Cavalli
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Regia: | Rho Michele |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal racconto omonimo di Pietro Grossi; sceneggiatura: Francesco Ghiaccio, Michele Rho; fotografia: Andrea Locatelli; musiche: Nicola Tescari; montaggio: Luca Benedetti; scenografia: Paki Meduri; costumi: Francesca Tessari, Susanna Mastroianni; interpreti: Vinicio Marchioni (Alessandro), Michele Alhaique (Pietro), Giulia Michelini (Veronica), Duccio Camerini (Pancia), Luigi Fedele (Alessandro bambino), Francesco Fedele (Pietro bambino), Cesare Apolito (padre), FaustoMaria Sciarappa (farmacista), Marco Iermanò (Antonio), Pippo Delbono (Dario), Andrea Occhipinti (inglese), Antonella Attili (Amanda), Asia Argento (madre); produzione: Gianluca Arcopinto, Marco Ledda, Emanuele Nespeca per Settembrini Film, in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia, 2011; durata: 93’. |
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Trama: | Italia, fine Ottocento. Alessandro e Pietro, due fratelli diversi ma legatissimi tra loro vivono in un paesino degli Appennini. Alla morte della madre, i due ragazzi ricevono in dono due cavalli - Sauro e Baio - che determineranno il destino di entrambi: il primo userà il suo per andare e venire dalla città vivendo esperienze e avventure; l'altro resterà col laborioso intento di mettere su un allevamento. Tuttavia, i due fratelli scopriranno che per realizzare i propri sogni c'è un prezzo molto caro da pagare... |
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Critica (1): | Un'opera prima italiana. La firma Michele Rho, già noto per alcuni documentari. Un' azione quasi fuori dallo spazio, anche se siamo con ogni evidenza in montagna, e quasi fuori dal tempo, anche se dai costumi dei personaggi si potrebbe collocare tutto intorno alla metà dell'Ottocento. (...) Per un verso con un piglio realista nella rappresentazione di cose e persone, per un altro con un respiro che si fa più ampio e quasi lirico quando si avvicina alla natura, boschi, vallate e cime coperte di neve. Si può consentire. Forse qualcosa, specie nei temi più privati, rimane inespresso e qualche dettaglio di contorno risulta un po' superfluo, ma si sente la mano di un autore che in futuro potrà dare di più e non solo opere piuttosto insolite nel panorama del cinema italiano, destinate a restare isolate. Nella parte di Alessandro c'è Vinicio Marchioni già noto sia al cinema, sia in teatro e in TV. Più noti però sono gli interpreti di sfondo che spesso si limitano solo ad apparire, da Asia Argento a Andrea Occhipinti a Pippo Delbono.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo Roma, 21/10/2011 |
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Critica (2): | Per anni non abbiamo fatto altro che lamentarci della disaffezione del pubblico italiano verso il proprio cinema. Oggi che le nostre commedie scalzano spesso negli incassi persino quelle hollywoodiane, dovremmo essere contenti. E invece no. Non lo siamo perché a riempire le sale sono solo le farse di costume o i film sentimentali generazionali; mentre raramente il pubblico premia pellicole che abbiano una qualche ambizione. Fortuna che c'è ancora chi rema controcorrente per proporre film di registi giovani che non cercano di essere giovanilistici.
È il caso di Cavalli, che il milanese Michele Rho (classe 1976) ha realizzato a partire dall'omonimo racconto di Pietro Grossi, pubblicato nella raccolta Pugni da Sellerio. Diplomato in regia alla scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, Rho è rimasto molto colpito dal testo dello scrittore fiorentino (classe '78), che proviene dalla Holden di Baricco: ma la cosa interessante è la seguente. Cavalli si svolge in una imprecisato periodo fine Ottocento in un'imprecisata zona dell'Appennino: un mondo arcaico, governato da imperativi morali, economici e sociali altri da quelli attuali. Quindi l'affinità fra Rho e Grossi non è scattata sulla banale molla di un'identificazione generazionale, bensì sul viatico di sentimenti subliminali, più profondi e autentici.
Protagonisti della storia sono due fratelli che crescono liberi e selvatici nella natura, sia pur tenuti a freno da un padre severo che un giorno, per costringerli alla responsabilità, dona loro due cavalli: che se ne occupino! E così avviene, però saliti metaforicamente in sella a quel baio e a quel sauro, i consanguinei prendono strade diverse. Attratto dall'ignoto e l'avventura, il ribelle Alessandro sparisce di continuo, va e viene; mentre il costruttivo, determinato Pietro lavora come allevatore di cavalli e trova moglie. Se nel racconto il tema portante sembra essere quello della imperscrutabilità delle motivazioni che presiedono alle scelte di vita, nel film assumono valore il paesaggio sconfinato e selvaggio, la visceralità di un rapporto di fratellanza più forte delle differenze e un aspro elemento melodrammatico che rimanda più a Tozzi che a Baricco. Non tutto sullo schermo è perfettamente risolto, nella trasposizione si avverte qualche incertezza narrativa, ma un cinema che esce dal sentiero battuto in cerca di nuove strade va nella direzione giusta.
Alessandra Levantesi, La Stampa, 23/10/2011 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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