It's all true - Forse è tutto vero - It's all true
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Regia: | Welles Orson |
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Cast e credits: |
Regia: Norman Foster per l'episodio My Friend Bonito (Myron Meisel per la riedizione del 1993); sceneggiatura: Orson Welles, Norman Foster, John Fante; direttore della fotografia: W. Howard Greene; George Fanto (Gary Graver per la riedizione 1993); montaggio: Joe Noriega; interpreti: Manuel Olimpo Meira (Jacarè), Jeronimo Andre de Souza (Jeronimo), Manuel Pereira da Silva (Manuel Preto); produzione: Orson Welles per la Mercury Productions, Ufficio Coordinamento Affari Interamericani, Rko Radio (Richard e Betty Wilson, Bill Krohn, Jean Luc Ormière, Régine Konckier per la versione 1993); distribuzione: Lucky Red; durata: 90'. |
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Trama: | Il film è costituito da interviste ai collaboratori, agli attori ed al regista Orson Welles, inframezzate dagli spezzoni rimasti di tre episodi girati nel 1942 dallo stesso Orson Welles. Primo episodio: "My friend Bonito". La benedizione degli animali domestici in un villaggio: come d'uso, li portano alla Chiesa i bambini, anche piccolissimi. Un allegro ragazzetto ha infiocchettato il suo nero torello e il sacerdote benedice anche questo. Secondo episodio: "The Story of Samba". Feste spettacolari, ritmi a furor di popolo, favelas e costumi tutti lustrini, gioia irrefrenabile nei tre giorni che tutti passano in strada durante il Carnevale di Rio. Soprattutto il fascino irresistibile del "samba", panacea nazionale per i più poveri, contro indigenza e sacrifici. Terzo episodio: "Four Men on a Raft". Ricostruzione di un episodio storico ed epico al tempo stesso. Parte da Fortaleza - a 1650 miglia da Rio de Janeiro - una "janga": è una zattera con una vela bianca triangolare, costruita da poveri pescatori e condotta in porto senza bussola da quattro eroici jangadeiro dopo 61 giorni di navigazione. L'Oceano, le tempeste, la lotta contro i venti, la durezza delle manovre e poi le tappe a Recife e Salvador (dove i quattro visitano, come per voto, le rispettive cattedrali), indi il trionfo e le accoglienze popolari nella Capitale. |
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Critica (1): | A Hollywood, durante il mese di luglio, si era decisa la separazione tra la Mercury Production di Welles e la RKO; George Scheafer, l'ultimo che aveva ostacolato quella decisione, non era più il presidente. A Washington D.C., Francis Alstock era succeduto a John Hay Withney nell'incarico di coordinatore delle relazioni con la CIA. Alla distribuzione di L'orgoglio degli Amberson, intanto, aveva fatto seguito la nomination come miglior film del 1942 al premio Academy. Orson Welles era stato, fino al momento della sua partenza da Hollywood, celebrato come un genio, mentre era stato ricevuto al suo ritorno come un personaggio scomodo: da motivo di orgoglio nazionale, si era trasformato in un imbarazzante scheletrc nell'armadio, il tutto in soli sei mesi. Nessuno alla RKO voleva sentir parlare di finire It's all true, nessuno negl studi voleva sentir parlare di Orsor Welles. Perché si tornasse a puntare l'attenzione su It's all true (sebbene molti degli addetti ai lavori negli stud giurano che tale attenzione non sic mai stata sospesa) si dovette comun que attendere fino alla metà degli ann Ottanta, ovvero non molto prima delle morte di Welles, avvenuta il 10 ottobre 1985.
Richard Wilson, collaboratore e amici: di Welles sin dagli esordi della Mercury e da quelli radiofonici intorno ai prim anni Trenta fu uno dei cinque devoi che assistettero alle riprese a Fortaleza per completare la storia di jangadeiro in quel burrascoso luglio 1942. Cos pure Elizabeth Amster, che sarebbe di ventata sua moglie. Dick Wilson eri anche produttore associato di lt's all true, Betty era segretaria e coordina trice della produzione. Wilson ricevette l'incarico di visionar il materiale da Fred Chandler, il cc raggioso dirigente degli studi che, andando alla ricerca di nuovi magazzini dove depositare il materiale storico di Hollywood che era passato dalle mani della RKO a quelle di Desilu negli anni Cinquanta e a quelle della Paramount negli anni Sessanta, aveva scoperto per caso i contenitori che, contrassegnati dalle etichette "Bonito" e "Brazil" erano stati per decenni il deposito della pellicola. I nastri erano corrosi dal salnitro ed estremamente fragili: è stato un miracolo che non si siano trasformati in un ammasso di gelatina velenosa.
La leggenda voleva che il materiale di It's all true fosse stato gettato nelle acque della baia di Santa Monica, e questo è stato provato corrispondente a verità per circa due chilometri di pellicola di Carnaval. Ma Wilson è stato in grado di recuperare la maggior parte di Four Men on a Raft, oltre a più materiale di Carnaval di quanto lui stesso credesse esistere e a pressoché tutto quello che Norman Foster aveva girato di My Friend Bonito. Prima di pensare di rimettere insieme il film, era anzitutto necessario preoccuparsi di restaurare il materiale e di prevenire che si deteriorasse ulteriormente.
