Meduse - Meduzot
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Regia: | Keret Etgar, Geffen Shira |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Shira Geffen; fotografia: Antoine Héberlé; musiche: Christopher Bowen, Grégoire Hetzel - la canzone "La vie en rose" è cantata da Corinne Allal; montaggio: François Gédigier, Sacha Franklin; scenografia: Avi Fahima; costumi: Li Alembik; interpreti: Sarah Adler (Batya), Nikol Leidman (bambina), Gera Sandler (Michael), Noa Knoller (Keren), Ma-nenita De Latorre (Joy), Zaharira Harifai (Malka), Ilanit Ben Yaakov (Galia); produzione: Lama Films-Les Films Du Poisson-Arte France Cinéma; distribuzione: Sacher Distribuzione; origine: Francia-Israele, 2007; durata: 78'. |
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Trama: | A Tel-Aviv si incrociano le storie di varie persone che cercano di cambiare la loro vita, ricominciando ad amare o riuscendo a ricordare o a dimenticare qualcuno o qualcosa. Keren si rompe una gamba durante il suo ricevimento di nozze ed è costretta a cancellare la sua luna di miele nel Mar dei Caraibi. Nello stesso momento, Batya incontra sulla spiaggia una strana bambina che inizia a seguirla quasi fosse la sua ombra. La donna la prende sotto la sua ala protettrice e da quel momento la sua vita cambia radicalmente. Joy è una donna filippina che lavora come cameriera nella casa di una donna anziana e severa. Senza volerlo, Joy riesce a far sì che la donna riesca a riavvicinarsi a sua figlia, con cui ha smesso di parlare da anni. |
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Critica (1): | Di Israele parlano tutti, ma nessuno la conosce. È un paese che, per essere capito, va vissuto. Si deve entrare dentro l'animo tormentato di un paese eccezionale, nel bene e nel male, e anche disperatamente normale, sempre alle prese con contraddizioni laceranti. Meduse , che non è film politico o sociale in senso stretto, ci riesce con poetica naturalezza. Etgar Keret e Shira Geffen, Camera d'Or nell'ultimo festival di Cannes, ci regalano spaccati di vita che vanno oltre le violenze, le ideologie, i sospetti e i pregiudizi. Piccole grandi storie si intrecciano in una Tel Aviv malinconica, ma anche sorridente e colorata, con un mare calmo e conciliante. Storie di donne di fragile forza, legate dalla splendida interpretazione de La vie en rose di Corinne Allal. Una giovane sposa si rompe la caviglia il giorno del matrimonio e così fa saltare la luna di miele ai Caraibi mentre una scrittrice triste e affascinante ne attraversa la vita e l'anima. Una cameriera dalla bizzarra vita sentimentale e familiare cerca una bambina e forse se stessa, mentre una fotografa scatta immagini che nessuno vuole. Una badante immigrata dalle Filippine si prende cura di un'anziana incattivita, razzista e apparentemente arida. Tutte insieme scoprono che l'unione fa la forza.
Un viaggio alla scoperta degli altri e di sé, una diaspora continua, anche e soprattutto comunicativa, piena di sofferenza ma anche fonte di opportunità e nuove felicità. Un film bello, atipico e diverso come le sue attrici: Sarah Adler, Noa Knoller, Gera Sadler e Manenita De La Torre. Le magnifiche quattro.
Boris Sollazzo, Liberazione, 16/11/2007 |
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Critica (2): | Sei personaggi, tante piccole storie, una città di mare vista in una luce del tutto diversa dal solito (Tel Aviv), tante vite "bloccate" nell'apatia o nel risentimento che riprendono il loro corso grazie a qualcuno che spesso nemmeno è consapevole del suo ruolo. Ci sono film che sembrano fatti della materia impalpabile delle emozioni, la materia cui danno forma con pochi tocchi leggeri e precisi impastando interno e esterno, vita e sogno, passato e presente. Diretto da una coppia di scrittori israeliani già molto affermati ma al debutto nel cinema, premiato con la caméra d'or a Cannes, Meduse è uno di questi piccoli film miracolosi che parlano di piccoli miracoli quotidiani con il pathos, lo humour, l'efficacia delle fiabe impastate con la nostra vita di tutti i giorni. I protagonisti, che non si conoscono fra loro, sono una coppia di sposini freschi di nozze arenata in un brutto albergo che puzza di fogna. Una ragazza che ha appena perso fidanzato e lavoro. Una domestica filippina che tutti trattano come una serva (chiamandola "la filippina", come troppo spesso si fa anche in Italia), ma che finirà per esercitare un ruolo addirittura salvifico sulle persone per cui lavora.
Nessuno di loro saprebbe guardarsi dentro, capire chi ha vicino, ritrovare da solo il cammino. Ma ognuno di loro incontrerà, per caso o meno, un testimone inatteso, uno sguardo obliquo, un momento della verità dopo il quale nulla sarà più come prima. Il tutto seguendo non la via artificiosa e sentimentale dei copioni "ben strutturati" all'americana, ma restando sempre molto aderenti alle cose minute della vita, con tutte le loro imperfezioni. Che possono rovesciarsi a sorpresa nel loro opposto. Così una morte diventa un passaggio; una bimbetta con un salvagente venuta da chissà dove apre le porte del passato e del perdono; una scrittrice bella e misteriosa annuncia un cambiamento imprevedibile.
Conforta sapere che in una società sotto tiro come Israele lavorino artisti dotati di tanta leggerezza. Capaci per giunta di passare con disinvoltura da un mezzo all'altro. Leggere per credere i folgoranti racconti di Etgar Keret pubblicati in Italia da e/o (Le tette di una diciottenne, Pizzeria Kamikaze, Gaza Blues). Anche se Meduse lo ha scritto sua moglie e lo hanno girato insieme, montandolo poi mentre nasceva il loro primo figlio. Più fiaba di così...
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 16/11/2007 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Shira Geffen |
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