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Mafioso - Mafioso


Regia:Lattuada Alberto

Cast e credits:
Soggetto: Bruno Caruso; adattamento: Marco Ferreri, Rafael Azcona; sceneggiatura: Age, Furio Scarpelli, Alberto Lattuada; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Angela Sammaciccia; montaggio: Nino Baragli; musica: Piero Piccioni; interpreti: Alberto Sordi (Nino Badalamenti), Norma Bennell (Marta Badalamenti), Ugo Attanasio (don Vincenzo), Carmelo Oliviero (don Liborio), Francesco Lo Broglio (don Calogero), Gabriella Conti (Rosalia), Armando Thinè (il dott. Zanchi), Lilly Bistrattin (la sua segretaria), Michèle Bally (la baronessina di Traglia), Cinzia Bruno (Donatella Badalamenti), Katiuscia Piretti (Patrizia Badalamenti), Paolo Cuccia, Saverio Turiello, Stefano benigno, John A. Topa, Giuseppe Stagnitti, Hug Hurd, Vincenzo Novarese, Ludwig Roth; produzione: Antonio Cervi per Compagnia Cinematografica Cervi (Roma); distribuzione: C. Nazionale; durata: 103; anno: 1962.

Trama:
Nino Badalamenti, caporeparto in una fabbrica milanese, porta in vacanza moglie e figli nella natia Sicilia. Il boss di un'organizzazione mafiosa lo obbliga a compiere un omicidio su commissione a New York. Rientrato in Italia, torna a Milano. È un film atroce sulla mafia.

Critica (1):Lettere di una novizia e L'imprevisto, quindi, al di là del loro punto di partenza (letterario per il primo, teatrale per il secondo), hanno un comune denominatore che li lega: sono entrambi il racconto di un reato imperfetto, viziato dall'insorgere del sentimento. Il reato diviene perfetto, invece, in Mafioso dove il sentimento, la passionalità sono esclusi dal primo all'ultimo fotogramma. Qui è questione di un siciliano emigrato a Milano e impiegato in una fabbrica grazie ai buoni uffici di un capomafia, il quale, approfittando di una vacanza che l'emigrato è venuto a trascorrere in Sicilia per far conoscere l'isola alla moglie milanese e alle figlie, gli chiede di prestarsi a un'azione punitiva ordinatagli dai suoi sodali d'Oltreoceano. L'emigrato non può rifiutarsi. Parte per New York imballato in una cassa trasportata da un aereo, uccide la vittima designatagli dai compari americani del capomafia e nel giro di due giorni rientra con lo stesso mezzo alla base. Il siciliano milanesizzato, al ritorno da New York, è visibilmente scosso dal crimine commesso. A letto scoppia in un pianto dirotto mentre la moglie e le due bambine dormono beate. Ma la paura gli vieta di aprire il proprio animo a chicchessia. E il ritorno a Milano, la ripresa del lavoro quotidiano, lo aiutano a seppellire dentro di sé ogni rimorso.
Di questi tre film è proprio Mafioso a destare la maggiore attenzione nei mass media. Lo aiutano in più la presenza di Alberto Sordi, all'apice della sua popolarità, nel ruolo del protagonista, e la parziale ambientazione siciliana in un momento nel quale la Sicilia è spesso protagonista dei nostri film, anche perchè molto richiesta dai committenti stranieri del cinema italiano. Ma sarebbe errato mettere Mafioso nel novero delle commedie di costume che rappresentano allora una delle carte vincenti del nostro cinema.
La presenza di Sordi non inganni. Lattuada non denuncia né condanna. Da un lato è attratto in maniera astratta, come un appassionato di scacchi, dalla perfezione che possono raggiungere i delitti di mafia. Dall'altro cerca di mettersi nei panni del killer, si sforza di capirlo, di comprendere ciò che significa per lui passare dal ruolo di rotella del miracolo economico nella società del Nord a quello tanto più incisive che egli pò ricoprire nella sua società originaria. Un modo come un altro di riemergere dall'anonimato e riacquistare una propria identità, come rilevano Raymond Borde e André Bouissy nel n. 30 di "Premier Plan".
Dicevamo di certe analogie esistenti tra l'atteggiamento di Lattuada e quello di Ferreri, Ferme restando le abissali differenze stilistiche che dividono questi due autori. Non è un caso che il soggetto di Mafioso fosse stato offerto in un prime tempo a Ferreri, il quale lo aveva sviluppato a livello di copione con l'aiuto del sua collaboratore abituale di quegli anni: le spagnolo Rafael Azcona. Lattuada era subentrato in un secondo tempo, per le pressioni esercitate sul produttore Tonino Cervi da Sordi, il quale temeva che Ferreri desse al film un carattere eccessivamente "autoriale". E, passando il progetto da Ferreri a Lattuada, era stata rifatta anche la sceneggiatura, affidandola ad Age e Scarpelli, maestri nell'inventare "trovate". A tale proposito merita anche ricordare che il soggetto originale di Mafioso non è frutto della fantasia di uno scrittore di cinema, ma è stato buttato giù dal pittore siciliano Bruno Caruso, il quale altro non aveva fatto che stendere sulla carta il racconto di un killer presentatogli da un avvocato palermitano: un "pover'uomo", secondo la definizione usata da Lattuada in una intervista rilasciata a Borde e pubblicata sul n. 56 di "Positif' (Lattuada conserva a casa sua il ritratto che Caruso fece al killer). La vicenda di Mafioso è rimasta in sostanza fedele al resoconto dei killer, con una unica variante: costui, per compiere il suo delitto a New York, era stato nascosto nella stiva di una nave e non imballato in una cassa che poi veniva trasportata in aereo. L'idea della cassa e dell'aereo è stata appunto una delle tante trovate di Age e Scarpelli, una trovata che permetteva ai due sceneggiatori di giocare sul tempo, sul ritmo dell'azione, nonché sul fuso orario, elemento indispensabile per far funzionare l'alibi. Secondo le confidenze fatte da Age alla Faldini e a Fofi, a Lattuada e a Sordi spaventava l'idea della cassa, ritenuta da loro poco credibile, tanto vero che, dello spostamento a New York, furono girate due versioni: quella di Sordi che viaggia imballato nella cassa e quella in cui il killer occupa tranquillamente il suo posto a sedere nell'aereo. Solo al confronto tra le due versioni tutti convennero che quella della cassa, sebbene meno credibile, risultava assai più efficace. D'altra parte, aggiunge Age, "due anni dopo a Fiumicino fu scoperta una spia israeliana chiusa in una cassa "arredata" come quella del film, con poltronicina, appoggiatesta, eccetera". Come se le spie avessero voluto copiare il film. Per la cronaca va anche sottolineato che Mafioso è stato anche uno dei due film di Lattuada a vincere il primo premio a un festival. Accadde a San Sebastiano, dove esso fu presentato nel 1963.
Callisto Cosulic, i film di Alberto Lattuada Cremese 1985

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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