Zoran, il mio nipote scemo
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Regia: | Oleotto Matteo |
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Cast e credits: |
Soggetto: Daniela Gambero, Pier Paolo Piciarelli, Matteo Oleotto; sceneggiatura: Daniela Gambaro Pierpaolo Piciarelli Matteo Oleotto Marco Pettenello; fotografia: Ferran Paredes Rubio; musiche: Antonio Gramentieri, Sacri Cuori; montaggio: Giuseppe Trepiccione; scenografia: Anton Spacapan Vocina, Vasja Kokeli; costumi: Emil Cerar; effetti: Paola Trifoglio, Stefano Marinoni, Visualogie; suono: Emanuele Cicconi; interpreti: Giuseppe Battiston (Paolo), Teco Celio (Giustino), Rok Prasnikar (Zoran), Roberto Citran (Alfio), Marjuta Slamic (Stefania), Riccardo Maranzana (Ernesto), Ivo Barisic (Dottor Vrtovec), Jan Cvitokovic (Jure), Maurizio Fanin (Jozko), Ariella Reggio (Clara), Doina Komissarov (Anita), Sylvain Chomet (Guru delle freccette), Paolo Boro, Ivan Prugnola, Luigi Spessot, Alessandro Gregorat, Alessandro Bressan, Ruggero Girali, Fabio Pomelli, Enrico Luca, Erminio Amori, Massimo Devitor (Coro); produzione: Igor Princic per Transmedia, Staragara in associazione con Arch Production & Transmedia Production; distribuzione: Tucker Film; origine: Italia-Slovenia, 2013; durata: 106’. |
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Trama: | Paolo, quarant'anni, ex giocatore di rugby, cuoco in un asilo nido, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino vicino a Gorizia. Trascina le sue giornate nell'osteria del paese e si ostina in un infantile stalking ai danni dell'ex-moglie. Un giorno muore una sua vecchia zia, unica tutrice di Zoran, quindicenne un po' strambo, nato e cresciuto tra le montagne della Slovenia, e a Paolo spetta il compito di supplire all'anziana signora. Prendendosi cura del ragazzo, Paolo ne scoprirà una abilità singolare: è un vero fenomeno a lanciare le freccette. Questa per Paolo è l'occasione tanto attesa per prendersi una rivincita nei confronti del mondo... ma sarà così facile come sembra? |
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Critica (1): | Matteo Oleotto è un giovane friulano che ha studiato a Roma dove ha diretto dei corti e tornato a casa, nei pressi di Gorizia, ha potuto realizzare, anche con il contributo di strutture cinematografiche slovene, questo suo primo lungometraggio, Zoran il mio nipote scemo (…) Al centro, un personaggio insolito, Paolo, un beone attaccabrighe che prende in mano la bottiglia da quando si sveglia fino a notte fonda quando cerca spesso riparo in casa di un amico per evitare che la polizia lo fermi perché guida in stato di ubriachezza. È anche molto egoista, pensa solo ai casi propri e non vuol mai guardarsi attorno per dare una mano a chi possa aver bisogno del suo aiuto. Un giorno lo convocano in un paesino della Slovenia dove gli è morta una vecchia zia, presto deluso di non esserne l'erede e anche più deluso quando si sentirà dire che, invece, avrà il compito di prendersi cura di un nipote minorenne, Zoran, fino al giorno in cui verrà accolto in una Casa Famiglia. Mentre sbuffa per quell'incombenza per nulla gradita, non tarda però a rendersi conto che il ragazzo è un ottimo lanciatore di freccette e poiché di lì a poco in Scozia ci sarà un campionato internazionale di quel gioco con in palio 60.000 Euro, lui vi iscrive subito il nipote certo che gli farà vincere quella somma, dopo di che cambierà vita meditando fin ad quel momento di abbandonarlo in autostrada proseguendo da solo verso un bel futuro. Non sarà però quel programma ad essere realizzato perché Zoran, presto innamorato di una ragazzina, diventerà molto meno obbediente e remissivo, così a Paolo toccherà di dovere fare presto i conti con lui. Vincendo, forse per sempre, la dura scorza del suo egoismo.
