Mothers - Mothers
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Regia: | Manchevski Milcho |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Milcho Manchevski; montaggio: Zaklina Stojevska; fotografia: Vladimir Samoilovski; scenografia: David Munns; costumi: Elisabetta Montaldo; musiche: Igor Vasilev; interpreti: Ana Stojanovska (Ana), Vladimir Jacev (Kole), Dimitar Gjorgjievski (Simon), Emilija Stojkovska (Bea), Milijana Bogdanoska (Kjara), Dime Ilijev (Sergente Janeski), Goran Trifunovski (Zoki), Petar Mircevski (Raspusto), Blagoja Spirkovski-Dzumerko (Laze), Boris Corevski (Baterija), Tamer Ibrahim (Agente Iljov), Irina Apelgren (Salina); produzione: Banana Film Dooel; origine: Francia-Bulgaria-Macedonia 2010; durata: 123’. |
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Trama: | Due bambine di nove anni denunciano un esibizionista alla polizia, anche se non l'hanno mai visto. Tre filmaker incontrano i due soli abitanti di un villaggio deserto, un fratello e una sorella che non si rivolgono la parola da sedici anni. In un piccolo paesino vengono trovati i cadaveri di donne delle pulizie in pensione, strangolate e stuprate. E la fiction lentamente si trasforma in un documentario. |
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Critica (1): | In che modo l’informazione diventa verità? Come le storie personali, l’immaginazione, le opinioni e la prospettiva formano la percezione della realtà? Sono queste le domande principali che il regista macedone Milcho Manchevski si pone nel suo ultimo film, Mothers.
In una struttura a trittico, già usata per il suo debutto Prima della Pioggia (Leone d’Oro a Venezia nel 1994), Manchevski prende il punto di vista femminile — non solo quello delle madri, ma anche delle nonne, delle figlie, delle sorelle, delle amiche e delle mogli — nell’esplorazione della relazione fra la verità e le influenze multiple che costituiscono la percezione della realtà.
Ambientata nella Macedonia di oggi, la prima parte del film, che si svolge nella capitale del paese, Skopje, è incentrata su due ragazze che frequentano le elementari. Bea e Kjara raccontano alla polizia di un presunto esibizionista, ma di fatto Bea, dominante e di una famiglia più ricca, inventa la storia e spinge Kjara a confermarla. Questo porterà alla cattura di un innocente, che sarà anche picchiato. Purtroppo, quella che è forse la storia più impegnata – con le sue domande sulla troppa informazione, l’alienazione familiare e la divisione fra le classi – è anche la più breve.
La seconda storia si sviluppa nella desolata regione meridionale di Mavrovo, dove una troupe di tre persone sta girando un documentario sulle tradizioni rurali. Il regista Kole (Vladimir Jacev), l’operatrice Ana (Ana Stojanovska) ed il tecnico del suono Simon (Dmitar Gjorgjievski) visitano un villaggio deserto i cui soli abitanti sono due anziani, un fratello e una sorella, che da 16 anni sono l’uno interlocutore unico dell’altro.
Questa parte del film dedica troppo tempo all’illustrazione dell’isolamento, della differenza fra campagna e città e al destino delle donne macedoni nel XX e XXI secolo, ma beneficia delle ottime prove di Radmanovic e Bilal. Anche la giovane Stojanovska è un talento da tenere d’occhio.
Le prime due parti occupano meno della metà delle due ore del film, e Manchevski sceglie nel terzo episodio la modalità documentaristica per narrare la storia di un serial killer nella piccola città di Kichevo nella Macedonia orientale. Nel 2008, il paese divenne famoso sulla stampa mondiale a causa dell’arresto del giornalista Vlado Taneski, che aveva stuprato e ucciso tre donne 60enni riportandone nel frattempo le morti sul suo quotidiano. Manchevski sceglie un approccio documentaristico quasi televisivo, che — dato il tema — funziona meglio, probabilmente, su un singolo prodotto.
“Nessuna storia reale può superare la storia cinematografica”, dice uno dei protagonisti del documentario, inserito all’inizio del film. Manchevski cerca di far girare il film intorno a questa affermazione, e spinge lo spettatore a chiedersi se è corretta. Non c’è nessuna risposta, naturalmente, e se il tentativo è valido, il risultato finale non riesce però a soddisfare le aspettative. Ma resta comunque qualcosa di più che un interessante punto di vista.
Cineuropa.org |
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Critica (2): | (...) «La verità della condizione umana – dice Milcho Manchevski, Leone d'oro a Venezia nel 1994 con Before the Rain –, è più forte di qualunque altra cosa e non può essere comunicata solo attraverso la semplice elencazione di fatti. Faccio un esempio, dire "sono triste" è diverso da scrivere il Requiem di Mozart. Ho cercato di mettere questo concetto al centro del mio lavoro».
L'ultimo film di Manchevski, Mothers (...) sviluppa, nella Macedonia di oggi, un evento di cronaca nera dipingendo tre ritratti di donne in un mix di linguaggi, tra finzione e documentario: «Sono partito da un articolo del New York Times su una strana serie di omicidi e ho costruito il film come un collage di pezzi diversi, pensando alle opere di Rauschenberg. Estato difficile realizzarlo, nessuno ci credeva, ma ci sono riuscito, e ora sento di essere a un punto di svolta della mia carriera, voglio sperimentare, anche in modo avventuroso». Manchevski è convinto che l'industria, nel cinema, «abbia acquistato troppo potere e che, nel mondo di oggi, la capacità di produrre bellezza abbia perso importanza». Soluzioni? «Per il momento non ne ho, anche perchè un regista ha l'obbligo di fare film che vadano visti. I pittori, in questo senso, sono sempre stati più liberi, non gli si chiede in partenza che le loro opere vengano viste da migliaia di persone». (...)
Fulvia Caprara, La Stampa, 2/8/2011 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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