Lunedì mattina - Lundi matin
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Regia: | Iosseliani Otar |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Otar Iosseliani; fotografia: William Lubtchansky; montaggio: Otar Iosseliani; musica: Nicholas Zourabichvili; scenografia: Manu De Chauvigny; costumi: Cori D’ Ambrogio; interpreti: Jacques Bidou (Vincent), Anne Kravz-Tarnavsky (donna di Vincent), Adrien Pachod (Gaston), Dato Tarielachvili (Nicolas), Narda Blanchet (madre di Vincent), Radslav Kinski (padre di Vincent); produzione: Martin Marignac, Maurice Tinchant, Roberto Cicutto e Luigi Musini; coproduzione: Pierre Grise Productions - Mikado Film - Mestiere Cinema; distribuzione: Mikado; origine: Francia/Italia, 2001; durata: 122'. |
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Trama: | Vincent fa il saldatore in una fabbrica in città e vive a un'ora e mezza di distanza in un soffocante paesino dove l'unico diversivo possibile è parlare dei fatti degli altri. Sua madre, che è stata una ballerina e una cantante molto bella, ora vive di ricordi. Vincent, stufo di tutto, un giorno va a trovare suo padre e decide di fare la stessa cosa che un giorno fece lui. Prende il treno e si ritrova a Venezia dove un suo amico, Carlo, saldatore come lui, fa la sua stessa vita. Vincent prende un traghetto e va altrove. Otto mesi dopo torna al suo villaggio dove tutto è rimasto uguale e lui riprende la solita vita. |
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Critica (1): | (…) Orso d'argento per la regia al Festival di Berlino, Lunedì mattina di Otar Iosseliani è una coproduzione franco-italiana che dura 120 minuti e non ne spreca neppure uno. All'opposto di quel che si dice un film "lento", è un film sulla lentezza: si prende tutto il tempo necessario per osservare ciò che vuole osservare, e per mostrarcelo. Antico e moderno senza contraddizione, Iosseliani mette in scena una storia semplice senza esibizionismi né voglia di stupire, ma con poesia, humour e pacato pessimismo. Nella prima parte, rappresenta mondi in via di estinzione - la campagna, la fabbrica - con un affetto critico che evita gli sconfinamenti nella nostalgia. Ambienti e personaggi sono rappresentati attraverso tocchi di comicità sottile (ciò che Jacques Tati chiamava il "comico di osservazione"): il postino di paese che legge le lettere altrui, il prete che sbircia le belle parrocchiane, gli innamorati che si scambiano "messaggini" non col cellulare, ma per telegrafo. Non mancano le gag di attualità, come il tormentone sul fumo. Scelta la fuga, Vincent si ritrova in una Venezia un po' alla Pane e tulipani, tra vecchi nobiluomini eccentrici (un cammeo del regista), gondole, pittori di strada, borsaioli. Salvo poi rendersi conto che Carlo, il suo nuovo amico italiano, fa il saldatore come lui e, all'alba, lascia quel paradiso artificiale per andare – come lui – in fabbrica.
Roberto Nepoti, la Repubblica, 3/3/2002 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Otar Iosseliani |
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