Crimini del pensiero
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Regia: | Ciusa Franco, Crocè Mino, Wilhelm Guido |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura, fotografia, montaggio: Mino Crocè, Franco Ciusa, Guido Wilhelm; riprese, documenti: Guido Wilhelm; voce: Franco Morgan; musica: brani di Gustav Mahler, Alban Berg, Maurice Jarre, Edward Grieg, J. S. Bach. Charles Ives, Max Bruch, Erik Satie; formato: U Matic 8 (b/n); anno: 1993; durata: 17' 30''. |
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Trama: | Una corrente d’opinione che nega spudoratamente una tragica realtà storica e che ostinatamente ignora inconfutabili prove documentali, può essere considerata colpevole? Secondo i codici penali probabilmente no, ma da un punto di vista morale non dovrebbero sussistere dubbi. In particolare, questi “opinionisti” sono uomini di cultura; allora certamente essi si macchiano di un odioso crimine dell’intelletto. |
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Critica (1): | Il documentario ha ottenuto la Medaglia d’argento al Concorso Nazionale del Cinema e Video Scuola Fedic tenutosi a San Giovanni Valdarno il 25 aprile 1993. La Giuria, presieduta da Florestano Vancini, ha così motivato il premio: “per il significato e l’attualità del messaggio trasmessi da una sapiente utilizzazione di documenti d’epoca”. Crimini del pensiero ha ottenuto un ulteriore riconoscimento alla 44a Mostra Internazionale di Montecatini Terme tenutasi il 9 luglio 1993. Il verbale della giuria dei giovani, composta da Annalisa Bonfiglioli , Giulia Zoppi e Federico Tintori così si esprime. “[...] per l’eccellente montaggio in grado di rendere sempre attuale il tema del genocidio compiuto dai nazisti, facendo rivivere gli echi del passato. Questa importante testimonianza sia di ammonimento per le giovani generazioni che con troppa facilità abbracciano ideali xenofobi come modello di vita, rinnegando una realtà di tragica sofferenza”. Al documentario è stato assegnato il premio offerto dal quotidiano La Nazione. Crimini del pensiero, segnalato dalla Giuria Giovani. Un video di 17' in cui, tramite un impiego essenzializzato di un vasto materiale di repertorio suddiviso in brevi quanto esplicativi capitoli, gli autori confutano quei recenti tentativi di revisionismo storico che vorrebbe negare gli orrori dello sterminio nazista [...].
Nino Ferrero L’Unità, 11/7/1993 |
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Critica (2): | Il film Crimini del pensiero ha vinto anche il Premio de La Nazione, come “importante testimonianza di ammonimento per le giovani generazioni” e per “l’eccellente montaggio in grado di rendere attuale il tema del genocidio compiuto dai nazisti, in un momento in cui si riaffacciano pericolosi ideali xenofobi”.
da La Nazione, 11/7/1993 |
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Critica (3): | La messa in guardia su un futuro pieno di apprensioni e di esiti incerti e, forse, catastrofici, appare tuttavia esplicita quando, in Crimini del pensiero di Crocè, Wilhelm e Ciusa, si offrono allo spettatore le immagini di repertorio, fra l’altro ben organizzate, dei campi di sterminio nazisti.
Sergio Micheli, il manifesto, 6/5/1993 |
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Critica (4): | Dal commento finale di Crimini del pensiero
Queste immagini della più assurda e criminale follia dell’uomo, che tutti abbiano visto almeno una volta, tragico monito destinato a restare scolpito indelebilmente nella memoria del nostro secolo, sembra a noi invece passare come acqua sul marmo. Quando apprendiamo che uomini di cultura del cui intelletto non dovremmo dubitare, tendono a negare quanto l’evidenza delle immagini rende inconfutabile, allora la nostra coscienza è aggredita da un vile colpo basso. Solo per un attimo, perché istantanei subentrano rabbia e sconcerto verso chi come il Professore Robert Faurisson, 64 anni, storico di fama internazionale, docente prima alla Sorbonne poi all’Università di Lione, sostiene che gli ebrei hanno si subito le persecuzioni, le deportazioni, gli effetti della guerra e le epidemie, ma non c’è stata una distruzione fisica deliberata cioè genocidio.
La cifra di 6 milioni di morti è falsa. Tra 45/50 milioni della II Guerra Mondiale egli afferma che le vittime di origine ebraica non superano il milioni di individui. La delirante tesi di Faurisson nega anche l’esistenza delle camere a gas in quanto tecnicamente non realizzabili: si è trattato di una invenzione degli ebrei che volevano essere le vittime privilegiate della II Guerra Mondiale. E qui volutamente egli ignora tutte le numerose altre vittime dei lager, i deportati politici , gli uomini della Resistenza di mezza Europa, gli zingari, i diversi.
Faurisson purtroppo non è un folle solitario, altri intellettuali appartengono a questa schiera di revisionisti come Paul Rassinier, incredibile a dirsi, ex appartenente alla Resistenza e deportato a Buchenwald, come il venticinquenne David Cole, ebreo di Los Angeles. Un pensiero riconoscente per i fratelli Lumière che con la loro invenzione hanno consentito all’umanità di cogliere con sgomento agghiaccianti e indiscutibili testimonianze di uno dei più grandi crimini contro l’umanità: ed anche un doloroso sdegno per quanti oggi si stanno macchiando di avvilenti crimini del pensiero. |
| regia collettiva |
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