Canzone più triste del mondo (La) - Saddest Music in the World (The)
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Regia: | Maddin Guy |
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Cast e credits: |
Soggetto: Kazuo Ishiguro; sceneggiatura: Kazuo Ishiguro, Guy Maddin, George Toles; fotografia: Luc Montpellier; musiche: Christopher Dedrick; montaggio: David Wharnsby; scenografia: Matthew Davies; arredamento: Stephen Arndt; costumi: Meg McMillan; effetti: Mark Gebel; interpreti: Mark McKinney (Chester Kent), Isabella Rossellini (Lady Helen Port-Huntley), Maria de Medeiros (Narcissa), David Fox (Fyodor Kent), Ross McMillan (Roderick Kent/Gravillo il Grande), Talia Pura (Mary), Darcy Fehr (Teddy), Claude Dorge (Duncan); produzione: Rhombus Media Inc .- Buffalo Gal Pictures-Ego Film Arts; distribuzione: Fandango; origine: Canada, 2003; durata: 100’ |
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Trama: | A Winnipeg, in Canada, la grande depressione ha causato una tale penuria che Lady Helen Port-Huntley, proprietaria di una fabbrica di birra, decide di indire un concorso mondiale che verrà trasmesso in diretta radiofonica per attirare in città quanti più forestieri possibile. L'esecutore della canzone più triste del mondo riceverà un premio di 25mila dollari, mentre lei guadagnerà sui beveraggi e si farà una buona pubblicità in vista della ratifica del XXI emendamento che a breve porrà fine all'era del proibizionismo.
Tra gli aspiranti concorrenti c'è Chester Kent, un impresario di Broadway sull'orlo del fallimento nonché ex amante della donna e testimone dell'incidente che l'ha privata di entrambe le gambe; il padre Fyodor Kent, un ex chirurgo ed ex alcolizzato da sempre innamorato della bella Lady Helen; e il fratello Roderick Kent, espatriato in Serbia dove ha conosciuto il calore di una moglie e l'affetto di un figlio, salvo poi perdere l'uno e l'altro. Con l'arrivo del fratello, Chester dovrà fare i conti con vecchi ricordi di famiglia sepolti sotto una lastra di ghiaccio e contendersi l'amore di Narcissa, una ninfomane serba con problemi di amnesia. |
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Critica (1): | La canzone più triste del mondo lo firma Guy Maddin, il regista canadese patinato e «postmoderno« che nei suoi film ama giocare tra passato e presente, ammiccare al cinema degli anni '20 e '30 come fa qui, ricomponendo le sue immagini in un caledoscopio di citazioni. Piace molto questo suo gusto ammiccante, la musa che lo accompagna è Isabella Rossellini, con parrucca chiara e uno stile un po' Blue Velvet , nei panni di lady Helen Port-Huntley che lancia una gara per risollevare le economie in crisi della città: trovare la musica più triste del mondo. L'obiettivo è in realtà cercare anche di vendere la birra che produce, il cui commercio è stato messo in crisi dal proibizionismo. Il set è Winnipeg, in Canada, che poi è la città dove Maddin è nato, l'anno il 1933, la Grande Depressione proiettata in questo luogo di immaginario straniato tra fantasie, intrighi, colpi di scena. Intorno a lady Helen si muovono degli strani personaggi: Chester (Mark Mc Kinney) produttore arrogante e fallito e la sua fidanzata ninfomane, Maria de Medeiros divertita nella parte. Lui scopriremo è stato l'amante di Lady Helen della quale era innamorato anche il padre (...) Bianco e nero in cui scorrono il musical di Busby Berkeley, circo, espressionismo, freaks, follia, potere, il melodramma muto della Grande Depressione, La canzone più triste del mondo , che è prodotta da un altro regista canadese, Atom Egoyan, accosta stili e tecniche lasciando ogni tanto irrrompere il colore nelle inquadrature claustrofobiche di ombre. Il gioco di Maddin è muoversi sul doppio registro di modernità e passato, i dialoghi hanno accenti di oggi mentre gli attori si muovono stilizzati nel gesto quasi teatrale del cinema classico e dei costumi. Va riconosciuto un lavoro di grande passione cinefila, Maddin però non vuole essere solo un antiquario del cinema ma dichiara la sua ambizione sperimentale, di un'avanguardia che ama muoversi sul confine delle arti. Forse questo eccesso è l'elemento che a volte infastidisce, come se ogni movimento fosse alla fine subordinato a un piacere estetizzante di perfezione un po' stucchevolmente fine a se stesso.
Cristina Piccino, il manifesto, 18/7/2008 |
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Critica (2): | Canada: terra di cinematografari un po' pazzi. Dall'adottato Norman McLaren all'autoctono David Cronenberg. Da lì proviene anche lo sperimentatore Guy Maddin che con La canzone più triste del mondo ha realizzato uno dei film più bizzarri, e meno tristi, del decennio. La pellicola è del 2003 e racconta una storia ambientata nel Canada del 1933: a Winnipeg (città natale del regista) una signora con parrucca bionda e gambe mozze (Isabella Rossellini in versione creatura lynchiana) decide di organizzare una rassegna musicale internazionale per decidere, appunto, "la canzone più triste del mondo". Arrivano concorrenti da Stati Uniti, Messico, Serbia, India, Italia, Polonia e anche il continente africano. Tra una suonata sofferente e l'altra assisteremo ad intrighi economici e sentimentali, storie di sesso e strategie imperialiste da parte dei soliti yankee con manie di onnipotenza. Bianco e nero, colori, 16 millimetri, 35 e super 8. Dialoghi moderni, pose da cinema muto e numeri musicali degni di Busby Berkeley. Il film di Maddin è un gustoso frullato di passato e presente con una bellissima e sensuale Isabella Rossellini. Dopo il Dr. Plonk di De Heer ecco un altro regista senza limiti che gioca con il cinema del passato. Niente male.
Francesco Alò, Il Messaggero, 28/7/2008 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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