiche che regolano questo grande gioco: la ricerca di equilibrio e di quel poco di stabile serenità necessaria per tirare avanti.
Erika, Deborah e Veronica chiudono Eva e Adamo dando l'impressione di essere in procinto di affrontare scelte decisive come i personaggi di American graffiti. Immaginando le loro vite nel futuro ci si augura che quella del film sia lunga e soddisfacente.
Michelangelo Salvioni, mymovies

Critica (3):

Critica (4):
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