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Febbre del sabato sera (La) - Saturday Night Fever


Regia:Badham John

Cast e credits:
Soggetto: Nik Cohn; sceneggiatura: Norman Wexler; fotografia: Ralf D. Bode; musiche: Bee Gees; montaggio: David Rawlins; scenografia: Charles Bailey; costumi: Patrizia von Brandenstein; interpreti: John Travolta (Tony Manero), Karen Lynn Gorney (Stephanie), Barry Miller (Bobby C.), Joseph Cali (Joey), Paul Pape (Double J), Donna Pescow (Annette), Bruce Ornstein (Gus), Julie Bovasso (Flo), Fran Drescher (Connie), Val Bisoglio (Frank Sr.), Sam Coppola (Fusco), Bert Michaels (Pete), Martin Shakar (Frank), Lisa Peluso (Linda),Denny Dillon (Doreen); produzione: Paramount Pictures, Robert Stigwood Organization; origine: Usa, 1977; durata: 118'.

Trama:Tony Manero, ragazzo 19enne, lavora modestamente nel negozio di vernici del signor Fusco e attende con ansia il sabato sera quando, circondato da amici insignificanti puo' recarsi alla moderna balera "2001 Odissey" nel quartiere Bay Ridge (Brooklyn). In casa Manero la situazione è pesante: papà Frank è scontroso e disoccupato; mamma Flo è bigotta sino alla stupidità; la piccola Linda osserva indifferente; il figlio maggiore Frank Jr., divenuto sacerdote, è in procinto di lasciare la Chiesa. Tony, attraente nel fisico e orgoglioso della propria somiglianza con Al Pacino, è un buon ballerino e miete allori nel fatiscente locale del "sabato sera". Tra le ragazze che gli ronzano attorno c'è la goffa ma sensibile Annette, ma lui mette gli occhi sulla più dotata Stephanie Mangano...

Critica (1):(…) Diretta debitrice di Gioventù bruciata e Mean Streets, la parabola proletaria del giovane Tony Manero trova ragion d'essere nella sinergia conflittuale tra le brutture della quotidianità di Brooklyn e l'appagamento idilliaco provato sulla pista del 2001 Odyssey – diretto e divertito omaggio al capolavoro di Kubrick. La discoteca è un rifugio sicuro dalla durezza del presente, un bacino d'accoglienza di razza e di genere dove il ballo è l'unico strumento di comunicazione riconosciuto, ed è in questo microcosmo sfavillante che Tony si impone come padrone della scena con i suoi passi di danza, ipnotici riti di seduzione ma soprattutto orgogliosi atti di emancipazione personale.
A fare da contraltare ai pezzi scatenati dei Bee Gees e dei Tavares vi è infatti un ingabbiamento morale da cui Tony non sembra riuscire a divincolarsi. Il disprezzo della famiglia legata ai valori stantii della tradizione italoamericana, l'ostilità degli amici di quartiere alla continua ricerca di conflitti senza ragione apparente e l'amore non corrisposto per la procace Stephanie acquiscono sempre più il disprezzo del protagonista per la periferia di Brooklyn e lo portano a proiettare i suoi sogni di gloria verso Manhattan, paradiso lontanissimo al di là del ponte. Ed è proprio sul ponte di Verrazzano che il destino di Tony trova compimento, nella più classica tradizione del melodramma, con la morte di uno dei suoi compagni: i tempi delle notti spensierate in discoteca sono finiti e l'unica scelta possibile è usare il ballo non come fuga dal presente ma come base per un futuro migliore.
Con le sue esibizioni autocontemplative Tony Manero è un precursore di quel body cinema che dominerà la scena negli anni Ottanta tramite le celebrazioni parossistiche della fisicità maschile nel genere action: la preparazione del protagonista allo specchio prima di uscire di casa e mettersi in scena, con la benedizione dei poster di Bruce Lee e Rocky Balboa sulle pareti, anticipa i rituali di vestizione di pietre miliari degli Eighties come Rambo o American Gigolo e introduce per la prima volta nell'immaginario il concetto di un corpo efficiente e autosufficiente che si attiva in un determinato contesto (la sala da ballo) ed è lontano da qualunque forma di ostacolo alla propria funzionalità, prima fra tutte il sesso; non è affatto casuale che il meno fortunato sequel del film, Staying Alive, verrà diretto proprio da Sylvester Stallone, l'eroe muscolare per antonomasia.
La febbre dal sabato sera è un film che rievoca il passato, anticipa i tempi futuri e continua a influenzare il presente, raro caso di un'opera che trascende i tempi e le mode senza perdere un briciolo della sua carica trascinante e del suo potenziale iconico.
Francesco Cacciatore, cinefiliaritrovata.it, 2/7/2017 – Il Cinema Ritrovato/Cineteca di Bologna

Critica (2):Nel dicembre del 1977, quando La febbre del sabato sera debutta nelle sale americane, il disprezzo crescente verso la nuova musica da ballo, la rapida ascesa del punk e la scia di sangue lasciata nell’estate dello stesso anno dal Figlio di Sam per le strade di New York, allora mecca della disco-music, avevano già ridimensionato notevolmente il folgorante mito della discoteca.
Considerato uno dei film più famosi della storia del cinema, a suo tempo campione di incassi che consacrò definitivamente a star il giovane John Travolta e oggi indiscusso cult intergenerazionale grazie anche alla mitica colonna sonora, disco più venduto di sempre fino a Thriller di Michael Jackson, a quarant'anni di distanza La febbre del sabato sera mantiene inalterato il suo fascino originale.
Il regista John Badham riuscì a sintetizzare in due ore non solo la moda della Disco, ma la filosofia di vita che vi ruotava attorno. L’esile trama che incrocia le tragicomiche vicende del goliardico gruppo di vitelloni italoamericani capeggiati da Tony Manero – commesso di una mesticheria e ineguagliabile re della pista da ballo – si fa espressione di una gioventù povera e sconfitta in fuga da una realtà grama e vacua alla ricerca di un’ideale affermazione personale. Manero è così il modello ingenuo e bambinesco di una generazione disillusa e schiacciata dalle colpe dei padri. Incapace di stare al mondo, vi rinuncia per vivere in una favola di cui è il protagonista, un universo fatato di luci stroboscopiche, belle ragazze, vestiti alla moda e gare per mostrare le proprie capacità fisiche. Un’esistenza effimera e priva di prospettive che passa senza lasciare il segno, una sopravvivenza riassunta da quello Stayin’ Alive dei Bee Gees, motore ritmico del film e inno dello spirito dello “sballo del sabato sera”: una sfida contro se stessi e il mondo non per affermare un ideale, ma per superarne i limiti in cerca di un svago esasperato e forzato. Ribelli senza causa, i personaggi di Badham sfogano le proprie frustrazioni chi in alcol e pasticche, chi nel sesso, chi nel ballo: un disperato bisogno di spensieratezza in risposta alla coeva crisi economica e ai fantasmi della scottante sconfitta nazionale rappresentata dal Vietnam.
La febbre del sabato sera si fa dunque canto del cigno di un’epoca allora in procinto di concludersi: nuovi cambiamenti erano ormai alle porte, l’America sarebbe rinata ancora una volta a avrebbe ripreso presto a ballare sulla sua seduttiva quanto contraddittoria natura.
Lapo Gresleri, cinefiliaritrovata.it, 2/7/2017 – Il Cinema Ritrovato/Cineteca di Bologna

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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