Sembrerebbe una conclusione prevedibile e un po' facile, Matteo Oleotto, invece, dopo essersi scritto anche il testo, è riuscito a dosare con attenzioni fini il progressivo mutamento psicologico del personaggio, collocandogli attorno una cornice di osterie e di campagne in cui ogni altro personaggio, friulano o sloveno, concorre a sottolineare con felici misure le tante reazioni di Paolo di fronte al capovolgimento delle sue situazioni e quindi i suoi vari atteggiamenti nei loro confronti. In termini sempre asciutti e con decisi accenti realistici rimodulati con autentico fervore dall'interpretazione di Giuseppe Battiston nei panni ruvidi del protagonista. Splendida persino quando cede a note alte.
La si dovrà ricordare.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 4/9/2013 |
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Critica (2): | (…) II film è un viaggio nel Friuli profondo.
«Si, siamo nel regno delle osmize, le frasche friulane. Osterie a conduzione familiare che vendono I prodotti del luogo. Vino, uova sode, formaggio se hanno una mucca o radicchio se hanno l'orto. E quando è finito il vino, si chiude. Nella cultura rurale della mia regione l'osmiza è il luogo principale di aggregazione, più del bar. Perché assomiglia a una casa. La nostra è ricavata in un magazzino di gomme. È il luogo in cui relitti umani ma anche persone normali si ritrovano, si parla e si beve».
Si beve molto, in questo film.
«Il mio personaggio è un dipendente da alcol che scopre di avere un nipote sloveno da tenere per un po'. Scopre che il ragazzino centra sempre il bersaglio con le freccette e con la sua pochezza cerca di approfittarne portandolo per i bar per vincere salami e damigianette di vino. Poi scopre che si può partecipare al campionato. Una commedia caustica, cinica, misera e sporca. Sì, in questo film di miseria ce n'è parecchia. Ma non c'è compiacimento nel raccontare la figura di un disgraziato, uno che ha perso tutto nella vita e non ha ancora capito perché, uno che cerca di arraffare e campare con lavorini, egoista e profittatore».
Ma intorno a lui ci sono personaggi positivi.
«Al fianco di persone distrutte da vita e mancanza stimoli esterni c'è una comunità che lotta per affrontare positivamente il senso della vita: chi cerca di uscire dell'alcol andando a cantare ai cori, chi mette su una cooperativa per dare da mangiare agli anziani. C'è chi dignitosamente conduce la propria esistenza anche in un luogo in cui l'alienazione è molto diffusa. Zoran è un film che racconta molto bene la mia terra ,senza moralismi».
Uno stile di vita arcaico.
«È la realtà. Non penso di offendere qualcuno. Non è una critica, io sono di Udine, le frasche sono subito fuori».
Il film non è parlato in dialetto.
«Ne abbiamo fatto a meno: è la grande assente, ma permea tutti quei luoghi».
Il cinema disegna un Nord da cui si vuole scappare...
«Il Nord -Est paga il dazio al fatto di essere stato "la locomotiva d'Europa". E invece non c'è più niente. Non è mai stato territorio d'arte. Lo dimostra lo scempio fatto due anni fa della film Commission del Friuli Venezia Giulia, che ora dovrebbe rientrare. Una classe politica e imprenditoriale s'è arricchita sul territorio, ma lo ha immiserito dal punto di vista sociale e artistico. Ci sono posti che ricordano i villaggi abbandonati della corsa all'oro. La mia regione, per tanti anni il centro nevralgico della difesa, oggi è piena di caserme vuote: il pericolo non è più dall'Est ma dal basso. Il Nord-Est è zona abbandonata a se stessa. Dopo quindici anni passati a rendere i lavoratori e più flessibili. A furia di flettere si è rotto tutto». (…)
(Dall’intervista a Giuseppe Battiston di Arianna Finos, La Repubblica, 21/9/2013) |
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