Isis, tomorrow - The lost souls of Mosul
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Regia: | Mannocchi Francesca, Romenzi Alessio |
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Cast e credits: |
Fotografia: Francesca Mannocchi, Alessio Romenzi; musiche: Andrea Ciccarelli; montaggio: Emanuele Svezia, Sara Zavarise; produzione: Lorenzo Gangarossa, Gabriele Immirzi per Fremantlemedia Italia, Rai Cinema, cooprodotto con Wildside, Cala Film Filmproduktion; origine: Italia, 2018; durata: 80’. |
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Trama: | Un documentario per cercare una risposta alla domanda su cosa significhi essere un figlio dell'Isis in un paese - l'Iraq - che ha combattuto una guerra priva di pietà. Nell'ideologia dell'Isis i bambini sono l'arma più efficace per portare nel futuro l'idea di un grande Califfato universale: eredi di un unico obiettivo, creare un mondo diviso a metà, da un lato gli jihadisti e dall'altro lato gli infedeli da sterminare. Un documentario per ripercorrere i lunghi mesi della guerra attraverso le voci dei figli dei miliziani addestrati al combattimento e a diventare kamikaze, e segue i loro destini nella complessità del dopoguerra, un dopoguerra di vedove bambine e ragazzi marginalizzati, in cui il sangue della battaglia lascia spazio alle vendette e alle ritorsioni quotidiane, alla violenza come sola risposta alla violenza. Sarà in grado l'Iraq di accettare i figli dell'Isis come propri figli, di perdonare le loro madri, di riconciliare le anime del paese? |
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Critica (1): | Forse ha ragione un membro dei servizi segreti iracheni, un’ideologia come l’Isis non si elimina con le armi, serve un’altra ideologia da contrapporle. Forse ha ragione un ragazzino dell’Isis, perdere Raqqa, Sirte, Mosul non significa nulla, è solo terra, “dicono che se vogliono liberarsi di noi dovrebbero sbarazzarsi del Corano”. Sono, si capisce, interrogativi rivolti al futuro, e di qui il titolo: Isis, Tomorrow The lost souls of Mosul, documentario fuori concorso a Venezia 75, scritto e diretto dalla reporter Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi.
Un buon lavoro, di più, che mette a fuoco il giorno dopo la vittoria della coalizione internazionale sull’Isis, interpellandone l’eredità più pesante: i bambini educati dallo Stato islamico, e i minorenni sono molti, moltissimi tra i 20mila appartenenti all’IS detenuti nelle carceri irachene. Che fare, dato che a Mosul i servizi non concedono documenti alle famiglie dell’Isis, di fatto impedendo ai minori istruzione e aiuti?
Il doc inquadra Mosul, la cui immane distruzione non è solo urbana, architettonica, ma ancor più esistenziale, vitale, e i contendenti che l’anno rasa al suolo: i miliziani dell’Isis, i bambini-kamikaze, i sommersi e i salvati del jihadismo; le vittime e i combattenti dell’Isis.
Ci sono le responsabilità, non il giudizio morale: Isis Tomorrow non viene per additare, ma per testimoniare il qui e ora oramai lungamente disatteso dalle news e dalla stampa.
A partire dalle logiche di vendetta, persecuzione e discriminazione dai campi ai ruderi che oggi riguardano i carnefici, e i consanguinei dei carnefici, di ieri: non c’è pace senza giustizia, non c’è salvezza senza perdono, e ridurre il fenomeno a mero problema di ordine pubblico rischia di rinvigorirlo, anziché risolverlo.
Bambini mutilati, ciechi, autoreclusi, spalancati senza requie sull’orrore subito e, talvolta, inferto; donne marginalizzate e vieppiù vilipese, abbandonate a un’esclusione senza fine; intelligence nel guado tra passato e futuro, punizione e possibilità: ben filmato, supportato da testimonianze secche, preziose e dolenti, mai enfatiche, capace di tracciare un “poi”, se non intravvedere una soluzione, Isis, Tomorrow è da vedere.
Federico Pontiggia, cinematografo.it, 30/8/2018 |
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Critica (2): | (…) Il documentario comincia nel gennaio 2018, sei mesi dopo la fine ufficiale delle ostilità, gli edifici sono stati quasi tutti bombardati e la maggior parte delle case non sono altro che tende improvvisate nei campi profughi. La fotografia è sorprendente, simile al modo in cui Werner Herzog è riuscito a catturare la bellezza nella distruzione nel suo saggio documentario del 1992, Apocalisse nel deserto. Una sensazione di presagio si manifesta quando un sedicenne descrive come l'ISIS ha reclutato i bambini e li ha persuasi che il più grande onore nella vita sia il martirio. (...)
L'azione torna quindi al novembre 2016, all'inizio dell'offensiva per liberare Mosul. Mannocchi è una delle più grandi giornaliste italiane a coprire la regione e nel 2016 ha vinto il prestigioso premio giornalistico italiano Premiolino. Insieme al fotografo di guerra Romenzi, nel 2016 ha realizzato If I Close My Eyes per la televisione italiana, concentrandosi sulla generazione perduta dei rifugiati siriani in Libano. Qui i due si focalizzano, e con grande intelligenza, sui costi umani della guerra e sul duraturo impatto psicologico dell'essere in una situazione di conflitto, mentre sono meno interessati alla politica o alla propaganda degli aggressori, anche se utilizzano con grande effetto alcuni filmati di reclutamento dell’ISIS. Concludendo il film con riprese recenti risalenti allo scorso maggio, i registi mostrano la mancanza di cibo e l'oppressione, e soprattutto, riescono a far sì che il pubblico dimentichi i pregiudizi che potrebbe avere sui combattenti e semplicemente vogliono che comprendiamo la piaga della gioventù manipolata. (…)
cineuropa.it |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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