Nel marzo 1985, la Paramount ha donato il negativo al National Center far Film and Video Preservation presso l'American Film Institute, che lo restaurò in parte, in collaborazione con la UCLA Film Archives. Bili Krohn, il corrispondente a Hollywood dei Cahiers du Cinema che aveva fatto conoscere Chandler e Wilson dopo aver appreso tutta la storia, rese note le vicende nell'edizione della rivista del settembre 1985. Con la cooperazione di entrambe le istituzioni, Wilson, Chandler e Krohn si impegnarono a realizzare un "work in progres" di 22 minuti per annunciare e diffondere l'avvenuta scoperta. II cortometraggio debuttò al Festival di Venezia, e in seguito fu presentato in numerose altre manifestazioni cinematografiche internazionali, sempre attirando una notevole attenzione tra gli operatori del mondo cinematografico e fra i giornalisti, che paragonarono la scoperta dell'inedito di Welles a quella del Sacro Graal. Il FestRio, tenutosi nel novembre 1986, si rivelò un'occasione ancora più favorevole per la presentazione del cortometraggio. Dick e Betty Wilson accompagnarono la pellicola per l'occasione, ritornando per la prima volta in Brasile dopo averlo lasciato, in pieno subbuglio emotivo, nell'estate del 1942. La Globo Tv realizzò uno special sul loro ritorno e quel che era stato dei partecipanti alla lavorazione di Ws ali true, riuscendo anche a ritrovare alcuni dei membri originari del cast. Non è stato difficile rintracciare Grande Otelho - oramai, un'istituzione nazionale, una grande star, artista assai più famoso ora dopo 60 anni di carriera di quando Welles lo "scoprì". La Globo Tv fu entusiasta anche di ritrovare la ragazza che interpretava la sposa bambina in Four Men ori a Raft: a questo scopo, fece pubblicare degli annunci sui maggiori quotidiani riproducendo la foto della ragazzina, allora tredicenne, e chiedendo aì lettori di aiutarla nella ricerca. Dona Francisco Moreira da Silva viveva alla periferia di Fortaleza, e le telecamere immortalarono il primo incontro a distanza di 44 anni fra lei e Dick Wilson: camminando incontro all'uomo lungo la strada sporca, Dona Francisco lo ha subito riconosciuto ed è corsa ad abbracciarlo. Ovunque andasse, Wilson si è reso conto di quanto It’s all true e la figura di Orson Welles avessero significato per il popolo brasiliano - e quanto fosse importante completare questa nuova, e insieme definitiva missione rappresentata dal completamento del film, non solo per porre fine a un capitolo interrotto della storia del cinema, ma per rivendicare le ragioni dei jangadeiros. Per ultimare e presentare la versione finale di Four Men on a Raft, Wilson desiderava espandere la versione di 22 minuti del cortometraggio includendovi il racconto della realizzazione e della mancata ultimazione del film, alcuni spezzoni di Bonito e di Carnaval e qualche intervista da realizzarsi in Brasile. Ricercando finanziamenti per questo progetto, si impegnò a compiere dettagliate indagini per correggere e riportare a galla i suoi ricordi. Nel 1987, Myron Meisel, regista e scrittore di Los Angeles, si unì al gruppetto. In seguito, grazie a Olivier Assayas, collaboratore dei Cahiers du Cinema, Bili Krohn incontrò Jean Luc Ormières, uno dei più spericolati produttori francesi indipendenti, che accettò di finanziare l'impresa. Catherine Benamou fu notata da Dick Wilson nella primavera del 1988 alla mostra di fotografie su It’s all true, da lei organizzata presso la NYU Gallery dopo due anni di ricerche. Laureata in Scienze Latine e Caraibiche, oltre che in Cinema, all'Università di New York, fu subito d'accordo quando Wilson le chiese di unire le loro ricerche. Benamou riuscì a raccogliere una gran quantità di materiale, incluse oltre 50 interviste-testimonianze dei partecipanti al film oltre a filmare numerosi ritratti di loro e dei loro discendenti.
Richard Wilson è morto di cancro nel 1991. Nel rispetto degli ultimi desideri del loro compagno di lavoro e pressati dalla vedova, il gruppo non interruppe l'impresa. Era chiaro ormai che per ottenere un'opera soddisfacente, si dovevano accelerare i tempi, a causa dell'età avanzata di tanti preziosi testimoni. Nel frattempo, Jean Luc Ormières si era unito a Régine Konckier nella Le Film Balenciaga. Fattasi conoscere per il suo lavoro in campo televisivo, Konckier era decisa a lanciare una nuova divisione Balenciaga che operasse nei mezzi di comunicazione. It’s all true poteva essere il veicolo ideale per segnalare le intenzioni della Balenciaga di occuparsi di prodotti di intrattenimento di qualità, mantenendo la tradizione e lo stile del fondatore, il leggendario couturier Cristobal Balenciaga. Nell'ottobre 1992, Konckier stanziò gli ultimi finanziamenti per terminare il film. I fondi provennero interamente dalla Francia; parteciparono il Ministero Francese della Cultura e dell'Educazione, il Centro Nazionale Francese di Cinematografia, Canal Plus, la R. Film e la Fondazione Gan per il Cinema. Nel gennaio 1993, un vitale gruppo di lavoro si ritrovò sul luogo in Brasile. Dagli Stati Uniti giunsero Bili Krohn, Myron Meisel, Katherine Benamou e Gary Graver, operatore e collaboratore di Welles dal 1971 che aveva anche partecipato nel filmare le riprese delle interviste incluse nel cortometraggio. Dalla Francia, arrivò Régine Konckier, Jean Luc Ormière e l'operatore al suono Jean-Pierre Duret, che già aveva lavorato con Maurice Pialat e Jacques Doillon. It’s all true era infine diventato realtà. |
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