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Hedwig - La diva con qualcosa in più - Hedwig and the Angry Inch


Regia:Mitchell Cameron John

Cast e credits:
Sceneggiatura:
John Cameron Mitchell, Stephen Trask; fotografia: Frank G. DeMarco; montaggio: Andrew Marcus; scenografia: Thérèse DePrez; costumi: Arianne Phillips; musica: Stephen Trask; interpreti: John Cameron Mitchell (Hedwig), Michael Pitt (Tommy Gnosis), Miriam Shor (Yitzhak), Stephen Trask (Skszp), Theodore Liscinski (Jacek), Rob Campbell (Krzysztof), Michael Aranov (Schlatko), Andrea Martin (Phyllis Stein), Ben Mayer-Goodman (Hansel a 6 anni), Alberta Watson (madre di Hansel), Gene Pyrz (padre di Hansel); produttore: Colin Brunton, Michael De Luca, Amy Henkels, Pamela Koffler, Katie Roumel, Mark Tusk; produzione: Killer Films, New Line Cinema; distribuzione: Nexo; origine: USA, 2001; durata: 95'

Trama:Hänsel cresce a Berlino Est con una madre ossessionata dalla tragedia dell'Olocausto e un padre che abusa sessualmente di lui. Diventato un adolescente dalla sessualità incerta, ha un sogno: diventare una rock star. Cambiato nome in Hedwig, vorrebbe attraversare l'oceano per tentare la fortuna: ma non è facile per lui arrivare in America...

Critica (1):Quale è il filo rosso che unisce film come Go Fish, Boys Don't Cry, Velvet Goldmine e Hedwig and the Angry Inch? Sono tutti prodotti dalla Killer Films, la casa di produzione indipendente fondata da Christine Vachon e Pamela Koffler. E tutti, seppur con modalità differenti, mettono in scena sessualità polimorfe e lanciano una dura sfida a quel dualismo maschile/femminile su cui si fonda la norma eterosessuale. Portano sullo schermo, per usare un'espressione coniata dalla teorica femminista Teresa De Lauretis, "soggettività eccentriche" che mostrano la falsa naturalità dei concetti di Uomo e Donna. Questi film sono esempi di "queer" cinema ovvero un cinema che mette in primo piano le politiche sessuali e fa delle identità di genere un terreno di conflitto. Hedwig and the Angry Inch (nelle sale italiane con l'infelice titolo Hedwig, la diva con qualcosa in più) è nato sette anni fa come piece teatrale creata da John Cameron Mitchell e Stephen Trask. Dopo il debutto allo Squeezebox, un rock club newyorchese frequentato da drag queens, lo spettacolo è diventato un cult. Un destino che con ogni probabilità toccherà anche al film. Hedwig gioca con i frammenti della cultura pop per creare una nuova icona neo-glam rock. È il risultato del mix originale tra riferimenti a mostri sacri della filosofia occidentali come Platone e Kant, citazioni di David Bowie, Iggy Pop e Lou Reed, pellicole come All that Jazz e The Rocky Horror Picture Show e la cultura lesbogay. La pellicola ha già fatto incetta di premi al Sundance, a Berlino e a Deauville e, se vincerà il conservatorismo dell'Academy, c'è da scommettere che si accaparrerà un discreto numero di Oscar. L'interpretazione e la regia di John Cameron Mitchell è da urlo per non parlare della colonna sonora composta dal solito Stephen Trask che compare anche nel ruolo di Skszp. L'attrice Miriam Shor è l'incarnazione ideale di Yizhak, il marito di Hedwig che vuole diventare un travestito. Con la testa perennemente fasciata da un foulard e il suo giubbotto di pelle ricorda da vicino Axl Rose dei Guns N'Roses. Qualcuno dirà forse che il fenomeno Hedwig si inserisce nella rinascita del musical, un genere che ha ripreso fiato con Dancer in the Dark e Moulin Rouge. Ma, a differenza di quest'ultimo, che si limita alla celebrazione acritica dell'estetica postmoderna, la pellicola di Mitchell mette a fuoco tutta l'ambiguità della drag queen (figura peraltro già fagocitata dal mainstream), sempre in bilico tra melanconia e sovversione dell'identità di genere. Con Hedwig la Killer Films ha sparato un altro colpo dritto in faccia al "regime" eterosessuale.
Miriam Tola, Cinemazip, 16/11/2001

Critica (2):John Cameron Mitchell, autentica icona della New York gay che in Hedwing si racconta con il cuore in mano. Hedwig è un film ispirato al musical Rock- politico che Mitchell ha rappresentato per quattro anni in un teatro off-Broadway. Il protagonista è un rocker travestito cresciuto dalla parte sbagliata del Muro, nella Berlino Est dove é nato proprio in quel 1961 che vide la capitale tedesca divisa dalla guerra fredda. Scoperta la propria sessualità grazie a un militare americano che lo porta con sé negli States, Hedwing si innamora di un cantante paffutello dal solenne nome di Tommy Gnosis, che é come dire Tommaso coscienza. Per lui, Hedwig scrive delle canzoni (una delle quali, The Origin of Love, é ispirata al Simposio di Platone) grazie alle quali Tommy conquista il successo: il nostro eroe rimane così diviso fra l'amore mai sopito per Tommy e il legittimo desiderio di scatenargli appresso gli avvocati. Tutto ciò è narrato in una lunga serie di flash-back, colorati ed onirici, scanditi dalle canzoni che Mitchell – accompagnato dal gruppo degli Angry Inch – esegue con bella improntitudine. Magro, dal naso lungo, assai poco femminile, questo Mitchell é un personaggio curioso anche se sarà bene attenderlo a prove meno autoreferenziali prima di salutare la nascita di un nuovo regista. Ammirandolo in Hedwing, viene da definirlo in un modo che a voi potrebbe sembrare derisorio ma che lui, ne siamo certi, prenderebbe come un complimento: ci ha ricordato Madonna, ossia un'artista che in sostanza non sa fare nulla (canta così così, balla da 6 meno meno, recita da 5, è sicuramente carina ma certo non bellissima) ma è talmente geniale nel farlo da essere la vera diva postmoderna. Mitchell, rispetto alla signorina Ciccone, non é innovativo: di fatto – anche musicalmente – è un epigono del glam-rock che arriva vent'anni dopo Lou Reed, Marc Bolan e coloro che sembrano essere i suoi veri maestri, quei simpatici provocatori dei (delle?) New York Dolls. Comunque Hedwing è una divertente goliardata che forse troverà cultori anche in Italia. E attenzione, nel film i travestiti sono due: cercate di indovinare quale, fra i barbuti degli Angry Inch, è una donna.
Alberto Crespi, l'Unità 16/11/2001

Critica (3):

Critica (4):
Cameron Mitchell
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