Miss Marx
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Regia: | Nicchiarelli Susanna |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli; fotografia: Crystel Fournier; musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, Downtown Boys; montaggio: Stefano Cravero; scenografia: Alessandro Vannucci, Igor Gabriel; costumi: Massimo Cantini Parrini; suono: Adriano Di Lorenzo; interpreti: Romola Garai (Eleanor Marx), Patrick Kennedy (Edward Aveling), John Gordon Sinclair (Friedrich Engels), Emma Cunniffe (Laura Marx), George Arrendell (Paul Lafargue), Célestin Ryelandt (Johnny Longuet), Oliver Chris (Freddy), Philip Gröning (Karl Marx); produzione: Vivo Film, Tarantula, con Rai Cinema - Cooproduzione Voo, Be Tv; distribuzione: Rai Cinema (01 Distribution); origine: Italia-Belgio, 2020; durata: 108’. |
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Trama: | Brillante, colta, libera e appassionata, Eleanor è la figlia più piccola di Karl Marx: tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo, partecipa alle lotte operaie, combatte per i diritti delle donne e l'abolizione del lavoro minorile. Quando, nel 1883, incontra Edward Aveling, la sua vita cambia per sempre, travolta da un amore appassionato ma dal destino tragico. |
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Critica (1): | Eleanor sta davanti a una piccola folla attenta; ascoltano uno dei suoi discorsi sul ruolo della donna nella società socialista teorizzata dal padre Karl Marx in Il Capitale. Guarda l'uditorio davanti a lei, Eleanor, mentre si gira appena a incrociare lo sguardo dell’amato Edward dietro le spalle con gli altri rappresentanti del Movimento. La voce esce stentorea, ferma e decisa nell’affermare il diritto all’indipendenza e alla libertà per le donne, mentre gli occhi tremano incerti come messi improvvisamente di fronte alle grandi contraddizioni della sua esistenza. Ha sempre vissuto così, Eleanor, tra libri, studi, scritti, coltivando la sua intelligenza acuta e combattendo strenuamente per i suoi ideali. La battaglia e il lavoro intellettuale a scrivere il lato politico - pubblico - della sua esistenza mentre quello privato vacillava sotto i colpi di un amore troppo intenso per l’uomo volubile che era Edward Aveling.
Eleanor sta lì in mezzo, tra i lavoratori sempre messi in scena come folla, come gruppo, come classe e i compagni intellettuali e attivisti con i quali si mescola senza mai davvero appartenere alla loro casta prettamente maschile. Lì in mezzo, capace di trascinare un movimento ma per lo più sola in mezzo all’inquadratura.
Susanna Nicchiarelli torna a Venezia dopo Nico, 1988 con un altro ritratto di donna carismatica e complessa, Eleanor Marx detta Tussy, la più giovane delle figure di Karl Marx morta suicida a 43 anni, dopo un’intensa attività in favore dei diritti delle donne e contro il lavoro minorile nonché la curatela delle opere postume del padre e stimate traduzioni e adattamenti per il teatro. Una storia straordinaria, tragica e appassionante, piena di coraggio, forza e dramma, capace di rappresentare con immediatezza la problematicità di una condizione facilmente trasportabile alla contemporaneità.
Una grande intuizione quella di andare a indagare un personaggio così emblematico e poco conosciuto, capace di parlare al presente nonostante la rappresentazione storica perfettamente datata. Ma non solo. Attraverso il suo ritratto, quello che il film ridiscute è infatti anche un immaginario visivo ben codificato, quello della pittura, della ritrattistica, della fotografia che hanno stilizzato il periodo vittoriano; ma se puntuali sono le soluzioni che passano per il décor e i costumi, fin troppo espliciti sono l’uso della musica punk in contrasto con la ricostruzione d’epoca e le immagini di footage che finiscono per sottolineare in modo ridondante una costruzione diversamente più che bastante al suo intento.
Per Nicchiarelli infatti Eleanor è soprattutto una donna attiva, impegnata e, al contempo, determinata a vivere la sua vita sentimentale in modo completo anche se tragicamente tormentato. Una donna piena di contraddizioni e di incertezze, ma anche una combattente di grande carattere tanto fortemente definita dall’ingombrante figura del padre quanto tenacemente indipendente e autodeterminata. Fino a morirne.
Chiara Borroni, cineforum.it, 6/9/2020 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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