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Così è la vita - That's life


Regia:Edwards Blake

Cast e credits:
Sceneggiatura: Milton Wexler, Blake Edwards; fotografia: Anthony Richmond; musica: Henry Mancini; montaggio: Lee Rhoads; scenografia: Tony Morando; costumi: Tracy Tynan; interpreti: Jack Lemmon (Harvey Fairchild), Julie Andrews (Gillian Fairchild), Sally Kellerman (Holly), Robert Loggia (sacerdote cattolico), Felicia Fan (Madame Carrie), Chris Lemmon (Josh), Jennifer Edwards (Megan), Rob Knepper (Steve Larwin), Matt Lattanzi (Larry Bartlet), Cynthia Sikes (Janice) Dana Sparks (Fanny), Emma Walton (Kate), Theodore Wilson (Corey), Nicky Blair (Andre), Jordan Christopher (dr. Romanis), Biff Elliot (Belmont), Hal Riddle (Phil Carlson), Harold Harris (Harold); produzione: Tony Adams per la Columbia; distribuzione: Columbia; durata: 105'; origine: U.S.A., 1986.

Trama:
Alla vigilia della festa per il sessantesimo compleanno di Harvey, architetto di successo ma insoddisfatto, ipocondriaco e nevrotico, sua moglie Gillian, nota cantante e architrave della famiglia, si sottopone a un esame medico. Le viene diagnosticato un fibroma, ma deve aspettare i referti per scoprire se si tratta di un tumore benigno o maligno.

Critica (1):La dimensione metasemiotica, presente in modo discontinuo ma significativo in tutta la filmografia di Edwards (pensiamo a The Great Race, The Party, S.0 B.) non manca neppure qui, a cominciare dall'ambientazione a Malibu: in particolare, la spiaggia di Malibu è un topos cinematografico alla seconda potenza, nei film di Hollywood e in quelli su Hollywood. E poi bisogna tener conto degli altri cenni sparsi al mondo dello spettacolo: Gillian è una cantante, Kate suona il sax, Josh fa l'attore in un serial tv.
Strettamente collegata a quella metasemiotica ma decisamente più rilevante risulta la dimensione autobiografia. That's Life è un film sulla famiglia: Edwards ha coinvolto nell'operazione oltre alla moglie Julie Andrews, la figlia di lei Emma Walton e la propria figlia Jennifer; inoltre, ha ribadito il concetto ingaggiando la moglie di Jack Lemmon, Felicia Farr, ed il figlio Chris.
Ed un senso autobiografico hanno i riferimenti di cui abbiamo detto: anche la Andrews canta, come il personaggio che interpreta: anche Edwards ha iniziato la carriera come attore e, in seguito, ha ideato un personaggio di detective, Peter Gunn, protagonista di un film e di un lungo serial tv. ma il tono autobiografico riguarda soprattutto le angosce, i dubbi e le frustrazioni che sconvolgono Harvey alla vigilia del sessantesimo compleanno, gli stessi probabilmente che tormentano il sessantacinquenne Edwards. Fairchild confessa alla moglie la propria insoddisfazione di architetto che lavora su commissione per privati incompetenti, i quali gli impongono le modifiche più impensabili ai suoi progetti; la frustrazione professionale di chi ambiva a diventare un grande architetto, un secondo Frank Lloyd Wright, "ma il tempo non si è fermato"; la disperazione di chi, alla soglia della vecchiaia, sentendo oramai prossima l'ombra della morte, teme di non esser riuscito a realizzare nulla di cui si possa dire: "Questo è un Fairchld". Non è difficile leggere dietro tutto questo la frustrazione professionale dello stesso Edwards, del tutto ingiustificata ma non per ciò soggettivamente meno angosciosa, che arrivato alla direzione del ventisettesimo lungometraggio tenta un bilancio della propria carriera e dubita di aver mai realizzato qualcosa di cui si possa dire: "Questo è un Edwards".
E non è escluso che abbia un fondamento autobiografico anche il versante della somatizzazione di tutto il peso psicologico che schiaccia Harvey, e l'infinito accumulo di disastrose malattie immaginarie e piccolissimi autentici guai di cui è disseminato il suo week end. Anche i personaggio di Gillian probabilmente Edwards riversa un'elevata dose di "realtà" e la Andrews presta di suo al personaggio più di quel che hanno inventato Wexler ed il marito.
Faro della famiglia, albero maestro della casa, Gillian, circondata da figli smarriti tra i piccoli problemi quotidiani e da un marito ossessionato da qualsiasi contrarietà, tiene sotto controllo la situazione con ammirevole serenità. Lei che avrebbe un valido motivo per lasciarsi andare all'ansia e alla preoccupazione, nasconde i suoi sentimenti e timori trovando la forza per consolare le figlie, afflitte dalla gravidanza o dalle liti coniugali, e sopportare il vittimismo nevrotico del marito, che vorrebbe buttarsi dall'alto di uno dei suoi palazzi, confortandolo con un amore fermo ed incrollabile. Soltanto lei che realmente si trova di fronte alla possibilità della morte dimostra di saper affrontare nel modo più maturo la realtà della vita, al contrario di tutti coloro che la circondano i quali, incapaci di apprezzare tutto quanto di bello la vita ha loro riservato, si affannano e si tormentano, scambiando i problemi di tutti i giorni per drammi esistenziali.

Angelo Conforti, Cineforum n. 266 agosto 1987

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Critica (3):

Critica (4):
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